Daniele Vigo, 25 anni, racconta come è diventato un maker
Il rumore di un taglio laser, l’odore del legno inciso, gli occhi sgranati dei bambini che provano per la prima volta l’ebbrezza di realizzare un oggetto fino a quel momento solo pensato: questo il vortice di stimoli dai quali il “maker” Daniele Vigo viene investito ogni volta che anima i suoi laboratori nel Fab Lab della Palestra dell’Innovazione della Fondazione Mondo Digitale, prima da formatore e ora anche da coordinatore. Daniele, 25 anni, è un volto storico della Fondazione da quando era sedicenne, ancora iscritto al tecnico Michelangelo Buonarroti di Frascati: grazie al progetto Giardino didattico, sviluppato per la sua scuola, Daniele ha scoperto la realtà della fabbricazione digitale in un corso nel fab lab di via del Quadraro. In queste ultime settimane è stato impegnato a organizzare la presenza della Fondazione alla Maker Faire 2023 presso la Fiera di Roma insieme ai colleghi, che da oggi, 20 ottobre, fino a domenica 22 sono pronti ad accogliere il pubblico allo stand G5 del padiglione 8 [vedi la notizia Innovatori come noi]. E non è certo la prima edizione della Maker Faire che lo vede protagonista!
“Alla Maker Faire ho presentato in team con i maker e i formatori della FMD diversi progetti: con la designer Lavinia Franceschini nel 2017 abbiamo mostrato i suoi anelli modellati con Rhinoceros e stampati in 3D con la resina, poi il Light Text - Polygonal nel 2018 (un pannello smart luminoso in plexiglass che illustra le opere d’arte ai non vedenti), il PuzzLab nel 2019 (uno spazio ludico per imparare la programmazione e la lingua italiana con un puzzle che può essere assemblato infinite volte con tasselli esagonali tagliati con il laser cut), gli Holomakers nel 2019 (percorsi di avvicinamento degli studenti allo studio delle materie Stem, con la creazione di opere d’arte attraverso ologrammi e immagini virtuali).
Daniele, tra un esame di Ingegneria meccanica e l’altro, ha firmato tanti progetti con la Fondazione: nella prima fase dell'emergenza sanitaria legata al Covid, per esempio, ha messo a punto una visiera protettiva particolarmente leggera e confortevole, con un tutorial per condividere con altri maker la sua soluzione, che ha ottimizzato i tempi di realizzazione e i materiali usati e l’ha donata ai Comuni di Frascati e Anzio e all’associazione di volontariato SOS Angeli del Soccorso [vedi le notizie Maratona di solidarietà e Visiere protettive].
Per il progetto Smart & Heart Rome ha curato gli allestimenti delle sei Palestre dell’Innovazione (più altre quattro satellite già realizzate) che sono i centri di formazione permanente pensati per sostenere l’alfabetizzazione intergenerazionale per le comunità locali, contrastare la povertà educativa e compattare i territori. “Sono luoghi in cui studentesse e studenti, ma anche famiglie, over 65 e docenti hanno potuto sperimentare attività diverse tra percorsi di orientamento, corsi di formazione e aggiornamento, progetti di innovazione sociale e rinnovamento urbano in spazi come Activity Space, Coding Lab, FabLab, Game Lab, Immersive Lab, Media Art Lab, Robotic Center, Video e Sound Lab”.
C’era anche lui quando l’11 ottobre scorso bambini e genitori hanno prototipato piccoli oggetti da loro progettati in 3D nella Palestra dell’Innovazione di Corviale, insieme a “nonni” del territorio che guidati da ragazzi e ragazze della scuola hanno scoperto applicazioni dello smartphone utili per la vita quotidiana [vedi la notizia Nuova Palestra dell'Innovazione a Corviale]. Nel 2023 ha curato insieme a Davide Belli ed Emanuele Coletta l'allestimento degli spazi delle gare della RomeCup e gestito le competizioni.
Una delle sfide più recenti è stata quella del metaverso: “Dopo gli incontri a Binario F a Roma nei quali in collaborazione con Engineering e Meta abbiamo mostrato a diversi interlocutori le possibilità della realtà aumentata in sessioni esperienziali e di brainstorming, ho seguito l’allestimento del corner dedicato al metaverso nella sede della Fondazione, presso Città Educativa”.
Come sempre, l’elemento distintivo dell’esperienza è l’impatto sulle storie delle persone, la loro risposta: “I bambini che si trovano per la prima volta in un contesto di fabbricazione digitale vengono socializzati al mondo dei maker e ne rimangono in genere estasiati. I ragazzi più grandi pensano già a come tradurre queste nuove scoperte in competenze abilitanti per il loro futuro, con la prospettiva di scelte curricolari concrete. I docenti si lasciano coinvolgere con grande piacere, si sentono trascinati dalla facilità con cui realizzano oggetti ai quali altrimenti farebbero fatica a dare concretezza. Pensiamo alla possibilità di stampare fossili in 3D che invece i ragazzi vedrebbero solo da una semplice illustrazione, oppure rendere tangibili modelli di cellule per comprenderle al meglio sotto ogni aspetto”.
Come risponde alle perplessità o alla resistenza verso il mondo della fabbricazione digitale? “Alcuni obiettano che realizzare con questa facilità i manufatti mette a rischio la voglia di fare e incentiva una sorta di pigrizia soprattutto nei bambini, ma la tecnologia è un supporto all’apprendimento come lo è il dizionario, non sostituisce certo l’impegno della persona a progettare e rielaborare le proprie idee. Riscontro qualche diffidenza più che altro nelle persone più adulte. Chi ha sempre visto privilegiare la manualità, l’artigianalità, pensa che la velocità di realizzazione e la semplificazione nei processi possano essere nemiche della qualità finale. Ma dietro la prototipazione rapida c’è l’ottimizzazione, la progettazione, il risparmio in termini di materiali di scarto e di consumi”, conclude Daniele. “Fab lab non è solo fabbricazione. È comunità, networking, incontro tra persone dedite a realizzare progetti sul piano fisico partendo dal digitale, che scambiano idee e poi si ritrovano alla Maker Faire a condividere i frutti del proprio lavoro”.
L’intervista a Daniele Vigo è a cura di Onelia Onorati.