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I cobot e la robotica democratica

I cobot e la robotica democratica

I cobot e la robotica democratica

I cobot e la robotica democratica

Alca firma il Manifesto per un'azione collettiva su intelligenza artificiale e robotica

Nel 2021 Alessio Carignola ha fondato Alca Technologies Srl, una startup innovativa con sede a Fiscaglia (Migliaro) nel Ferrarese, che fa dell’automazione industriale diffusa la sua mission. L’incontro con la Fondazione Mondo Digitale è arrivato qualche settimana fa, quando l’Associazione Italiana di Automazione Meccatronica (Aldam) di cui Alca fa parte, ha firmato il Manifesto per un’azione collettiva su intelligenza artificiale e robotica

Alca oggi ha due anime: Alca Technologies, che produce robot chiavi in mano, e Alca Integration, che offre il supporto del software. Si tratta di realtà che collaborano molto con il territorio, in particolare con il CFP Cesta di Copparo, il centro di formazione dal quale spesso provengono i collaboratori più giovani dell’azienda. Poi c’è il rapporto privilegiato con l’Università di Ferrara: “rapporti possibili in una provincia come Ferrara, dove è facile stringere legami e collaborazioni nel territorio per una crescita reciproca”, spiega. Tra le collaborazioni figurano anche tre dei sette competence center del MISE (le strutture specializzate che offrono alle aziende supporto e competenze per affrontare le sfide della trasformazione digitale, partecipate dal Ministero dello Sviluppo Economico e dai privati).

"Nel momento in cui è stato presentato, il Manifesto mi è subito sembrato come uno strumento con il quale avviare una riflessione collettiva importante sull’evoluzione delle nuove tecnologie, un’azione necessaria e dovuta per scongiurare la direzione intrapresa già in passato da altre innovazioni, per consentire alle persone di guidare il cambiamento, non di subirlo”, ha commentato Alessio Carignola.

Com’è nata la sua impresa?
A settembre 2021, quando il periodo più duro della pandemia poteva dirsi concluso, ho deciso di portare avanti un’idea maturata da diversi anni, dopo una carriera in alcune multinazionali dell’automazione. Nel 2018 avevo collaborato al lancio della startup di Universal Robots in Italia. È stato il brand che di fatto ha sviluppato i cobot, i robot collaborativi [robot antropomorfi progettati per rispettare criteri di sicurezza, flessibilità e compattezza e studiati per lavorare a stretto contatto con l’operatore anche senza barriere protettive all’intorno]. Nonostante la diffidenza da parte dell’industria italiana, si tratta della robotica democratica per eccellenza, che ha inventato le applicazioni più disparate dalle pmi fino alle scuole. 

Si può affermare che il cobot realmente facilita la diffusione dell’automazione in un tessuto imprenditoriale come quello italiano?
Sì, perché i robot collaborativi consentono anche alle imprese più piccole di avvalersi di quei processi di automazione che sono fondamentali per rimanere competitivi. Oggi anche le major che un tempo guardavano con diffidenza ai cobot ne sono state conquistate, lo dimostra il successo di iniziative come la BIMU, proprio in questi giorni. Queste macchine hanno permesso il testing di strumenti sempre più sofisticati, fino ad implementare l’AI, sono vere e proprie palestre per allenarci all’arrivo dell’intelligenza artificiale. 

Come si può spiegare l’accelerazione data dall’AI all’automazione?
Per fare un paragone semplice: il robot è come un bambino bendato al quale diamo una vite da usare, ha bisogno dell’uso della vista, altrimenti non sa dove metterla. Viceversa, il robot dotato di AI è come l’adulto che, bendato, sa comunque usare una vite su un pezzo di legno, anche a occhi chiusi. Oggi un robot dotato di AI, anche senza una telecamera, sa come effettuare un controllo in affidabilità e sicurezza.    

Pensando alla collettività, ci sono delle reali opportunità della robotica collaborativa per le persone?
Possiamo considerare diversi livelli di analisi, rispetto ai vantaggi per la collettività. Innanzitutto, pensiamo ai vantaggi che la robotica collaborativa genera per un tessuto imprenditoriale di piccole e medie imprese. Poi, pensiamo alla riqualificazione professionale e all’arricchimento umano che a mio avviso l’impiego dei cobot garantisce. Tanti operai specializzati i cui mestieri sono purtroppo contraddistinti da obsolescenza e ripetitività oggi sono chiamati a interagire in modo nuovo con le macchine. Non sono da poco sul mercato del lavoro e non hanno competenze di programmazione, ma possono ugualmente rapportarsi al cambiamento, aggiornarsi in maniera veloce, facendo un lavoro anche più sicuro e stimolante. Magari sono persone molto preparate sul lato tecnico che la robotica aiuta a maturare anche competenze diverse. E quindi ecco che la robotica collaborativa ci aiuta a ricollocare queste professionalità. Oggi ci sono tante difficoltà a trovare giovani qualificati, lo sappiamo, ma in questo modo valorizzare anche chi è da più tempo sul mercato del lavoro è più facile. Una società come la mia ha impiegato già 15 persone in tre anni e tante altre potranno farlo. Il mio collega che si occupa del settore commerciale ha 62 anni, altri collaboratori sono poco sopra i 20 anni. Insomma si realizza una reale intergenerazionalità. Pensiamo poi al lato della sicurezza e della salute: in molti casi queste macchine sollevano i lavoratori dalle esalazioni nocive o da pesi gravosi. Questo è un aspetto molto importante per il benessere delle persone.

Perché ha deciso di firmare il Manifesto per un'azione collettiva su intelligenza artificiale e robotica?
Ho pensato subito che realtà come la mia possano dare un contributo molto importante, perché di natura tecnica, al dibattito generale sul progresso tecnologico. Mi piacerebbe essere parte di una riflessione che possa contrastare certe derive. Pensiamo a Internet, alla rivoluzione che ha portato con sé quando è nato. Pensiamo a quanto sia cambiato nel tempo, a quanto le ricerche in rete oggi siano fortemente influenzate dallo spam, dalla profilazione, dai cookies e dallo storico delle query. Oggi questo rende i motori di ricerca incapaci di trovare in fretta la risposta giusta alle domande che poniamo. Questo perché nello sviluppo di Internet è mancata una cultura. Se penso all’AI, mi piacerebbe ad esempio che non facesse sparire intere professionalità importanti.. ma questo è possibile solo il suo sviluppo viene guidato. Mi auguro che il Manifesto sia sulle scrivanie dei grandi decisori del Paese. Nelle bacheche dell’azienda ha già un posto di tutto riguardo!

Quale tra le azioni proposte dal manifesto le sembra più vicina alla mission della sua azienda?
Sicuramente ritengo fondamentale il principio di accesso equo. La componente dell’integration è una parte importante dell’impegno alla responsabilità sociale che abbiamo deciso di adottare. È aderente alla nostra mission, noi crediamo che gli strumenti di crescita e miglioramento non debbano essere solo in mano a chi se li può permettere! Per questo lavoriamo e lavoreremo per portare l’automazione in settori dove adesso è impensabile.

L'intervista è a cura di Onelia Onorati, che si occupa dell'ufficio stampa per la Fondazione Mondo Digitale.

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