Settimana delle Stem: la storia di Delfina Malandrino dell’Università di Salerno
Apriamo la seconda Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (4-11 febbraio) con la storia di Delfina Malandrino, professoressa associata del Dipartimento di Informatica dell'Università di Salerno, che da sei anni anima con passione il progetto Coding Girls nel suo ateneo [vedi la notizia La settimana delle discipline Stem].
Come è nata la sua passione per l’informatica?
Il mio percorso nel campo dell’Informatica non è nato da una passione spontanea, ma è stato influenzato dalle persone a me più care. Durante la delicata fase della scelta della scuola superiore, seguii le orme di mio fratello optando per un indirizzo che includeva, seppur non in modo approfondito, lo studio dell'informatica. Al termine di quel percorso, fu mio padre a suggerirmi di iscrivermi al corso di Laurea in Informatica a Salerno. In parte perché mio fratello già la frequentava - sì, continuavo a seguire la sua strada - ma soprattutto perché papà aveva già intuito qualcosa. Le sue parole risuonano ancora nella mia mente: “Quello è il futuro, non perdere questa occasione”. E aveva ragione.
Quali sfide ha affrontato come donna oltre 25 anni fa?
Nessuna sfida in particolare, sapevo di avere un unico compito, quello di studiare, e infatti mi sono dedicata agli studi con passione e determinazione, spinta dal desiderio di entrare subito nel mondo del lavoro. Mi immaginavo già in una grande società di consulenza informatica, con l'ambizione di diventare una manager di successo. La vita però mi ha riservato una sorpresa: subito dopo la laurea mi è stato chiesto di intraprendere un dottorato di ricerca, che mi ha poi portato verso una carriera accademica.
Ha sempre saputo che voleva restare al Sud o ci sono stati momenti in cui ha considerato la possibilità di trasferirsi?
Ho sempre voluto stare qui. Mi sono laureata qui, all'Università degli Studi di Salerno, ho poi compiuto qui il mio percorso di dottorato, e successivamente ho vinto i concorsi che mi hanno portato a ricoprire ruoli di ricercatore e docente in questo stesso ateneo. Questa università è stata per me una sorta di seconda casa, un campus meraviglioso che mi ha offerto numerosi servizi e svariate opportunità di crescita e realizzazione professionale. Sono profondamente legata a questo luogo che mi ha accompagnato in tutte le fasi della mia carriera accademica.
Quali fattori l'hanno spinta a rimanere e contribuire allo sviluppo del territorio?
Sicuramente l'ambiente di lavoro è stato fondamentale per me. Sono davvero fortunata ad avere un team con cui lavoro meravigliosamente; non si tratta di semplici colleghi, sono diventati per me una vera famiglia. Quando lavori bene e crei un gruppo affiatato con cui condividi le stesse motivazioni e passioni, allora forse il posto in cui ti trovi è davvero il posto giusto.
Inoltre, il mio profondo legame con il territorio mi spinge a lavorare nella direzione di valorizzarlo e farlo crescere. Per questo ho stretto rapporti con numerose aziende ICT locali. Con alcune cerchiamo di portare avanti progetti scientifici, mentre con altre collaboriamo su iniziative strategiche, come il programma Coding Girls, per aiutare le studentesse a trovare lavoro presso le giovani e dinamiche realtà imprenditoriali del nostro territorio.
Quali sono i momenti più significativi della sua carriera accademica? C'è un progetto o una ricerca a cui è particolarmente legata?
Il momento più significativo è stato quando ho maturato la consapevolezza di possedere le competenze necessarie per assumere maggiori responsabilità e iniziare a 'crescere'. Organizzare i miei corsi, guidare i miei studenti e i miei tesisti, creare un gruppo affiatato e con tanta voglia di mettersi in gioco e sperimentare, è stata la più grande soddisfazione di questo lavoro. Realizzare di avere le capacità per accompagnare e supportare la crescita di altre persone, e poi crescere insieme a loro, è stato senza dubbio il momento più importante del mio percorso accademico.
Per conto del Dipartimento di Informatica dell'Università di Salerno ho l'onore di seguire Coding Girls da sei anni, progetto che mi è particolarmente caro, perché credo fermamente nei principi promossi dalle ragazze della Fondazione Mondo Digitale. Solo grazie a modelli positivi e a role model femminili, in cui le giovani possono riconoscersi, è possibile superare gli stereotipi che, ancora oggi, indirizzano le ragazze verso percorsi umanistici piuttosto che verso gli studi Stem, settori che nell'economia moderna offrono enormi opportunità di crescita professionale. La passione che mi guida mi spinge a migliorare ogni anno l'organizzazione delle attività, ampliando la partecipazione a quante più scuole possibile, coinvolgendo numerose studentesse come tutor, formatrici e role model, e cercando di attrarre il sostegno di enti, istituzioni e imprese. L'obiettivo finale è preparare le nuove generazioni alle Stem, aiutarle a orientarsi nelle carriere del futuro e offrire loro l'opportunità di conoscere e incontrare role model provenienti dal mondo accademico, aziendale e istituzionale. In questo modo, le ragazze possono trarre ispirazione dalle loro storie, scoprire nuovi ambiti professionali e accedere a un'ampia gamma di opportunità per lo sviluppo tecnologico e la crescita economica.
Ha avuto dei modelli femminili a cui si è ispirata nel suo percorso professionale? E oggi sente di essere diventata un modello per le giovani studentesse?
Si, ho avuto un modello ben preciso. Il suo nome è Filomena De Santis, Mena per gli amici. Una docente del Dipartimento di Informatica, in pensione. Con lei sostenni il mio primo esame. Ancora ricordo le sue lezioni, e persino l’esame con lei sostenuto. Mena si distingueva per la sua precisione, professionalità ed esigenza, ma allo stesso tempo per la sua straordinaria umanità. Nel tempo il nostro rapporto è cambiato, ed è evoluto da docente-studente a colleghe e poi amiche. Ed è in questa fase che ho realizzato quanto Mena rappresentasse l’ideale di docente stimata e amata, dai propri studenti e non solo. Proprio due giorni fa una studentessa che non si è laureata con me, è passata a salutarmi, e a portarmi un piccolo pensierino di laurea, un cuore con su scritto “Ama e Sorridi”. Non mi ha detto nulla, soltanto: “Prof per quello che lei è e per quello che rappresenta…”.
Ha avuto esperienze o storie di successo di studenti o studentesse che si sono laureati presso l’università e che oggi lavorano in aziende di spicco o hanno avviato startup innovative?
Una fra tante, quella a me più vicina, perché una cara amica, è la storia di Alessandra Sala. Alessandra si è laureata in Informatica qui a Salerno, conseguendo qui anche il dottorato. Si è poi trasferita all’estero, prima all’Università della California a Santa Barbara e poi al Bell Labs. È attualmente direttrice del dipartimento di AI e Data Science presso Shutterstock e presidente di Women in AI, un'organizzazione internazionale non profit che lavora per un'IA inclusiva di genere e a vantaggio della società globale, Alessandra guida questa associazione per supportare le donne e le minoranze etniche a partecipare attivamente allo sviluppo dell’AI.