Verso la RomeCup 2025: l'intervista a Domenico Appendino, presidente Siri
In occasione del cinquantesimo anniversario di Siri - Associazione italiana di robotica e automazione, il presidente Domenico Appendino ha scritto il libro SIRI 1975-2025: Storia della robotica italiana e di SIRI dalle origini a oggi. L’opera nasce dall’esigenza del consiglio di Siri di celebrare questa ricorrenza con un contributo culturale significativo. Quest’anno, con il patrocinio di Siri, la RomeCup rappresenta un'ulteriore occasione per riflettere sul passato, il presente e il futuro della robotica in Italia, mettendo in luce il ruolo strategico di questa disciplina nell’innovazione tecnologica e nella formazione delle nuove generazioni.
RomeCup 2025 esplora il connubio tra intelligenza artificiale e umana per il benessere olistico. Quale ruolo possono giocare la robotica e l’automazione in questo contesto, sia a livello industriale che in ambiti più vicini alla vita quotidiana, come la sanità o l’agricoltura?
In questi ultimi anni la velocità nell’innovazione è cresciuta in modo incredibilmente veloce rendendo possibili sviluppi delle tecnologie fino a poco fa impensabili. Si pensi all’aumento della capacità di calcolo, all’utilizzo di hardware sempre più performante e miniaturizzato, allo sviluppo di software come l’intelligenza artificiale che sta veramente stravolgendo il modo di realizzare e utilizzare i computer, alla possibilità di avere una comunicazione uomo macchina che diventa sempre più simile a quella tra esseri umani.
Tutto questo è entrato in modo integrato nell’automazione e nella robotica consentendo a queste tecnologie di giocare un ruolo sempre più importante e pervasivo nella società. Infatti da un lato la comunicazione uomo macchina sta diventando sempre più facile e immediata per cui le applicazioni sono più semplici da gestire e programmare, dall’altro le prestazioni dei robot aumentano più velocemente essendo dotati di sensori sempre più prestanti e controlli sempre più potenti che, con l’utilizzo crescente dell’intelligenza artificiale, li rendono più “intelligenti” e “autonomi”. Anche la sicurezza è aumentata e il robot, se collaborativo e inserito in un’automazione specifica per questo scopo, può lavorare vicino all’uomo senza il pericolo di fargli del male. Così i robot trovano nuove applicazioni prima non possibili per motivi o di complessità o di sicurezza e li vediamo ora lavorare non solo nell’industria, ma sempre di più nell’agricoltura, negli ospedali e nella vita quotidiana. Le note necessità durante la recente pandemia sono state un’ulteriore spinta alla crescita in questo senso. La storica distinzione tra robot industriali e robot di servizio si sta poco per volta assottigliando e penso sia destinata ad annullarsi. Inoltre anche i costi dei robot si sono ridotti e previsioni a medio termine portano a pensare che la tendenza continui. In questo quadro si parla sempre più di “democratizzazione della robotica”: oltre ai costi, l'approccio alle conoscenze e alle tecnologie nel campo dell'automazione diventa più ampio e accessibile a un vasto pubblico. Diventa sempre più reale l’idea di abbattere le barriere per consentire a una gamma più ampia di individui e organizzazioni di beneficiare delle potenzialità della robotica per aiutare sempre di più l’uomo non solo nel suo lavoro ma anche nella sua vita quotidiana. La missione originale del robot di alleviare l’uomo sostituendolo nei lavori pericolosi, faticosi e ripetitivi, si sta quindi molto ampliando e si può veramente iniziare a leggere la robotica e l’automazione di oggi come un fattore molto importante per il benessere olistico.
Cosa ritiene che le nuove generazioni possano portare al mondo della robotica, e quale ruolo può giocare la RomeCup nell'avvicinare i più giovani alle nuove tecnologie?
Le nuove generazioni sono “nate digitali” e quindi molto più pronte di quelle precedenti a un cambiamento di linguaggio nella tecnologia. L’industria 3.0 era stata quella della meccatronica, cioè dell’incontro della meccanica e dell’elettronica in una fase di grande cambiamento grazie allo sviluppo dei semiconduttori. Essa è stata responsabile nella seconda parte del secolo scorso della nascita e dello sviluppo della robotica che potremmo ora chiamare “tradizionale”. All’inizio del terzo millennio internet e tutto il mondo delle comunicazioni hanno consentito la connessione tra macchine, robot e sistemi che hanno portato a soluzioni integrate nelle aziende e fuori delle aziende, appunto l’industria 4.0. Come già ricordato, oggi siamo di nuovo in un momento di grandi cambiamenti che molti etichettano come industria 5.0 caratterizzata oggi e penso sarà anche nel futuro, dall’essere pilotata dall’intelligenza artificiale. Il principale motore di questo sviluppo è un software molto avanzato e sicuramente i giovani, più vicini a questo linguaggio, ne saranno più protagonisti. Condivido fortemente il contenuto del “Manifesto per un’azione collettiva su intelligenza artificiale e robotica” della Fondazione mondo Digitale che vede il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale e la sua convergenza con la robotica per lo sviluppo delle macchine e sistemi intelligenti centrati sulla persona come “un’opportunità storica e nello stesso tempo una sfida senza precedenti, con un impatto sociale ancora imprevedibile” e credo che RomeCup sia fin dal suo inizio un evento assolutamente centrato per il tema dell’avvicinamento dei giovani a queste tecnologie. Vorrei anche ricordare che tutti i valori e gli obiettivi presentati nel manifesto sono perfettamente in linea con la missione di Siri, che ho l’onore di presiedere temporaneamente.
