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Il delivery dove prima non c’era

Le storie di Job Digital Lab: Gerardo Catapano

Il delivery dove prima non c’era

Il delivery dove prima non c’era

Le storie di Job Digital Lab: Gerardo Catapano racconta l’app che attiva relazioni

“Il nostro delivery è differente: a fianco del digitale, c’è sempre il rapporto umano. […] il rider è una risorsa chiave: è l’unica persona che entra in contatto con il cliente e che può attivare una relazione”.

Gerardo Catapano, founder e general manager di Consegnam, racconterà la sua storia il prossimo 24 maggio a Napoli durante l’evento “Food 4.0: raccontare la propria identità d’impresa nella piazza digitale”, nell’ambito del programma formativo Job Digital Lab. La formazione che ti mette in gioco.

Anticipiamo alcuni passaggi della sua storia con l'aiuto di Nicoletta Vulpetti, appassionata di racconti d'identità. E continuiamo ad arricchire anche la terza edizione del programma formativo Job Digital Lab, ideato con ING Italia, con le storie delle persone protagoniste di un cambiamento, personale e di comunità.

 

Consegnam nasce da cinque giovani amici, poi diventati soci, per rispondere a una sfida: portare il delivery, dove il delivery non c’era.

Abbiamo iniziato nel 2018 a partire da Nola, in provincia di Napoli.

Di solito qui la pizza te la portavano a casa il figlio, il nipote, il parente del pizzaiolo: non era come nelle grandi città dove avevano già preso piede le grandi piattaforme di consegna a domicilio.

Noi abbiamo voluto iniziare dalla provincia e il primo passo è stato sviluppare una app.

Sono titolare di un’agenzia di comunicazione, sviluppo web ed e-commerce, e quindi è stato immediato cercare di impostare da subito una soluzione digitale.

Così, nel dicembre 2018, abbiamo avviato la app in un’area di circa 20 comuni, tutti collegati a Nola.

Fatta la app, il passo successivo è stato formare i ristoratori al delivery: non solo far conoscere le opportunità, ma proprio accompagnare le singole persone all’uso del digitale.

La crescita è stata costante: di anno in anno abbiamo aggiunto i paesi vesuviani, la provincia di Napoli, per poi passare a Benevento, Avellino, Caserta, Salerno, fino a servire tutta la Campania.

Nel 2019 ci siamo spostati nel basso Lazio e poi è stata la volta della Basilicata con Potenza e Matera.

Abbiamo scelto di digitalizzare tutti i processi: dal software gestionale, per la gestione appunto degli ordini da parte della centrale operativa; alla nostra app utente, su cui è possibile ordinare; alla app con cui il rider riceve le consegne, calcola il percorso più efficiente, con l’attenzione continua da parte nostra di ottimizzare e bilanciare il lavoro in maniera equa.

Così come abbiamo formato il pizzaiolo a utilizzare il delivery, allo stesso modo lo abbiamo fatto con i fattorini, che spesso sono ragazzi universitari alle prime esperienze lavorative, o persone un po’ più grandi che affiancano le consegne all’occupazione principale.

Portare il delivery prima dove non c’era significa anche questo: digitalizzare le persone che partecipano a vario titolo al servizio.

Ora siamo attivi in 20 città e in oltre 700 Comuni.

Ma non ci fermiamo.

Dal 2022 abbiamo avviato un piano di espansione, con un piano media di rilievo, che ci vede presenti su radio e tv nazionali e con una campagna outdoor in tutto il Paese. Al food, abbiamo affiancato anche piccole attività di quartiere, come fiorai, macellai, ferramenta, lavanderie, negozi di elettronica: vogliamo portare in piattaforma tutto quello di cui l’utente può avere bisogno.

L’obiettivo è di coprire, entro la fine dell’anno, 85 città e 1200 comuni: a fine aprile saremo operativi a Roma, Milano, Pescara.

Ci piace affermare che il nostro delivery è differente: a fianco del digitale, c’è sempre il rapporto umano.

Per noi ascoltare i nostri fattorini è importantissimo perché in un servizio di delivery il rider è una risorsa chiave: è l’unica persona che entra in contatto con il cliente e che può attivare una relazione.

Una app, per quanto efficiente, non può.

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