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Coding Girls a Palermo

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Un’alleanza educativa per la trasformazione digitale

Con l’hackathon di oggi, martedì 8 aprile, si chiude a Palermo l’edizione di quest’anno di Coding Girls, il programma che promuove la partecipazione attiva delle ragazze nei percorsi scientifici e tecnologici. Ma più che una conclusione, è un’apertura. Perché da questa tappa nasce qualcosa di più grande: una comunità che cresce, un’alleanza educativa che si rafforza, una nuova sede operativa che prenderà forma all’interno dell’Università degli Studi di Palermo.

L’Università di Palermo ha scelto di affiancarci in modo straordinario”, racconta Cecilia Stajano, responsabile delle comunità. “Sono 47 le formatrici e i formatori volontari, studenti e studentesse dell’Ateneo, che hanno dedicato il loro tempo e le loro competenze per accompagnare oltre 100 studenti delle scuole in un percorso immersivo nel mondo della programmazione, della creatività digitale e dell’innovazione”. Un impegno totalmente gratuito, parte della terza missione universitaria, che dimostra come la conoscenza possa davvero diventare leva di trasformazione sociale.

“La formazione mi appassiona perché credo sia fondamentale includere il maggior numero possibile di punti di vista, arricchendo così la conoscenza e favorendo l’innovazione”, racconta Gabriele Sano, studente di Fisica. 

Le scuole coinvolte, guidate con entusiasmo dai docenti, hanno accolto i formatori nelle classi trasformandole in laboratori attivi, dove i linguaggi del digitale diventano strumenti per risolvere problemi, esprimere creatività, collaborare.

“Mi affascina il fatto che tutto il mondo che ci circonda è governato dalla chimica. Coding Girls è stato il mezzo per realizzare il progetto ‘Metaverso della Chimica’ e avvicinare le ragazze alla scienza in modo giocoso”, rivela Irene Meli, maturità classica e ora studentessa di Chimica.

Il percorso, durato diverse settimane, si conclude con l’hackathon dell’8 aprile: una sfida a squadre dove studenti e studentesse mettono alla prova le competenze acquisite, ma soprattutto la capacità di lavorare insieme, proporre soluzioni, immaginare nuovi scenari. A guidarli saranno ancora i giovani formatori e le giovani formatrici dell’università.

 “La tecnologia è utile e indispensabile per riuscire a capire meglio quello che normalmente si può solo intuire con l’occhio della mente”, spiega Mario Fontana, studente di Ingegneria.

Il valore di questa esperienza è duplice: per chi forma e per chi è formato. I giovani tutor scoprono quanto è potente condividere ciò che sanno, mentre gli studenti delle scuole si riconoscono in chi è poco più avanti di loro, ma ha già scelto di mettersi in gioco per costruire il futuro.

“Fin da piccola ho sempre avuto una curiosità insaziabile. Questo desiderio di trovare risposte mi ha portato a esplorare sempre di più il mondo. La mia passione per la fisica nasce da qui”, confessa Ada Garzo, 20 anni, studentessa di Fisica.

L’hackathon di Palermo non è solo una tappa del tour nazionale, ma un segno tangibile di ciò che accade quando università, scuole e organizzazioni si mettono in ascolto reciproco, agiscono in sinergia e credono nella possibilità di costruire alleanze educative capaci di incidere. Anche se è difficile. E chiudiamo con la storia di coraggio di Costanza, 25 anni, studentessa di Fisica.

"La scienza in generale mi ha sempre affascinato in un modo che nessun'altra materia ha mai fatto. La fisica ci permette di capire appieno il mondo in cui viviamo. Purtroppo non tutti riescono a cogliere la magia di questa materia a scuola e molti finiscono per odiarla e vederla solo come un ostacolo. Quando andavo a scuola e decisi di studiare Fisica all'università, lo comunicai subito al mio professore di fisica, che mi rispose: "Ma sei sicura? Vedi che è difficile". Ma davvero la difficoltà di qualcosa può impedirci di viverne la sua immensa bellezza?"

 

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