Quali sono le principali sfide che vede per l'industria della robotica e dell'automazione nei prossimi anni?
È sempre difficile fare previsioni per il futuro ma personalmente penso che nella robotica l’intelligenza artificiale porterà a tre principali sfide peraltro già iniziate:
- sviluppo di sensori più performanti e potenti che renderanno i robot sempre più indipendenti e in grado di affrontare nuove applicazioni
- sviluppo di sistemi di apprendimento automatico che minimizzeranno il tempo di programmazione
- sviluppo della comunicazione uomo robot che sostituirà una programmazione già ridotta, arrivando a ridurla al cogliere le istruzioni dalla voce dell’uomo.
Il successo in queste sfide ci condurrà a robot sempre più “sensibili” e “intelligenti” con un grado di indipendenza sempre più elevato. E da questi sviluppi credo nasca la più grande e vera sfida dell’uomo nella robotica e nell’automazione del futuro: saremo capaci di gestire l’impetuosa avanzata delle tecnologie mantenendo la nostra umanità se e solo se, indipendentemente dall’architettura e delle prestazioni dei “super robot” che avremo prodotto, li progetteremo e costruiremo in modo tale che siano macchine operanti con un’autonomia limitata da quanto espresso nelle leggi di Asimov, in modo che siano comunque e sempre utensili dell’uomo, concepiti per operare al suo servizio.
Si parla di un divario tra il mondo della formazione e quello del lavoro. Come possiamo incentivare una maggiore sinergia tra università, imprese e istituzioni per preparare al meglio i giovani alle sfide dell’industria 4.0?
In uno sviluppo tecnologico che evolve così velocemente uno sfasamento tra mondo della formazione e quello del lavoro credo sia inevitabile. Oltretutto non bisogna dimenticare che è necessaria anche la formazione dei formatori. In questo mondo caratterizzato da un cambiamento continuo e veloce la formazione sempre di più dovrà accompagnare o meglio essere parte integrante e costante del lavoro di tutti. Concordo che università, imprese e istituzioni debbano sicuramente aumentare la loro sinergia per facilitare questo processo e fornire tutte le competenze necessarie o almeno disponibili. Mi risulta però che purtroppo talvolta del nostro paese questa sinergia sia ancora da creare ma credo fortemente che, oltre a questo, sia anche necessario che innanzitutto università, imprese e istituzioni facciano al meglio ciascuna la sua parte.
L’università dovrebbe concentrarsi non tanto in una segmentazione di indirizzi e specializzazioni, quanto nel formare gli studenti alla logica e al metodo. Questo significa insegnare a imparare, una cosa importantissima specialmente in un periodo di forti cambiamenti. Fortunatamente questa è una caratteristica storica del sistema scolastico italiano che va potenziata e penso sia il motivo della sua differenza da quella degli altri paesi che accolgono con offerte generose migliaia di nostri laureati ogni anno. Penso che questa caratteristica sia uno dei motivi principali per cui da varie ricerche risulta che il 40% delle università italiane rientra tra le migliori 1.000 su oltre 20.000 nel mondo.
Le imprese con più chiarezza dovrebbero percepire gli scambi scuola-lavoro, che in Italia hanno una storia forse troppo recente, come un’importante opportunità votata a colmare un divario che non è utile a nessuno, completando oggi la formazione trasversale di giovani che in un prossimo futuro saranno necessariamente parte delle imprese.
Le istituzioni dovrebbero fornire aiuti importanti per incentivare la formazione post scolastica con la chiara consapevolezza che il loro compito non cessa con il titolo scolastico con cui si inizia la vita lavorativa ma che deve continuare anche dopo.
In che modo l’IA e l'automazione possono diventare strumenti per rendere il lavoro dei giovani più stimolante e inclusivo, invece di essere percepiti come una minaccia per l’occupazione?
L’automazione e la robotica hanno già dimostrato che la loro crescita non è una minaccia per il lavoro. Importanti studi mostrano che nei paesi dove la curva della popolazione dei robot cresce, diminuisce quella della disoccupazione e che i paesi con tasso di disoccupazione più basso sono quelli con densità di robot più alta. Questi sono dati statistici reali non discutibili, non opinioni o supposte tendenze di mercato. È infatti vero che i robot "uccidono" un numero consistente di posti di lavoro, ma è altrettanto vero che creano un numero molto più elevato di altri, più qualificati e più retribuiti. Così, come già accennato, robotica e automazione hanno eliminato una buona parte di lavori dannosi, insalubri, pericolosi o anche solo ripetitivi o noiosi per l’uomo contribuendo notevolmente alla sua salute e al suo benessere. Questo è quanto si è verificato nel mondo dei “colletti blu” dagli anni ’60 con la nascita della robotica e si continua a verificare anche oggi. Naturalmente questi nuovi lavori richiedono competenze più elevate e quindi più formazione e di qui la sua importanza si rivela con grande chiarezza. L’intelligenza artificiale invece opera e opererà prevalentemente nel mondo dei “colletti bianchi” e certamente anch’essa sta eliminando ed eliminerà in questo mondo molti posti di lavoro ma ne sta già creando e potenziando altri, credo proprio come è successo nella robotica. Non abbiamo ancora dati tali da provare questa mia convinzione e speranza, ma se anche in questo settore l’uomo utilizzerà i nuovi sviluppi dell’intelligenza artificiale come opportunità per il miglioramento della sua vita, l’intelligenza artificiale sarà una grande possibilità professionale soprattutto per i giovani che avranno nuovi incredibili strumenti di lavoro in tutti i settori che, se usati bene e in modo intelligente, potenzieranno la loro attività intellettiva e la loro creatività.
Intervista di Alberta Testa, social media manager