L'esperienza dell'istituto comprensivo Dalla Chiesa di Roma
Nel laboratorio Cittadinanza digitale e creatività, realizzato alla scuola primaria dell’istituto comprensivo Carlo Alberto Dalla Chiesa di Roma, il contrasto al cyberbullismo si è trasformato in un esercizio collettivo di immaginazione e consapevolezza. L’attività è parte dei percorsi finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza ("Nuove competenze e nuovi linguaggi", decreto 65/2023) che sono in corso fino al prossimo 10 aprile e coinvolgono anche la scuola dell’infanzia e la secondaria di primo grado.
I bambini della primaria hanno già completato il loro percorso il 13 marzo scorso, lavorando alla realizzazione di un racconto per immagini di episodi di cyberbullismo da loro ideati. Ogni storia è stata pensata, rappresentata e fotografata in gruppo, con esiti sorprendenti in termini di empatia e intelligenza emotiva. Un titolo su tutti, coniato dai bambini, racchiude lo spirito del percorso: S.T.O.P., ossia “Stai lontano | Trova un adulto con cui confidarti | Ottimi siti, gli altri lasciali perdere | Pensa e rifletti quando sei online”.
A raccontarci l’esperienza è la nostra formatrice Giorgia Spigarelli, intervistata da Onelia Onorati. Originaria della zona intorno al lago di Como ma a Roma da tanti anni, Giorgia è laureata in sociologia e al titolo ha unito altri interessi e declinazioni: fotografa professionista, ha conseguito un master in accoglienza per i rifugiati e ha un diploma di mediatore culturale. “Da vent’anni cerco di fondere queste diverse anime della mia formazione e ci sono riuscita attraverso il lavoro con le scuole, dove porto laboratori sull’inclusione, sulla sicurezza e sul rispetto online”.
Con gli alunni di terza, quarta e quinta elementare è stato facile intraprendere un percorso sul tema del cyberbullismo: “sanno tutti che cosa sia un’offesa sul digitale e sono stati in grado di esprimere associazioni mentali grazie al mezzo fotografico. Dopo la discussione iniziale, i bambini hanno ideato diverse storie legate alla violenza online. I docenti hanno partecipato, collaborato, sostenuto i racconti e la realizzazione delle fotografie. In una fase successiva, dopo aver appreso alcune tecniche fotografiche di base, i bambini, suddivisi in gruppi, hanno creato dei fotoracconti, tutti molto diversi l’uno dall’altro”, racconta Giorgia.
Perché la scelta di usare le immagini? “La fotografia è una forma di scrittura che usa la luce ma è molto immediata, coglie bene anche i dettagli, le sfumature. Un elemento interessante è stato quello della formazione, i bambini si sono sentiti importanti perché hanno maneggiato strumenti sofisticati come macchine fotografiche reflex professionali, hanno potuto provare una tecnologia e sviluppare un’abilità”.
Molto verosimili e varie le storie rappresentate: “c’è chi ha parlato di alunni nuovi che cambiano scuola e trovano un ambiente ostile, chi ha immaginato un bambino non udente vittima di scherno sui social. I bambini hanno inventato anche una storia con al centro una docente vittima di cyberbullismo, e questo dimostra una sensibilità molto forte. Sono idee frutto di racconti ascoltati dagli adulti o dai fratelli maggiori, rielaborati e arricchiti da un lavoro armonioso fatto in gruppo. I titoli scelti sono molto accattivanti, come “Il pericolo corre online” oppure “Il bullismo diventa bellismo”, “Una rete di prese in giro”. Tutti i finali delle storie sono positivi, si dà sempre soluzione ai problemi presentati, spesso vengono tirati in ballo gli adulti. Ogni storia è stata inscenata senza ritrarre in volto i bambini, usando delle maschere”.
L’idea che si può trarre da questi lavori è che i bambini della primaria hanno familiarità con i dispositivi elettronici. “Sono proiettati nel mondo virtuale, hanno spesso dei dispositivi tutti per sé, ma sanno bene che quello che avviene online è reale. Molti di loro conoscono la storia de Il ragazzo dai pantaloni rosa, ma è importante essere molto più capillari nell’informarli dei rischi che si corrono online”.
La fotografia dei genitori è forse meno fosca che in passato: “Se alcuni adulti lasciano i propri figli in balia della rete senza alcun controllo, la maggior parte sembra attenta a limitare l’accesso a internet, programmando un tempo massimo di connessione. Ma manca il controllo sulle piattaforme di giochi online. Spesso i genitori non sono davvero consapevoli che attraverso i videogame i bambini possono essere avvicinati da persone al di fuori della cerchia dei conoscenti, né che volano vere e proprie offese”, conclude Giorgia.
L’attività si inserisce nel quadro della politica educativa integrata della Fondazione Mondo Digitale per il benessere digitale di giovani, scuole e famiglie. Come indicato nel documento Politiche contro bullismo e cyberbullismo, la Fondazione promuove un approccio partecipato e multidimensionale, che punta su educazione affettiva, cittadinanza digitale e coinvolgimento della comunità educante. L’obiettivo è trasformare le scuole in ambienti sicuri e inclusivi, dove l’apprendimento della tecnologia si accompagna alla costruzione di relazioni sane e responsabili.
Nei disegni dei bambini ci sono molto eroine al femminile, dotate di simpatici superpoteri.