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La chirurgia di precisione

finalisti e vincitore

La chirurgia di precisione

La chirurgia di precisione

La ricerca di Clemente Lauretti potenzia l’intelligenza umana e riduce i margini di errore in sala operatoria

Classe 1991, romano, Clemente Lauretti è uno di quei giovani ricercatori che fanno sembrare vicinissimo un futuro in cui la chirurgia sarà più sicura, precisa e umana, proprio grazie all’uso sapiente della tecnologia. A lui ieri è stato consegnato il premio (20.000 euro) della terza edizione del Most Promising Researcher in Robotics and Artificial Intelligence, promosso dalla Fondazione Mondo Digitale ETS con l’Università Campus Bio-Medico di Roma. La premiazione si è svolta in una serata speciale nella Sala Esedra dei Musei Capitolini, condotta dal giornalista Paolo Ottolina. L'evento ha coinvolto tutti e undici i finalisti, che hanno coindiviso brevemente motivazioni personali e lavoro di ricerca.

Nel contesto della RomeCup 2025, la terza edizione del premio Most Promising Researcher in Robotics and Artificial Intelligence ha offerto non solo un riconoscimento all’eccellenza scientifica, ma anche un momento di riflessione collettiva sul valore della ricerca e sul ruolo strategico delle giovani generazioni nel futuro della tecnologia. Paolo Dario, pioniere della robotica italiana e presidente della giuria, ha ricordato con forza che “non siamo condannati a subire gli effetti dell’intelligenza artificiale: siamo noi i protagonisti di questo sviluppo, che deve essere governato dalle persone, non dalle tecnologie”. La qualità dei progetti candidati è per Dario il segno di un sistema educativo solido, in grado di generare professionisti competitivi a livello globale. “Non abbiamo solo riempito le fabbriche, ma abbiamo formato una generazione di eccellenze nella robotica", ha aggiunto. "E questo lo dobbiamo all’Italia, al nostro sistema educativo e ai programmi europei che ci hanno resi protagonisti nella ricerca mondiale. La nostra forza è unire la tecnologia alla conoscenza storica, come insegna il 26esimo canto dell’Inferno: virtute e canoscenza, mai perdere di vista i principi”.

Eugenio Guglielmelli, rettore Campus Bio-medico di Roma, ha sottolineato con orgoglio l’elevato numero di candidature e la sensibilità dei partecipanti. Ha poi lanciato un invito ai giovani ricercatori: “Continuate a rimanere in rete, a condividere esperienze, successi e criticità. È così che si costruisce una vera comunità scientifica”.

“Il lavoro di questi giovani non è isolato, ma si inserisce in una costituenza sociotecnica: un insieme coerente di fattori culturali, sociali e tecnologici che si allineano e si rafforzano reciprocamente", ha spiegato Alfonso Molina, direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale. "Questo premio celebra non solo i talenti individuali, ma anche l’ecosistema che li sostiene e che rende possibile il progresso scientifico”. Il riferimento è alla teoria delle sociotechnical constituencies, sviluppata dallo stesso Molina già negli anni ’90, per descrivere quei processi collettivi di costruzione dell’innovazione in cui persone, tecnologie, istituzioni e visioni del futuro si co-evolvono.

Il vincitore, Clemente Lauretti, ha raccontato la sua scelta di vita: “Spinto dal desiderio di lavorare per il benessere delle persone, ho lasciato il mondo aziendale per dedicarmi alla ricerca. Tornare all’università e vedere la tecnologia trasformarsi in applicazioni concrete è stata la motivazione più grande per continuare”.

Clemente lavora oggi presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, dove guida uno dei progetti più promettenti nel campo della robotica medica. Il suo lavoro si concentra sulla chirurgia spinale robot-assistita, un ambito in cui anche un errore di pochi millimetri può avere conseguenze irreversibili. Per questo ha progettato una piattaforma integrata in grado di combinare controllo cooperativo uomo-macchina, ricostruzione 3D intraoperatoria e intelligenza artificiale per supportare il chirurgo in tempo reale. Non si tratta solo di un esercizio teorico: il sistema è già stato testato su vertebre animali ed è ora in fase di validazione preclinica. Un’innovazione concreta, pronta a entrare in sala operatoria.

Dietro l’ingegnere, però, c’è una mente umile e determinata, che crede nel valore della ricerca applicata e nel dialogo tra saperi. L’obiettivo di Clemente non è sostituire il chirurgo, ma potenziarne le capacità, ridurre il margine d’errore, rendere ogni gesto più sicuro per il paziente.

Il sistema che ha contribuito a ideare rappresenta un passo in avanti fondamentale rispetto ai robot chirurgici oggi in uso. Grazie a un algoritmo di riconoscimento dei tessuti e a un controllo attivo della forza e della coppia di perforazione, il robot può fermarsi prima di danneggiare le strutture delicate e adattarsi dinamicamente al tipo di osso.

Nel 2023 è stato depositato il brevetto per la piattaforma e oggi è in corso la fase di validazione clinica insieme a Masmec e Teleconsys. Clemente è stato coinvolto in numerosi progetti di punta come Bone e Bistoury, che coordinano l’integrazione dell’intelligenza artificiale in ambienti chirurgici reali. La sua attività ha già portato a pubblicazioni di alto impatto, presentazioni a conferenze internazionali e all’ingresso in comitati editoriali di riviste prestigiose.

Clemente non è solo uno scienziato brillante: è anche un innovatore visionario che ha lasciato un lavoro stabile per dedicarsi alla ricerca. “Credo che la mia storia possa essere d’ispirazione: ho scelto di rischiare, perché la ricerca ha la capacità di cambiare davvero la vita delle persone.”

I numeri parlano chiaro: negli ultimi 15 anni, gli interventi spinali sono raddoppiati, mentre i disturbi muscoloscheletrici tra i chirurghi sono aumentati del 27%. Le sue soluzioni possono migliorare l’accuratezza delle procedure, ridurre la fatica fisica dei medici, diminuire i tempi di degenza e rendere la chirurgia più equa e accessibile. 

Ma al di là dei riconoscimenti, quello che Clemente rappresenta è lo spirito di una generazione di innovatori che unisce rigore scientifico e impatto sociale, con una visione della robotica al servizio del bene comune.

In un’epoca in cui si discute del ruolo dell’intelligenza artificiale in medicina, il lavoro di Lauretti offre una risposta chiara: la tecnologia migliore è quella che potenzia l’intelligenza umana, non quella che la rimpiazza.

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