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La scuola del noi

I docenti della scuola del noi

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La scuola del noi

Oltre 120 docenti hanno risposto alla call e stanno lavorando in squadra

Stiamo coinvolgendo gli insegnanti in un importante progetto di didattica innovativa, valorizzando il loro ruolo di agenti del cambiamento pedagogico e sociale. Intendiamo creare percorsi didattici che facciano leva sull’uso di soluzioni digitali per trasformare l’apprendimento delle discipline in un’esperienza coinvolgente e trasformativa, in grado di sollecitare conoscenze, competenze e valori centrali nel modello di Educazione per la vita.

"Alla call lanciata a settembre [vedi la notizia Avviso per i docenti] hanno risposto oltre centoventi insegnanti con entusiasmo e volontà di trasformare insieme la scuola. Sono stati costituiti 28 gruppi nazionali di insegnanti provenienti dagli istituti di istruzione primaria e secondaria di tutte le regioni italiane e dai centri di istruzioni per adulti. Abbiamo esplorato insieme nuove strade per la formazione a distanza e per mantenere forte il legame con gli studenti usando strumenti digitali", racconta la ricercatrice Ilaria Gaudiello che per la Fondazione Mondo Digitale coordina i lavori della rete dei docenti.

"Alcuni hanno intrapreso questo percorso a ottobre, altri si sono incontrati più di recente per dare inizio alla fase ideativa. I frutti di questo lavoro di squadra sono gli avvincenti percorsi didattici che si stano perfezionando in questi giorni e che diventeranno utili risorse didattiche accessibili a tutti".

Ma chi sono i docenti della "scuola del noi"? È momento di condividere con tutti volti e storie. Da oggi inauguriamo una nuova rubrica settimanale dedicata a "i-docenti", gli insegnanti dell'inclusione, che lavorano ogni giorno per non lasciare nessuno indietro.

Oggi conosciamo Maria Chiara Esposito, docente di lingua inglese e specializzata in studi di sociolinguistica dell’interazione attraverso i media, con un breve video e un'intervista curata da Ilaria Gaudiello.

 

 

L'INTERVISTA

Maria Chiara, il tuo percorso professionale e formativo testimonia un notevole impegno nell’aggiornamento continuo di conoscenze e competenze. In che modo il digitale ti supporta in questo?

Non vedo il digitale come un supporto ma piuttosto come uno strumento di lavoro del quale non si può fare a meno, soprattutto se si insegna una materia viva come la lingua, mutevole per definizione. Gli insegnanti devono stare al passo con i tempi non solo per colmare il digital divide che si crea con le nuove generazioni di alunni, ma soprattutto per aggiornare il proprio bagaglio linguistico e culturale. La globalizzazione ci ha permesso di entrare in contatto con un ventaglio di strumenti sempre più ampio: dobbiamo essere capaci di selezionarlo e produrre attività didattiche che sviluppino le competenze necessarie agli alunni per diventare cittadini del domani e che, al contempo, permettano loro di orientarsi nel melting pot di informazioni a cui siamo quotidianamente esposti.

Quali sono gli aspetti della lingua inglese che ami di più insegnare?

La mia è una materia facile da insegnare: la lingua è vita, cultura, interazione. Mi piace rendere la mia lezione interessante e stimolare gli alunni a riflettere sulla lingua. Spesso mi distacco dal libro di testo e sottopongo loro video trovati sul web o home page di siti stranieri. Ho visto troppi alunni amotivati verso lo studio della lingua perché non trovano un vero e proprio scopo nell’immediato. Essendo io appassionata di media, capita che durante le lezioni mi soffermi sulla variazione linguistica. Se prima questa veniva segnalata soprattutto a livello diatopico, secondo una prospettiva geografica, oggi assistiamo ad una vera rivoluzione.  Con i ragazzi analizziamo le pratiche di translanguaging: al biennio vediamo ogni settimana BBC 1 minute news per allenarli all’ascolto di materiale non didattizzato, mentre al triennio studiamo le pratiche linguistiche dei parlanti della politica e della società antica (attraverso i classici contenuti del programma di letteratura) e contemporanea (attraverso canzoni e media), soffermandoci sulle parole, spesso segnale di realtà sociopolitiche o ineguaglianze linguistiche e di potere. Ultimamente abbiamo analizzato, ad esempio, la comunicazione durante le elezioni americane attraverso Twitter e il materiale informativo prodotto nei paesi di lingua inglese per l’emergenza Covid-19.

Per la rete dei docenti stai portando avanti un percorso didattico che usa il formato delle rubriche giornalistiche per incoraggiare gli alunni a discutere sui temi cruciali dell’agenda 2030. Una vera e propria grammatica della sostenibilità a portata di tutti. Vuoi darci qualche anticipazione a proposito di questo percorso?

L’obiettivo è quello di staccarci dal mero contenuto grammaticale, già molto presente a scuola e poco coinvolgente, per concentrarci su uno dei problemi degli alunni italiani: lo speaking.  La stessa metodologia linguistica si è infatti evoluta negli anni: persino i libri di testo ora riportano solo accenni grammaticali per dare più spazio alla sfera comunicativa. Gli studenti del nostro paese sono tra i peggiori d’Europa per l’uso delle lingue, e questo è dato dalla quantità di grammatica che i ragazzi apprendono, dalla paura di sbagliare le regole, da un eccessivo ipercorrettivismo che penalizza la messa in pratica della lingua per ciò che davvero è, ossia uno strumento di comunicazione. Per questo motivo, vogliamo dare coraggio ai nostri alunni, preparando insieme presentazioni interattive e attività di gamification per rafforzare il vocabolario, usando applicazioni digitali di registrazione e di editing per poi lasciarli liberi di affrontare l’argomento come meglio desiderano. L’approccio che abbiamo scelto è quello del Learn by doing: capire gli obiettivi dell’agenda 2030, ampliare le loro conoscenze, cercare notizie di attualità inerenti agli argomenti svolti senza incappare in fake news, e produrre un breve reportage. Oltre al consolidamento delle skills previste dai programmi ministeriali studieranno la variazione linguistica in uso a seconda dei mezzi di comunicazione usati.

Come vedi il futuro della rete dei docenti?

La rete dei docenti è fondamentale per scambiare idee e buone pratiche. Mi auguro che il progetto continuerà negli anni permettendo a docenti motivati e competenti di collaborare.

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