Fattore J, l'esperienza degli studenti nelle comunità di Progetto Itaca
Lavorare fianco a fianco con persone che di solito fanno fatica a partecipare attivamente alla società, superando lo stigma della malattia, è stata una delle scommesse vinte di Fattore J. Le attività di volontariato nelle associazioni hanno avuto un impatto straordinario sugli studenti coinvolti. E scoprire le storie di chi ha fatto della propria vita un impegno contro la malattia e a favore della ricerca ha rappresentato un’esperienza unica per gli studenti, un’immersione nelle vite degli altri per una presa di coscienza forte.
Una delle realtà più coinvolte in questa missione, accanto ai promotori di Fattore J, è stata la Fondazione Progetto Itaca che ha aperto con grande disponibilità e spirito di collaborazione le porte dei propri “club” di Napoli e Roma. La collaborazione con Progetto Itaca con noi di Fondazione Mondo Digitale e con Johnson & Johnson Innovative Medicine è storica, ma nel 2024 questa realtà è diventata ente patrocinatore di Fattore J e ha messo a disposizione le proprie sedi per i Percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento degli studenti (Pcto). Stiamo parlando dell’iniziativa Club Itaca, struttura diurna non sanitaria gestita con la formula del circolo, in cui i soci-utenti (giovani e adulti tra 20 e 45 anni affetti da gravi patologie psichiatriche) lavorano insieme ai volontari tutti i giorni. Le attività sono finalizzate al recupero di un ritmo di vita ordinario e della sicurezza in sé stessi; vengono sostenute le capacità sociali e abilità specifiche per accrescere l’autonomia della persona. Se i giovani utenti sono pronti, vengono aiutati a confrontarsi con il mondo esterno anche grazie a un lavoro vero e proprio. Il servizio offerto segue il modello “Clubhouse International”: tra le attività proposte ci sono i laboratori di comunicazione sociale, di Risto-bar, di Orticoltura Urbana e Gardening.
Per la sede romana, l’esperienza ha coinvolto 10 studenti dell'istituto superiore San Benedetto di Latina che lo scorso aprile hanno partecipato alle attività culinarie, di giardinaggio e di pulizia in particolare, dimostrando grande spirito di adattamento, senso di empatia e reale voglia di dialogare con i soci. Un giovane, Matteo, ci ha detto che avrebbe voluto continuare l’esperienza perché ha assaporato quello che la vita di una comunità così speciale può significare in termini di rapporti umani e di legami. “Non è così scontato pensare che la normalità dell'interazione dipenda tanto dalla vicinanza, dalla presenza", commenta Cristina Raho, direttrice del Progetto Itaca Roma. "La distanza fisica, ormai parte integrante della nostra quotidianità, si è gradualmente trasformata anche in distanza sociale. Questo nuovo paradigma ha avuto un impatto profondo sul lavoro di recovery e riabilitazione che conduciamo al Club Itaca con i soci e le socie che hanno vissuto o vivono situazioni di disagio psichico. Osservare, quindi, un gruppo così complesso, con le sue diversità di genere, età, esperienze e stigma, cooperare insieme ci è apparso ancora più straordinario: in una manciata di minuti, giovani studenti e studentesse romani in visita al Club sono riusciti a abbattere le distanze e a superare paure e stereotipi. Insieme con i soci e le socie, creano una piccola comunità che collabora senza disagio, ma con una delicata normalità a cui vorremmo abituarci”.
Anche a Napoli, dove l’esperienza ha coinvolto quattro studenti dell’istituto superiore Francesco Saverio Nitti nel mese di maggio 2024, è stato forte l’impatto sui partecipanti, che hanno imparato dai soci Itaca come rafforzare la propria autostima anche in situazione di difficoltà e in condizioni di fragilità. Diversi giovani hanno manifestato la voglia di continuare il rapporto con Itaca per impegnarsi nell’organizzazione come volontari anche in futuro.
L’esperienza ha portato a una forte apertura al mondo esterno per l’organizzazione, come spiegano Marco Licenziati di Progetto Itaca di Napoli e Gennaro Reder, direttore del Club Itaca Napoli. “Avevamo iniziato a collaborare nell’ambito del progetto Fattore J con eventi di sensibilizzazione per gli studenti, pensati per combatterne lo stigma della malattia mentale e sostenere l’importanza della prevenzione. In questi primi incontri ci premeva ribadire che le patologie psichiatriche sono reali e richiedono, per la loro guarigione, un intervento da parte di professionisti e medici adeguatamente formati”.
Poi l’anno scorso l’attività di volontariato dei ragazzi nel Club Itaca di Napoli, che come raccontano Licenziati e Reder “è uno spazio dedicato a ragazzi e adulti che soffrono di disagi mentali, che qui possono dedicarsi a tante attività e in alcuni casi prepararsi a un inserimento lavorativo vero e proprio nella realtà esterna”.
La partecipazione degli studenti è avvenuta in totale armonia con la routine del club: “Alla mattina, verso le 10, partecipavano alla riunione organizzativa dove venivano distribuite le mansioni della giornata, dall’amministrazione fino ai lavori manuali, come le pulizie e la cura dell’orto. Alcuni hanno cucinato, altri hanno affiancato i nostri soci che lavorano la terra... poi c’era il momento del pranzo collettivo che chiudeva la mattinata trascorsa insieme”.
Nessuna difficoltà relazionale tra studenti e soci: "C’era un clima perfetto… ci ha stupito che tra studenti e associati non ci sia stata alcuna frizione, non c’è stata freddezza, né imbarazzo. È proprio quello a cui puntiamo: che i pazienti vengano visti come persone e non come soggetti di cui avere paura. Ci piacerebbe riavere con noi gli studenti!” Il risultato davvero importante secondo Marco e Gennaro è proprio questo piccolo “seme di interesse” piantato nel cuore dei ragazzi. Per la prima volta l’obiettivo di una partecipazione reale alla vita esterna, con un’amicizia seppure embrionale tra le persone, è sembrato realizzabile, una dimensione di normalità ben al di là delle aspettative.
A cura di Onelia Onorati, ufficio stampa della Fondazione Mondo Digitale