Alessandra Scamardella dell'Istituto comprensivo Melissa Bassi a Tor Bella Monaca
Pensare che usare uno smartphone vuol dire essere già di per sé partecipi delle opportunità legate al digitale è come guardare il dito e non la luna: le infrastrutture siano un mezzo e non il fine! Parola di Alessandra Scamardella, dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo Melissa Bassi di Tor Bella Monaca, scuola che ha aderito al progetto Smart & Heart Rome.
Siamo nella seconda annualità del programma per il Melissa Bassi che, dopo l’apertura e l’avvio delle attività della Palestra dell’Innovazione, si prepara ad aprirsi al territorio con l’accompagnamento alla sostenibilità. Prossimo passo, dunque, fare leva sulla Palestra dell’innovazione per garantire anche alle famiglie a al territorio l’accesso a nuove forme di conoscenza.
Le parole chiave del progetto Smart&Heart Rome sono “formazione permanente dei cittadini, a tutte le età”, “innovazione curricolare”, “orientamento e preparazione dei giovani alle grandi sfide del nostro tempo”, “sostenibilità”, “occupazione” e “transizione digitale”. Ma come la scuola come può rilanciare valori così complessi nell’intera società?
Siamo all’inizio della collaborazione con la Fondazione Mondo Digitale, eppure già possiamo ipotizzare per la scuola un ruolo importante nella crescita culturale delle famiglie e del territorio di appartenenza. Un progetto come Smart & Heart Rome parte da temi che sono fondanti rispetto alla crescita dei ragazzi, un ampliamento dell’offerta formativa per l’innovazione curricolare attraverso un’attività costante nel tempo, che superi il concetto del laboratorio sporadico o di singolo evento. La terminologia stessa, “palestra dell’innovazione”, non si riferisce al laboratorio fine a sé stesso ma al luogo di esercizio in continuità.
Nel momento in cui la digitalizzazione e i concetti ad essa legati sono parte integrante dell’apprendimento degli alunni, possiamo pensare a un successivo coinvolgimento attivo delle famiglie. Solo così è possibile agganciare una platea più vasta, la comunità completa. Attenzione, la scuola può essere un buon punto di partenza, ma da sola non può fare da traino, senza collaborazioni con realtà attive sul territorio e che lavorino per l’inclusione. Lo dimostra l’impostazione stessa della palestra dell’innovazione, una realtà che fa parte del quotidiano e sta crescendo sempre più con momenti formativi prefissati insieme a docenti e alunni. Su questa strada possiamo ampliare l’apertura della scuola ai genitori e a breve lo faremo con attività dedicate. Si tratta, come vedete, di più step, a partire da un’offerta formativa solida che integri le attività progettuali come quelle del progetto Smart&Heart.
La scelta di aderire al progetto Smart&Heart Rome può dare al territorio opportunità importanti anche considerando che siamo in una grande periferia e non in zone più centrali dove probabilmente queste opportunità sono forti e già radicate?
Rispetto ai centri storici, che già di per sé sono poli di attrazione culturale, in territori deprivati da stimoli culturali e delocalizzati c’è tanto bisogno di azioni di stimolo. È un problema di distanza geografica, che rende un’area periferica spesso avulsa dalla città alla quale appartiene, creando delle differenze di orientamento culturale. Ormai gli strumenti tecnologici sono diffusi ovunque, dunque è un problema di strumenti culturali adattia utilizzarli. Proprio il giusto framework consente di accedere all’universo delle opportunità legate al digitale, perché fornisce le chiavi di orientamento e di navigazione tra i contenuti. Introdurre percorsi inclusivi sul digitale ha un valore importante perché spesso e volentieri in alcuni territori come il nostro manca proprio l’approccio corretto alle nuove tecnologie che porti a saper usare i nuovi strumenti in chiave formativa. Un esempio pratico: attraverso le palestre dell’innovazione della scuola possiamo dare la possibilità a tante famiglie non italofone di accelerare la fase di recupero rispetto al disorientamento iniziale. L’effetto è di velocizzare l’inclusione e non lasciare indietro nessuno. L’infrastruttura tecnologica che fa parte dei questi progetti, unita al ruolo della scuola, facilità proprio la partecipazione. La strada è stata tracciata, occorre continuare abbracciando il territorio.
Pensando invece alle studentesse e agli studenti, il digitale, unito alle questioni ambientali, quali stimoli sta dando?
Sicuramente c’è un forte stimolo della conoscenza rispetto a nuovi approcci e nuovi strumenti, non fine a se stessa ma per tutto quello che contribuisce a costruire, cioè l'accesso a forme di studio e di conoscenza che attualmente risultano lontani. Avere a che fare con la generazione di nativi digitali non implica di per sé una cultura o una metodologia del digitale già acquisite! La familiarità con gli smartphone non comporta sempre punti a vantaggio di un percorso formativo. L'accesso a questo universo, invece, attraverso guide e progetti offre un impatto a medio e lungo termine. “Saper usare uno smartphone” non vuol dire avere un’alfabetizzazione digitale consapevole. Attività come imparare a fare coding insieme ai ragazzi dell’università consentono ai bambini di replicare le attività in classe in una fase successiva. Quando la conoscenza è orientata ti fa dimenticare lo strumento per poter guardare al risultato, all’obiettivo.