Coding Girls in Mozambico: le studentesse di Cabo Delgado incontrano Eleonora Criscione, data analyst di Olivetti
Alla base delle discipline Stem ci sono i dati, che rappresentano non solo una risorsa fondamentale, ma anche una vera e propria chiave di lettura per comprendere il mondo che ci circonda; sono il punto di partenza per esplorare, analizzare e modellare fenomeni complessi. Che si tratti di scienza, tecnologia, ingegneria o matematica, i dati sono essenziali per sviluppare soluzioni innovative, risolvere problemi e affrontare le sfide del futuro. La "bellezza" dei dati sta proprio nella loro capacità di raccontare storie nascoste: ogni dato, se analizzato correttamente, ha il potenziale di rivelare qualcosa di nuovo, di inaspettato, e di innescare anche un cambiamento.
È stato proprio questo fascino per i dati e “il desiderio di comprendere come funzionano le cose” a spingere Eleonora Criscione, oggi Data Analyst presso Olivetti, a intraprendere la carriera che l’ha portata a scoprire e valorizzare la "bellezza" nascosta nei numeri. E proprio questa bellezza, giovedì 28 novembre, Eleonora ha raccontato a venti studentesse della provincia di Cabo Delgado, nell’ambito di un incontro online di role modeling del progetto Coding Girls in Mozambico. Una preziosa occasione di ispirazione per giovani donne, desiderose di esplorare il mondo delle Stem e di costruire il proprio futuro nel mondo della tecnologia. L’incontro si è aperto con un’attività di ice-breaking che ha creato un’atmosfera accogliente e inclusiva: Eleonora ha incoraggiato le partecipanti a condividere la propria storia, le proprie idee e aspirazioni. Tra i diversi contributi, spiccano quelli di Isabel, che nonostante un passato familiare difficile, è riuscita a ottenere una borsa di studio con grande determinazione; e Luisa, esempio di forza e ambizione, che ha deciso di seguire il corso di coding per apprendere il più possibile e trasmettere in futuro la sua conoscenza ad altre giovani donne, soprattutto a chi ha meno opportunità.
È stata poi la volta di Eleonora, che ha condiviso la sua esperienza personale e professionale, soffermandosi sulle difficoltà che ha affrontato e sull’importanza della resilienza, soprattutto in un settore tradizionalmente dominato dagli uomini. Ha raccontato di come le sue passioni l'abbiano guidata nel suo percorso, facendole scoprire la "bellezza" dei dati, che l’hanno portata a transitare dagli studi classici alla facoltà di ingegneria.
Un momento centrale dell'incontro è stato dedicato a una spiegazione approfondita delle discipline Stem, a partire dall’acronimo e approfondendo il loro impatto concreto sulla società. Con esempi pratici, Eleonora ha illustrato alle studentesse come queste competenze possano trasformare in modo radicale la nostra vita quotidiana, influenzando settori cruciali come l'assistenza sanitaria, la sostenibilità ambientale e tanti altri. Infine, una riflessione sulle Smart Cities, le “città intelligenti” che utilizzano i dati per diventare più sostenibili ed efficienti: Eleonora ha spiegato come l’analisi dei dati consenta di migliorare la gestione dei trasporti, ridurre il consumo energetico, garantire maggiore sicurezza. “Come pensate che la tecnologia possa rendere smart le città del Mozambico?”, ha chiesto Eleonora. Tantissime le idee delle giovani studentesse, che sperano che la tecnologia possa essere presto alla portata di tutti anche in Mozambico, per migliorare il sistema sanitario, i trasporti e l’educazione, anche attraverso l’uso dei dati.
Come ci hanno condiviso le studentesse, l’incontro ha rappresentato molto più di una semplice lezione sulle Stem: è stato un invito a credere nel proprio potenziale, a vedere i dati non solo come numeri, ma come strumenti per generare un cambiamento della società nel suo complesso. Viviamo in una "cultura dei dati" in cui la loro comprensione e il loro uso non sono limitati alle discipline tecnico-scientifiche, ma si estendono a ogni campo del sapere, promuovendo un approccio più consapevole e informato in ogni settore, dalle scienze sociali, all’arte, alle discipline umanistiche.
Giorgia Lupi, coautrice di Dear Data, scrive nel suo testo che “i dati possono anche umanizzare la tecnologia e avvicinarci alla realtà in modi nuovi, trasformandola in una narrazione coinvolgente”. Ecco, speriamo proprio che la storia personale e professionale di Eleonora abbia ispirato le giovani studentesse di Capo Delgado a scrivere la propria, anche attraverso i dati.
A cura di Elisabetta Gramatica, project officer