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Imparare la tecnologia, insieme

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Imparare la tecnologia, insieme

Pathway Companion, in dialogo con le psicologhe Carolina Zorzi e Chiara Vignati

Nell’ambito di Pathway Companion, lo scorso ottobre si è tenuto un focus group moderato dallo psicologo, specializzato in neuropsicologia dell’età evolutiva, Lorenzo Antonucci della Fondazione Don Carlo Gnocchi, partner del progetto.

L’incontro, finalizzato a raccogliere feedback qualitativi, individuare necessità specifiche e affinare il design della piattaforma, ha coinvolto nove psicologhe esperte in disturbi del neuro sviluppo e psicopatologia dell’apprendimento. 

Durante la sessione, è emerso che l'uso della tecnologia nella didattica è ancora limitato alla scuola primaria, mentre risulta più diffuso nella secondaria, però, gli strumenti digitali vengono spesso usati solo per ricerche o slide, senza una reale innovazione metodologica. È stato poi notato che, nonostante per i bambini con bisogni educativi speciali (BES), la tecnologia sia un supporto utile per mappe concettuali, lettura e sintesi, strumenti come gli audiolibri sono ancora poco conosciuti. La difficoltà di lettura e comprensione dei testi richiede spesso la presenza di un adulto, anche per la semplificazione dei contenuti. È emersa anche una forte componente emotiva: alcuni bambini dipendono dalla presenza dei genitori durante lo studio o rifiutano strumenti compensativi per timore di sentirsi diversi.

Le psicologhe hanno quindi proposto soluzioni per migliorare l'autonomia degli studenti: piattaforme digitali che integrino sintesi vocale, mappe concettuali e verifiche interattive per la comprensione, oltre alla possibilità di personalizzare i testi. L'uso dell'intelligenza artificiale è stato riconosciuto come potenzialmente utile, sebbene oggi venga impiegato dagli studenti spesso in modo acritico.

Le esperte hanno inoltre individuato un ostacolo significativo all'adozione della tecnologia nella scarsa formazione di docenti, tutor e genitori. Per questo ritengono che la creazione di strumenti digitali deve essere accompagnata da percorsi formativi semplici e pratici per incentivarne l’uso. 

Alberta Testa ha intervistato due delle psicologhe che hanno partecipato al focus group, Carolina ZorziChiara Vignati.

Per Zorzi, gli psicologi possono “offrire un contributo metodologico sull'uso delle nuove tecnologie nella didattica, osservandole dal punto di vista clinico. L'obiettivo”, ha spiegato, “è fornire strumenti che possano aiutare gli insegnanti a intervenire in modo più mirato con bambini e ragazzi che presentano difficoltà di apprendimento”. 

Secondo Zorzi, le tecnologie possono offrire un doppio supporto: “da un lato facilitano la lettura e altre operazioni strumentali, dall’alto sono molto utili nella definizione di nuove strategie cognitive ad esempio attraverso l'uso di mappe concettuali e sintesi vocale”. 

Alla domanda se l'uso di questi strumenti possa ridurre la capacità di apprendere dei bambini, Zorzi ha risposto sottolineando la necessità di un approccio integrato. “Sono due livelli diversi: bisogna lavorare sulla competenza strumentale, ma se il bambino ha gravi difficoltà, è fondamentale preservare il suo interesse per l'apprendimento”. 

Ha portato come esempio il possibile intervento contemporaneo di un logopedista per migliorare le capacità di lettura e scrittura, affiancato però da un lettore digitale per evitare che il bambino rimanga indietro rispetto alla classe. "La scuola ha il compito di garantire che il bambino apprenda, indipendentemente dalla sua capacità di leggere", ha aggiunto. 

“Strumenti come Pathway Companion possono compensare le difficoltà e aiutare gli studenti a organizzare la conoscenza in modo più efficace. Queste tecnologie non si devono sostituire al bambino, ma integrarsi con il processo educativo per rendere l'apprendimento più accessibile e motivante”. 

Vignati ha sottolineato l'importanza di un approccio multidisciplinare nello sviluppo di strumenti come Pathway Companion. “Il contributo di figure trasversali, come docenti, genitori, psicologi e tecnici, permette di creare un'esperienza integrata e realmente utile sia per gli studenti che per gli insegnanti”, ha spiegato. 

Secondo Vignati, l'introduzione di nuove tecnologie nella didattica è fondamentale per stare al passo con i tempi e rispondere alle esigenze specifiche degli studenti con Bes. “Strumenti come sintesi vocale e mappe concettuali possono fare la differenza, ma non devono mai sostituirsi al docente”. 

Vignati ha poi sottolineato come il supporto umano rimanga indispensabile, anche per ragioni emotive. “La vicinanza e il supporto di una persona sono fondamentali per assicurare che queste tecnologie vengano usate in modo appropriato, inclusivo e interattivo”. Ciò nonostante, Vignati ha riconosciuto che molti insegnanti, sia di materia che di sostegno, faticano a utilizzarle. Tuttavia, “è meglio imparare insieme, insegnanti e studenti, piuttosto che rinunciare a questi strumenti”. 

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