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Con il digitale si abbattano le barriere

Le storie di Job Digital Lab: Giorgio Santamaura

Con il digitale si abbattano le barriere

Con il digitale si abbattano le barriere

Le storie di Job Digital Lab: “servono tre C, un computer, una connessione e la tua curiosità”

Ha curato le prime versioni digitali e interattive delle indagini del commissario Montalbano per l’editore Sellerio, ha gestito e organizzato il lavoro di 45 persone e ha creato una Digital Academy. Poi si è licenziato e si è rimesso in gioco, sempre nel digitale, perché è convinto che per lavorare nel settore servano “solo tre C: un computer, una connessione e la tua curiosità”.

Giorgio Santamaura, coordinatore scientifico di Edgemony, racconta la sua storia il prossimo 20 aprile a Palermo durante l’evento Tecnologie 4.0 e strategie digitali per far crescere la tua impresa, nell’ambito del programma formativo Job Digital Lab. La formazione che ti mette in gioco.

Anticipiamo alcuni passaggi della sua storia con l'aiuto di Nicoletta Vulpetti, appassionata di racconti d'identità. E continuiamo ad arricchire anche la terza edizione del programma formativo Job Digital Lab, ideato con ING Italia, con le storie delle persone protagoniste di un cambiamento, personale e di comunità.

 

Sono un veterano del digitale. Ho iniziato a occuparmene nel 2001, quando qui a Palermo eravamo appena all’inizio. Sono cresciuto un po’ alla volta insieme a IM*MEDIA, la società dove ho lavorato per 17 anni: dalla realizzazione di cd rom interattivi del commissario Montalbano, alla gestione di clienti sempre più importanti fino a diventare Head of Operations.

Per sette anni ho gestito e organizzato il lavoro di 45 persone, partecipando anche ai processi di selezione per le nuove assunzioni.

La prima scintilla è nata lì.

Ai colloqui ci rendevamo conto che spesso mancavano le minime competenze digitali per avviare il lavoro in agenzia. Così abbiamo deciso di trovare noi la soluzione con My Digital Academy: un percorso di formazione per sviluppatori che coinvolgeva anche aziende locali, in modo che una volta formate, le persone fossero subito assunte. È stato un esperimento ben riuscito, che, sebbene isolato, ha saputo comunque indicare una direzione.

Sono stati 17 anni belli, sfidanti, intensi.

Poi ho deciso di licenziarmi.

Ci ho pensato un anno e mezzo. Tutti a dirmi che ero pazzo a lasciare, ma io avevo voglia di crescere, di fare cose diverse.

Non ho mai avuto paura dei cambiamenti: cambiare può solo far bene, ti dà stimoli per migliorare.

Se non cambi, non lo saprai mai.

Non avevo un piano B, però ho sempre avuto fiducia che qualcosa di bello potesse accadere.

Pensavo di concedermi sei mesi di vacanza: viaggio, studio, rallento.

E invece non ho mai smesso di lavorare.

Dalla fatidica mattina dopo, inizia la mia avventura in Edgemony come coordinatore scientifico.

Ci occupiamo di formazione in tre ambiti: digital marketing, product management e sviluppo codice, con una chiara propensione al networking e con l’obiettivo di creare un impatto sul nostro territorio per non fare andare via le persone dalla propria terra.

Il digitale è importante sempre, ma in un’isola lo è 10 volte di più. Circondati dal mare, siamo per nostra natura scollegati: il digitale ci permette di abbattere i confini.

E poi è materia accessibile e inclusiva di per sé: chiunque può iniziare a lavorare.

Servono solo tre C: un computer, una connessione e la tua curiosità.

Però non ci basta essere connessi tramite i bit: con Edgemony vogliamo offrire alle persone esperienze fisiche, non solo online.

È importante per noi conoscerci, far incontrare i diversi attori del territorio organizzando eventi in presenza.

In fondo, noi siamo esseri tridimensionali e abbiamo bisogno di relazioni tridimensionali.

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