Nuove frontiere delle tecnologie: la competenza chiave è “imparare a imparare”
Per il secondo anno consecutivo l'Istituto italiano di tecnologia ha concesso il patrocinio alla RomeCup. Per comprendere le motivazioni alla base di questa scelta, la nostra Alberta Testa ha intervistato Alessandra Sciutti, ricercatrice Tenure Track e responsabile dell’unità Contact – Architetture cognitive per tecnologie collaborative. La sua ricerca si concentra sui meccanismi sensoriali e motori alla base dell’interazione umana, con l’obiettivo di progettare robot capaci di comunicare in modo naturale con gli esseri umani.
Punto di partenza dell'intervista è il tema centrale della 18ª edizione della RomeCup: “Intelligenza umana e artificiale per il benessere olistico”.
Cosa si aspetta da questa edizione della RomeCup?
“Trovo che il tema scelto per questa edizione sia molto interessante perché mette in evidenza l'importanza della collaborazione tra diverse forme di intelligenza. L'unione tra le capacità dell'intelligenza artificiale e le competenze della cognizione umana, ancora oggi molto diverse tra loro, rappresenta una chiave fondamentale per raggiungere un obiettivo comune: il benessere. Questo tema rispecchia perfettamente la missione del nostro Istituto, che si propone di sviluppare tecnologie in grado di migliorare la qualità della vita delle persone. L'Istituto italiano di tecnologia ha tra i suoi obiettivi portare avanti la ricerca di base e sviluppare tecnologie che possano realmente aiutare le persone, e questo è evidente in tutti i pilastri della nostra ricerca.
La produzione di IIT a oggi vanta più di 20.000 pubblicazioni, oltre 800 progetti competitivi attivi e oltre 60 progetti ERC, più di 1.300 titoli di brevetti attivi, oltre 900 contratti di collaborazioni commerciali siglati, 37 startup costituite e più di 50 in fase di lancio.
L'intelligenza artificiale è uno strumento potente che può supportarci in questa direzione, con svariate applicazioni. Nel mio ambito, ad esempio, ci occupiamo dello sviluppo di robot sempre più capaci di comprendere e interagire con noi. Dalla robotica collaborativa in ambito industriale, alla robotica riabilitativa e assistiva, le applicazioni sono numerose e possono offrire un concreto supporto alle persone. Ma le potenzialità dell'intelligenza artificiale si estendono ben oltre la robotica: dalla medicina personalizzata alla creazione di nuovi materiali con proprietà innovative per il benessere ambientale e sociale. Credo che sia fondamentale esplorare tutte le opportunità offerte dalla tecnologia, mantenendo però sempre alta l’attenzione sulle sfide e sui possibili rischi. Uno degli aspetti che trovo più significativi di RomeCup è la sua capacità di avvicinare le nuove generazioni alla scienza e alla tecnologia. È essenziale che le persone possano conoscere e comprendere le reali potenzialità di questi strumenti, in modo da utilizzarli consapevolmente e sfruttarli per migliorare la loro vita quotidiana”.
Nel processo di innovazione e avanzamento tecnologico, che porta le macchine a interagire in modo sempre più naturale con gli esseri umani, quali sono le principali sfide e opportunità?
“L’idea di interagire naturalmente con una macchina è un sogno che coltiviamo da tempo. Significa passare da una tecnologia che richiede di essere controllata passo dopo passo a una tecnologia che diventa un vero collaboratore, capace di alleggerire il carico cognitivo dell’utente. Questo cambiamento è fondamentale perché riduce la barriera di accesso alla tecnologia, rendendola più intuitiva e adattabile alle esigenze di ciascuno. Una tecnologia accessibile significa anche inclusione: una persona anziana, un bambino o qualcuno con disabilità potrebbe beneficiarne enormemente. Le potenzialità sono enormi, ma le sfide non sono da meno. Un aspetto critico è il linguaggio: oggi l'intelligenza artificiale può comunicare in modo sorprendentemente fluido, ma dietro questa capacità non c'è un'intelligenza umana, bensì un diverso tipo di elaborazione basata su modelli statistici e di apprendimento automatico. Questo può generare fraintendimenti: se attribuiamo alla macchina una comprensione che in realtà non possiede, rischiamo di prendere decisioni basate su un'illusione di intelligenza. Le macchine non possiedono esperienza o consapevolezza, e questo è un limite importante da considerare. Lavoriamo per rendere l'intelligenza artificiale più trasparente e per sviluppare macchine che possano comprendere meglio il contesto in cui operano, ma c'è ancora molto da fare”.
