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Samantha non si ferma ai “no”

Hacakathon Coding Girls al Campus Bio Medico di Roma

Samantha non si ferma ai “no”

Samantha non si ferma ai “no”

8 marzo: con Coding Girls contro la sindrome dell’impostore

Ci piace parlare dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna, con la voce di una delle “nostre” ragazze. Ecco la storia di Samantha, una coding girl doc che inizia il percorso scolastico da “letterata” e viene poi rapita dal vortice del pensiero computazionale, scoprendo così che abbattere i pregiudizi può essere davvero molto, molto divertente!

LA STORIA DI SAMANTHA

Cuore e impegno. Sono Samantha Di Genova, ho 19 anni e vivo a Monterotondo, un paesino in provincia di Roma. Attualmente frequento il primo anno di università e sono iscritta alla facoltà di Farmacia, anche se il mio sogno è diventare una brava dottoressa. A luglio dello scorso anno mi sono diplomata presso il liceo scientifico Giuseppe Peano di Monterotondo, una scuola che mi ha donato non solo un’ottima istruzione ma mi ha anche formato ad essere la donna che sono oggi. Sono una persona dalle innumerevoli passioni e metto tutto il cuore e l’impegno in quello che faccio. Da un paio di anni sono anche volontaria della Croce Rossa Italiana e penso che aiutare il prossimo e mettersi nei suoi panni sia una delle cose più belle che si possano fare e che riempie il cuore di gioia.

Stem: dalla diffidenza al pane quotidiano. C’è chi dice che le donne non siano portate per la scienza, che la matematica sia troppo difficile per loro e che l’informatica sia una disciplina associabile solo ai ragazzi; c’è chi ancora pensa che le donne debbano stare esclusivamente a casa o che il loro lavoro valga meno rispetto a quello degli uomini. Questo è ciò che abbiamo sentito almeno una volta nella vita, se non di più, perché il mondo delle Stem prettamente maschile e ad oggi non sembrano esserci grandi cambiamenti. Da piccola ho sempre avuto timore per le materie scientifiche, le sentivo così lontane da me, qualcosa di empirico al quale non riuscivo a dare una spiegazione e non avrei mai pensato che con il passare degli anni potessero diventare il mio “pane quotidiano”. Eppure, se dovessi elencare una sola caratteristica che mi contraddistingue, quella sarebbe sicuramente la curiositas che i latini consideravano come “il vizio degli uomini”. Una decina d’anni fa non era scontato come oggi avere aule scolastiche tutte dotate di lavagne multimediali, anzi, ma la mia classe venne selezionata per installare la prima Lim dell’istituto. Ricordo che eravamo tutti così emozionati, una gigantesca lavagna bianca in classe che si collegava al pc! Fu lì che ebbi il mio primo incontro con la tecnologia, proprio quando la mia scuola sorteggiò alcuni di noi per un corso pomeridiano sulle basi di utilizzo del pc.

Coding Girls e lo scacco al prof. Da quel corso che feci, mi innamorai perdutamente di questo mondo al punto che, pur di utilizzare il pc, fingevo di avere dei compiti da poter svolgere solo attraverso il computer. Con il passare del tempo ebbi il mio primo computer e, iniziate le scuole medie, mi si presentò l’opportunità di continuare a coltivare la mia passione con altri corsi pomeridiani che però il mio professore mi sconsigliò di fare considerandoli troppo difficili per me, da non essere in grado di superare gli esami previsti. Per una ragazzina come me, sentire quelle parole, hanno avuto l’effetto di bloccarmi al punto tale da dargliela vinta. Con l’inizio delle scuole superiori, grazie al progetto Coding Girls, ho avuto modo di far riaffiorare la mia passione e di renderla concreta. Ho iniziato il progetto incuriosita da ciò che poteva offrirmi e in poco tempo me ne sono innamorata. Ciò che ho imparato non era confinato in quelle ore di corso extra curriculari, ma anzi utilizzavo le nozioni apprese in diversi ambiti come ad esempio progetti scolastici o di volontariato. Ciò che mi ha maggiormente colpita non è stato solo ciò che abbiamo imparato ma soprattutto il messaggio fondamentale che questo progetto vuole mandare, ovvero quello che noi donne non siamo meno degli uomini, che a parità di istruzione possiamo portare un contributo non indifferente nel mondo del lavoro e che non dobbiamo fermarci davanti ai “NO” o alle porte che ci si chiudono davanti. Al contrario, dobbiamo insistere e mostrare il nostro valore.

Unione tra ragazze contro la sindrome dell’impostore. Con quest’iniziativa ho avuto anche l’immenso onore di partecipare alla “Women2Women Virtual University”* e l’anno successivo alla “European Alumnae Conference”, una delle esperienze più belle della mia vita che porterò sempre nel cuore e che è stata fondamentale per confrontarmi con ragazze provenienti da tutto il mondo. Lì ho capito che abbiamo tutte gli stessi timori, le stesse paure e, unite, riusciremo a superarle. Essere donne non vuol dire sentirci inferiori né svantaggiate, dobbiamo sentirci alla pari degli uomini e non essere intrappolate nell’impostor syndrome che ci porta a credere di non meritare nulla e sottovalutare le nostre capacità. Io credo fortemente che sia importante cercare di azzerare il gender gap e ottenere una reale parità tra uomini e donne e nel mio piccolo cerco di fare il possibile affinché ci si avvicini al traguardo.

 

* Tra le studentesse della 7ª edizione, Missione Diplomatica USA ha selezionato 10 candidate al corso “Empowering and Connecting the Future Online”, organizzato dalla non profit di Boston Empower Peace/Women2Women, che da 16 anni sviluppa progetti di leadership per giovani donne.

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