Pathway Companion, l'intervista alla psicologia Giulia Bacchetta
Specializzata in “Psicologia per il benessere” all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Giulia Bacchetta ha scelto di effettuare il suo tirocinio in uno studio privato che si occupa di bambini con bisogni speciali, maturando un approccio che spazia dalla gestione degli aspetti emotivi fino all’uso degli strumenti per l’apprendimento. Oggi, come libera professionista, si prende carico dei ragazzi, occupandosi del loro benessere a scuola e in famiglia anche in qualità di tutor.
Nell’ambito del progetto Pathway Companion, Giulia ha partecipato al focus group del 7 ottobre scorso moderato da Lorenzo Antonucci della Fondazione Don Gnocchi insieme a sei colleghi specializzati in disturbi del neuro sviluppo e in psicopatologia dell’apprendimento. “Sono stata contattata da Lorenzo Antonucci per offrire il mio punto di vista in qualità di tutor DSA. Siamo partiti da domande generali sugli strumenti disponibili e su quanto la scuola li sostenga, parlando poi dei fattori che rendono più efficace il percorso di tutoring, con un focus sulla digitalizzazione”.
In base alla sua esperienza, Giulia riconosce un livello crescente di digitalizzazione della scuola italiana, ma con differenze significative a seconda del loro profilo: “fino a qualche anno fa la scuola privata, ad esempio, era molto più avanti di quella pubblica. Lì la digitalizzazione era completa e il pc era uno strumento universale, molto diffuso già fra gli studenti. In particolare, i ragazzi usavano dispositivi elettronici sia per fare i compiti sia per consultare diario, facendo ricorso al registro elettronico. La LIM era in ogni classe, i materiali in digitale. In ambito pubblico, invece, il livello di digitalizzazione varia molto a seconda della singola scelta da parte della scuola. Possiamo definirlo un approccio ibrido, con la coesistenza di analogico (quaderno, diario…) e digitale”.
Nel corso del focus group è stato affrontato il rapporto tra digitalizzazione in classe e adozione della tecnologia per i bambini con bisogni educativi speciali. Nel suo lavoro quotidiano Giulia rileva la frequente adozione degli strumenti digitali ad esempio nell’uso della sintesi vocale o della calcolatrice, a seconda del bisogno specifico. Ma il carico più pesante è affrontato dai caregiver in ambito familiare, come è stato riferito nel focus group: ad esempio i bambini con difficoltà di lettura necessitano di un adulto che legga per loro, in modo da poter procedere nello studio e nello svolgimento delle attività. Questo non è sempre possibile per mancanza di tempo e risorse da parte dei genitori. Per i disturbi di comprensione, l’adulto deve semplificare e rielaborare i test per renderli fruibili ai ragazzi. Ecco che diventa importante proporre uno strumento che assolva a questi bisogni.
“È ancora lontana la completa integrazione tra facilitazioni a disposizione e singoli bisogni, in ambito familiare non c’è una conoscenza così approfondita degli strumenti”, aggiunge Giulia. “Consideriamo che non tutti possono permettersi un percorso di tutoring adeguato per il tempo extrascolastico dei figli. Pathway sarebbe quindi quel sostegno per sopperire a questa difficoltà. E anche dal punto di vista del tutor, una piattaforma evoluta come Pathway Companion può essere una fonte continua di apprendimento perché gli strumenti possono cambiare nel tempo e occorre dunque un costante aggiornamento professionale”.
Tra chi usa l’intelligenza artificiale come mero motore di ricerca e chi la usa come sostituto del compagno di banco “da cui copiare” il compito, nel focus group è emersa l’esigenza di educare meglio i ragazzi all’uso più critico dell’IA generativa. Tutti ne riconoscono tuttavia l’utilità: “Occorre partire da una reale comprensione su come utilizzare l’IA in maniera efficace. E questo vale anche per noi tutor e per i caregiver in generale. Penso a un uso fondamentale per la nostra epoca contraddistinta spesso da tempi molto concentrati. L’IA diventa un formidabile strumento che aiuta ad arrivare al risultato in maniera più veloce, ma sempre in una logica di integrazione e affiancamento della persona, mai in una sostitutiva. Anche perché a mio avviso l’IA non ha ancora un grado di maturità tale da escludere la fase di controllo finale delle risposte restituite”.
Positiva e interessante l’interazione tra colleghi nell’ambito del focus group: “È stato utile rilevare come cambiano le esigenze dei tutor DSA in base al tipo di scuola frequentata dai ragazzi, al bisogno speciale in oggetto, al livello socio economico della famiglia di provenienza. Parlare, ad esempio, degli strumenti esistenti e di quelli ancora allo studio ha generato un confronto tra professionisti importante per orientarsi e per avere una visione più ampia”, ha concluso Giulia Bacchetta.
A cura di Onelia Onorati, che si occupa dell'ufficio stampa per la Fondazione Mondo Digitale.