Quale potrebbe essere il prossimo grande passo nel rapporto tra uomo e macchina?
“Credo che assisteremo a un’accelerazione nell’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle nostre attività quotidiane. Sempre più persone potranno sperimentare direttamente queste tecnologie, con un impatto significativo in diversi settori. Uno degli aspetti più discussi riguarda l'influenza dell'intelligenza artificiale sulla creatività umana, come nella produzione artistica e musicale, e le implicazioni che questo avrà sul copyright e sul valore della creatività umana. L’obiettivo a lungo termine è sviluppare tecnologie che non solo facilitino le nostre attività, ma che lo facciano in modo etico e consapevole, garantendo un equilibrio tra progresso tecnologico e benessere sociale. È una sfida complessa, ma anche una grande opportunità per il futuro”.
Oggi i giovani si trovano spesso spaesati, faticano a comprendere quali competenze saranno davvero determinanti per il loro futuro. L’evoluzione tecnologica sta ridefinendo il confine tra le capacità unicamente umane e quelle automatizzabili. La vera domanda che un ragazzo o una ragazza si pone è: di quale bagaglio di competenze ho assolutamente bisogno per muovermi in questo contesto? Come posso affrontare il cambiamento senza esserne sopraffatto?
“La risposta, per quanto possa sembrare semplice, è che la competenza più importante è imparare a imparare. Non avere paura di affrontare qualcosa di nuovo. Personalmente, la mia esperienza al liceo classico mi ha insegnato proprio questo: la capacità di affrontare un problema complesso, accettare la sfida e sviluppare un metodo di apprendimento continuo. Non è tanto il fatto di acquisire oggi una competenza tecnica specifica, che potrebbe diventare obsoleta, quanto piuttosto allenare la mente ad adattarsi, a comprendere e a rimettersi in gioco. Oltre a questo, un’altra abilità fondamentale è saper approfondire senza perdere la visione d’insieme. Essere esperti in un settore è importante, ma è altrettanto essenziale mantenere la curiosità verso ciò che accade intorno. Durante il mio dottorato, pur occupandomi di robotica, ho avuto modo di seguire corsi di neuroscienze e nanotecnologie. All’inizio sembravano mondi distanti, ma col tempo mi sono resa conto che certe domande fondamentali sono trasversali a molte discipline. Questo tipo di approccio mi è stato prezioso, perché il confronto con prospettive diverse porta spesso a soluzioni inaspettate. Per questo motivo, non credo esista una “materia” più importante di altre. Quello che davvero fa la differenza è la mentalità con cui si affronta il sapere. È una capacità che non si acquisisce immediatamente, né dà risultati immediati nel mondo del lavoro, ma è proprio per questo che dovrebbe essere coltivata sin dall’infanzia, fin dalle scuole elementari”.
Un messaggio per i ragazzi e le ragazze che parteciperanno alle competizioni di robotica e ai contest creativi?
“Sporcatevi le mani, sperimentate, mettetevi alla prova. Viviamo in un’epoca in cui l’informazione arriva da ogni direzione, spesso distorta o influenzata da entusiasmi e pregiudizi. Non c’è miglior antidoto della pratica. Provare, testare con mano, capire cosa c’è davvero dietro un algoritmo o un sistema robotico permette di superare paure infondate e di comprendere le reali sfide di questi settori. E, soprattutto, dimostra che la tecnologia non è un mondo chiuso: le competenze femminili sono sempre più presenti e necessarie. Entrare in questi ambienti, anche da giovani, significa contribuire al cambiamento e costruire una nuova normalità”.