Coding Girls a Torino: l'uso del Personal Ecosystem Canvas in classe
Si è conclusa la formazione presso il liceo scientifico Carlo Cattaneo all’interno del progetto Coding Girls a Torino, realizzato con la Fondazione Compagnia di Sanpaolo. L’ultimo incontro con gli studenti della 3ª C è stato dedicato alla conoscenza di sé e all’analisi del proprio ruolo nella società attraverso il Personal Ecosystem Canvas (PEC), uno strumento progettato per favorire l’autoriflessione e la consapevolezza dell’interazione tra individuo e contesto, a partire dalla teoria degli ecosistemi personali.
L’attività ha preso avvio con una domanda stimolo rivolta agli studenti: “Cosa significa conoscere se stessi?”. Dopo un’iniziale esitazione, il confronto ha portato a definizioni articolate che spaziano dall’individuazione dei propri interessi e desideri fino alla percezione del proprio impatto sul mondo, racconta la formatrice Tullia Romanelli. Tuttavia, non tutti erano concordi su questo punto. “Basta guardare le notizie per accorgersi che il mondo sta impazzendo. Se l’Europa intera si sta riarmando, è evidente che noi non possiamo avere un impatto”, ha affermato uno studente, trovando conferma negli sguardi dei compagni.
È stato proprio questo momento di confronto a rendere più evidente il valore del PEC. La formatrice ha chiesto agli studenti di osservare il modello visualizzato nelle slide e di riflettere sulla scelta grafica di una freccia bidirezionale tra individuo e contesto. Questo ha innescato una nuova prospettiva: “Forse noi dobbiamo sfruttare le opportunità e affrontare le sfide, anche facendo sentire la nostra voce quando non siamo d’accordo su qualcosa”, ha osservato una studentessa.
Con questa consapevolezza, i partecipanti hanno affrontato la compilazione del Personal Ecosystem Canvas con maggiore chiarezza e sicurezza. L’esercizio ha favorito l’emersione di diverse riflessioni soprattutto nel corso dei pitch finali.
Uno studente ha raccontato di non avere ancora chiaro il proprio percorso futuro, ma di voler sperimentare diverse strade per scoprirlo. “Ho fatto lavoretti come idraulico, elettricista… voglio provare prima di decidere”.
Un altro ha evidenziato la difficoltà di definirsi come introverso o estroverso, sottolineando come il comportamento dipenda spesso dal contesto. “Spesso tutti indossiamo delle maschere per mostrarci agli altri come pensiamo che loro ci vorrebbero, ma quando siamo soli la finzione cade”.
Una studentessa ha condiviso la sua propensione all’empatia e all’altruismo, raccontando di sentirsi spesso più attenta al benessere altrui che al proprio. “Voglio aiutare gli altri, guarire il loro dolore, proprio come hanno fatto i medici durante il Covid. Ma so anche di non poter essere medico, perché vedere il dolore fisico mi fa stare troppo male”.
Il dibattito finale ha confermato l’efficacia del metodo nel favorire una riflessione critica sulla propria capacità di agire nel mondo. Al termine dell’incontro, gli studenti hanno scelto di mettere ai voti la modalità della verifica finale, affermando: “Siamo in democrazia, quindi lo decidiamo insieme”.
Mentre si allontanava dall’aula, la formatrice ha riflettuto sul valore dell’esperienza: “Pensavo di avere molto da insegnare, e invece torno a casa con la consapevolezza che i ragazzi di oggi hanno le idee molto chiare e gli occhi decisamente aperti sul mondo che li circonda”.
L’esperienza dimostra che strumenti come il Personal Ecosystem Canvas possono stimolare negli studenti una maggiore consapevolezza di sé e del proprio ruolo nella società, aiutandoli a sviluppare un atteggiamento attivo e responsabile verso il proprio futuro.
