L'esperienza di Fortuna Testa con il progetto Vivi Internet, al meglio
Fortuna Testa crede molto nel senso della comunità soprattutto nella scuola: fa parte dei Docenti della scuola del noi e di eTwinning, la più grande community europea di insegnanti. Inoltre, con la scuola dove insegna, l’istituto comprensivo San Giovanni Bosco di Napoli, ha fatto volare gli aquiloni contro il femminicidio insieme all’istituto gemellato che si trova in Slovenia per lanciare al mondo messaggi di cordialità, rispetto, tolleranza. Nell'intervista realizzata da Onelia Onorati, la docente racconta l'esperienza con il progetto Vivi Internet, al meglio.
Come sei venuta a conoscenza del progetto Vivi Internet, al meglio?
Mi interessava capire come aiutare i miei studenti a vivere bene in Rete, scegliendo un progetto che mettesse a disposizione strumenti che fossero anche divertenti. Ho scoperto quindi il sito del gioco Interland, trovandolo subito molto coinvolgente. Ne ho parlato con la dirigente Maria Giuseppa Dolce, e abbiamo coinvolto altri docenti. Insieme alla Fondazione Mondo Digitale abbiamo creato un calendario di incontri online dedicato ai genitori, pubblicato sul sito dell’istituto e veicolato tramite una circolare elettronica. Abbiamo ricevuto il gioco da tavolo Interland e attualmente lo usiamo in tutte le classi della primaria e della secondaria.
Cosa ti ha colpito di questo gioco e di tutte le altre componenti del progetto, incontri e laboratori?
Lavorando con bimbi dai 6 ai 10 anni, ho trovato il gioco attrattivo, con una buona presa sui ragazzi. I temi vengono trattati in maniera compatibile con l’età, i laboratori sono coinvolgenti e non annoiano. Abbiamo preso l’abitudine di creare delle maschere colorate che loro indossano quando partecipiamo agli incontri online o vengono ripresi in video, per aumentare la consapevolezza sulla propria privacy.
Come portare poi in classe gli strumenti del progetto dedicati alla sicurezza e al benessere digitale?
Il tema che ritengo più utile per la fascia d’età dei miei studenti e che amo riprendere in classe è la questione delle password e dei comportamenti da adottare con gli sconosciuti. Sono quelle più funzionali e sono adeguatamente affrontati sia nei percorsi online del gioco sia negli incontri.
C’è un momento che hai sentito particolarmente vicino ai problemi che affronti tutti i giorni nel tuo lavoro di insegnante?
La cosa che più mi ha colpito è stato l’atteggiamento dei genitori coinvolti nell’incontro con la Polizia Postale. Le famiglie hanno avuto finalmente la consapevolezza di un riferimento autorevole al quale rivolgersi in caso di bisogno. E poi mi hanno colpito molto i laboratori online, dall’anno prossimo continuerò a frequentarli. Ricordo in particolare un incontro sulle parole. In quell’occasione ho capito che possiamo chiedere agli studenti di immedesimarsi nell’altro, di chiedersi come li fa sentire una particolare parola, se questa risulta offensiva. Sempre in questa ottica è utile chiedere ai bambini di raccontare esperienze che li hanno spaventati e di riferire parole che a loro non piacciono per non usarle nemmeno contro gli altri. Quello che preferisco è proprio questo lato di Viam: dare peso al significato lessicale. Una componente che ho portato anche nell’iniziativa sugli aquiloni, focalizzarsi sulla gentilezza scegliendo di scrivere sulle ali dell’aquilone le parole che vogliamo far volare nel mondo.