Il primo infoday con Afol Metropolitana, a Milano
L’articolo 1 della nostra Costituzione ci ricorda che “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Ma quando il lavoro viene meno, cosa accade? Questa domanda mi ha accompagnata venerdì scorso, 6 dicembre, risvegliandomi con un misto di senso di responsabilità e inadeguatezza. Ci aspettava un compito importante: incontrare i cittadini convocati da Afol Metropolitana, un’azienda speciale a capitale pubblico per la formazione e l’orientamento al lavoro, partecipata dalla Città Metropolitana di Milano e da 71 Comuni, compreso il capoluogo, presso il Centro per l’Impiego di via Strozzi a Milano.
Non si trattava solo di un incontro, ma di un’opportunità per presentarci e raccontare le progettualità gratuite che proponiamo ai cittadini, grazie alla collaborazione con i tanti partner pubblici e privati. Progetti pensati per aiutare le persone a sviluppare competenze fondamentali, digitali sicuramente, ma anche trasversali - le cosiddette life skills - abilità indispensabili per affrontare il mercato del lavoro moderno. Il lavoro non è solo un mezzo per guadagnarsi da vivere; è parte integrante della nostra identità, ci definisce, ci dà uno scopo. Perderlo è come perdere anche un pezzo della propria identità. È un momento in cui si rischia di sentirsi smarriti, privi di un ruolo, senza un senso di appartenenza. Bisogna mobilitare ogni risorsa e ogni energia per ritrovare se stessi e il proprio posto nel mondo. Questo è un altro pezzo importante del nostro lavoro: non solo formare, ma cercare di restituire alle persone fiducia in se stesse e nella propria capacità di ricominciare. È questo che cerchiamo di fare con i nostri formatori e insieme ai nostri partner, attraverso i percorsi come Smile, Villaggio Digitale, Linkedin. Le competenze per ripartire o con Swat e Dig4All.
Con questi pensieri ho varcato l’ingresso del Centro per l’Impiego insieme alle colleghe Miriam e Sofia e alla nostra formatrice Sonia Gentile, psicologa del lavoro, HR Manager, formatrice e career mentor. Un luogo tappezzato da un crocevia di emozioni contrastanti: la fine di un percorso e un senso di incertezza da un lato; la speranza e una possibilità di ricominciare dall’altro. Dopo l’introduzione dei rappresentanti di Afol Metropolitana, è arrivato il nostro turno. Parlare a un pubblico in cerca di risposte, in pochi minuti, del lavoro di quasi venticinque anni della Fondazione Mondo Digitale ETS non era semplice.
Qual è il nostro obiettivo? Che cosa cerchiamo di fare ogni giorno con il nostro lavoro? La risposta era davanti a noi perché, forse, in fondo, la nostra missione è semplice nella sua complessità: cambiare e migliorare la vita delle persone, usando il digitale come strumento di empowerment, ma non fermandoci a questo: il nostro lavoro va anche oltre la tecnologia, tocca le persone, le loro storie, cerca di individuare insieme alle persone i loro bisogni e trovare soluzioni grazie anche e soprattutto alla tecnologia. Ci impegniamo a offrire non solo competenze tecniche, ma ad accompagnare ciascuno nel processo di scoperta o riscoperta di sé e del proprio potenziale.
L’incontro è proseguito, insieme alla nostra formatrice Sonia, con una dimostrazione concreta di ciò che avrebbero trovato nei nostri corsi gratuiti: formazioni guidate da professionisti che non sono solo esperti tecnici, ma anche facilitatori con competenze relazionali e umane. È grazie a loro che le persone non solo imparano, ma si sentono accolte e accompagnate in un viaggio di crescita personale e, soprattutto, professionale.
Questo primo Infoday non è stato solo un momento di informazione, ma un’occasione per costruire un ponte verso il futuro. Per molti, forse, è stato il primo passo verso un nuovo percorso, fatto di competenze e speranza. Per noi, è stata la conferma che lavorare per e con le persone è il più grande motore di cambiamento. Da dove (ri)cominciare, quindi? Dall’ascolto: noi, ascoltando i bisogni e le necessità delle persone per costruire percorsi che le soddisfino e che siano veramente utili ai cittadini; i nostri – futuri – "beneficiari", invece, ascoltando e poi cogliendo le opportunità intorno a sé. Ogni percorso, ogni competenza acquisita, ogni passo avanti fatto insieme rappresentano una possibilità in più di ricominciare. Perché il lavoro è molto più di un diritto: è dignità, speranza, futuro.
A cura di Elisabetta Gramatica, project officer