Le storie di Job Digital Lab: con Vito Santarcangelo scopriamo il fattore “i” nell’impresa
"... Ragione e sentimento dialogano per valorizzarsi vicendevolmente. L’essere umano è fatto di questo connubio e con la nostra impresa vogliamo dare voce alla complessità che ci descrive. Per noi l’arte, i valori umani ed il territorio sposano la tecnologia".
Vito Santarcangelo, founder di IInformatica, ha raccontato la sua storia lo scorso 27 aprile a Matera durante l’evento Impresa 5.0: quando la trasformazione digitale si fa sostenibile, nell’ambito del programma formativo Job Digital Lab. La formazione che ti mette in gioco.
Con l'aiuto di Nicoletta Vulpetti, appassionata di racconti d'identità, condividiamo la sua storia con tutti. E continuiamo ad arricchire anche la terza edizione del programma formativo, ideato con ING Italia, con le storie delle persone protagoniste di un cambiamento, personale e di comunità.
In famiglia fra i presepi di zia Ida, le creazioni sartoriali di nonna Rosa ed i dipinti di mia sorella Nancy, sono stato sempre circondato dall’arte. Se poi, al liceo scientifico, hai il privilegio di avere un’artista come insegnante, la professoressa Malvaso, allora quel dono ti accompagnerà per tutta la vita.
È così che la passione per il bello è entrata a far parte del mio modo di fare le cose, sia nel lavoro che nella vita privata.
Quando abbiamo costituito la nostra impresa, abbiamo deciso di farlo mettendo insieme un team poliedrico e multidisciplinare (ingegneri, ricercatori, esperti della proprietà intellettuale, informatici, esperti di comunicazione e marketing), che fosse attivo nello sviluppo sperimentale di soluzioni tecnologiche ed editoriali avanzate al servizio delle imprese del territorio.
Non ci bastava dare risposte tecniche ai nostri clienti: volevamo che chi si affidava a noi, potesse innanzitutto visualizzare quello che ancora non c’era, a partire dal concept descrittivo ed estetico dei nuovi prodotti.
La nostra pmi innovativa è una piccola realtà rispetto ai grandi gruppi del mondo IT, ma noi abbiamo dalla nostra la volontà – direi più vocazione – di costruire con l’imprenditore un rapporto di vicinanza ed empatia, per tradurre le sue idee in raffigurazioni visuali, dove il bello diventa la rappresentazione esteriore della bontà progettuale. Ciò è tradotto dai racconti visuali del nostro direttore creativo Antonio, dalle ideazioni emozionali realizzate dal tratto del nostro talentuoso concepteur Alex e dalle illustrazioni e modelli 3D del nostro Gioele.
La logica e l’empatia per noi non sono affatto in contrapposizione: ragione e sentimento dialogano per valorizzarsi vicendevolmente.
L’essere umano è fatto di questo connubio e con la nostra impresa vogliamo dare voce alla complessità che ci descrive. Per noi l’arte, i valori umani ed il territorio sposano la tecnologia. Ne sono esempi Lucanum, Sicanium, Sardum ed il Realverso.
Nel nostro nome la lettera “i” ricorre più volte: rappresenta il settore IT che abbiamo scelto come campo d’azione; il fare insieme, perché la nostra è una bella storia di amicizia, prima ancora che di business; l’amore che abbiamo per il nostro Paese, tanto che ci piace definirci “innamorati dell’Italia”; l’innovazione e l’ingegneria, che vogliamo portare al servizio non solo dell’utile, ma anche del bello.
E più di tutto, vogliamo che il lavoro sia un’esperienza umana significativa: se l’uomo non è felice, come potrà contribuire all’impresa di costruire qualcosa di grande?