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Pensare agile e digitale

Federica Miggiano

Pensare agile e digitale

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Job Digital Lab con ING Italia: Federica Miggiano racconta perché ha scelto "un lavoro che non esisteva"

"Qualche anno fa uno studio citava che nel 2030, l’80% dei lavori che ci saranno, al momento ancora non esistono. È stato così anche per me: io svolgo un mestiere che anche solo 10 anni fa, quando sono uscita dall’università, non era nella forma che ha adesso".

Federica Miggiano, agile coach di ING Italia, ha raccontato la sua avventura professionale nell’evento di Milano.

Con l'aiuto di Nicoletta Vulpetti, appassionata di racconti d'identità, arricchiamo anche la terza edizione del programma formativo, ideato con ING Italia, con le storie delle persone protagoniste di un cambiamento, personale e di comunità.

 

Il pay off di Job Digital Lab recita “La formazione che ti mette in gioco”.

Ecco, nella mia vita c’è stato un momento preciso in cui mi sono messa in gioco.

Me lo ricordo bene.

All’epoca lavoravo in un’azienda multinazionale di telecomunicazioni e ho scoperto cosa fosse un agile coach. Mi ha colpita subito.

Mi sono chiesta se fosse la strada giusta da intraprendere e se valesse la pena lasciarmi alle spalle quello che avevo fatto fino ad allora.

Beh, non proprio lasciare.  Era più un tenerlo nel mio bagaglio, ma decidere comunque di accantonare la parte tecnica e di sviluppo prodotto, per dedicarmi al metodo e ai processi.

Un agile coach, infatti, è un po’ un allenatore di individui, team, organizzazioni nell’applicazione delle metodologie agili, che sono un set infinito di metodi, pratiche e strumenti per aiutare i gruppi a costruire prodotti e servizi di valore con la massima qualità.

È stato così che mi sono trovata a dover decidere che cosa fare del mio futuro.

Tre figure mi sono state di ispirazione.

Primo tra tutti, il mio capo, responsabile diretto.

Poi il mio mentore, un altro agile coach, che mi ha guidato nel nuovo percorso.

E infine, me stessa. Ho preso la palla al balzo e con un po’ di coraggio mi sono detta vai, se è questo che adesso senti tuo, vai e fallo, senza troppo paure rispetto a ciò che può succedere dopo.

C’è stato chi mi diceva di fare attenzione, che il rischio di fallire c’era.

Ma la mia risposta era: posso sempre tornare indietro. Nessuno ci obbliga a proseguire su una strada che non ci piace.

Ora sono passati anni, sono diventata agile coach, è la mia professione: evolvo ogni giorno, imparo ogni giorno e quindi per ora sento che la strada è quella giusta.

Nella mia professione il digitale è fondamentale.

Non solo per gli strumenti, ma soprattutto per l’attitudine al cambiamento che l’evoluzione digitale porta con sé.

Qualche anno fa uno studio citava che nel 2030, l’80% dei lavori che ci saranno, al momento ancora non esistono. È stato così anche per me: io svolgo un mestiere che anche solo 10 anni fa, quando sono uscita dall’università, non era nella forma che ha adesso.

Più che la tecnicalità in sé, dobbiamo sviluppare quello che si definisce “digital mindset”: essere flessibili e malleabili per saper intercettare le opportunità che il futuro offre.

E pure per cambiare direzione, se la strada percorsa non ci soddisfa più.

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