Il nuovo anno visto dal direttore scientifico Alfonso Molina
Quali sfide affronteremo quest'anno? Anticipiamo la riflessione di Alfonso Molina, direttore scientifico e personal chair in Technology Strategy all’Università di Edimburgo, contenuta nel primo numero della nuova newsletter, in arrivo nelle caselle di posta.
QUEL CHE SO DEL 2023
Tutto quello che sarà, in qualche modo è già stato. I processi che segneranno il 2023, come la luce delle stelle lontane anni luce, sono figli di anni e anni di storia. Nonostante la morsa del Covid si stia allentando sempre di più, l’attualità mantiene una dose significativa di complessità, imprevedibilità e incertezza, legate a sfide come i problemi dell’ambiente, la crescita della povertà, i flussi migratori e il rapido sviluppo della scienza e della tecnologia. C’è però un'opportunità storica per il nostro Paese attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) di liberare energie esistenti, che possono dare un impulso di sviluppo sostenibile e di grande ottimismo a tutti, rompendo la staticità della produttività, della crescita del Pil, del peso della burocrazia, del mercato del lavoro ecc.
PNRR
Sulla coltre di fumo generata dalle tasse e dall’eccesso di regole che ostacolano la crescita economica dell’Italia è arrivato il Pnrr, che ha posto come sfida quella di usare le risorse con il massimo di efficienza e di impatto strategico per sbloccare il Paese. Tutti sanno che è una opportunità unica che richiede grande professionalità, esperienza, visione, coraggio, integrità, per poter raccogliere i frutti di un cambiamento innovativo sistemico che darà alle giovani generazioni il futuro che meritano. Sappiamo che non sarà facile perché c’è il peso della burocrazia, il corporativismo, il costo della corruzione e l’evasione fiscale, il tutto aggravato da una leadership che non si mostra unita davanti alla grande sfida della implementazione efficace del Pnrr. È cruciale monitorare e dare risposte adeguate per un’implementazione fruttifera del Pnrr, che si deve concludere in pochi anni, nel 2026.
GIOVANI
In Italia la condizione giovanile non è quella che tutti desideriamo perchè è gravata da una serie di problemi endemici tra cui la disoccupazione, l’abbandono scolastico, il numero di Neet (giovani che non studiano e non lavorano), che potenzialmente avranno un impatto emergenziale nel futuro finanziamento delle pensioni. Sommiamo a questi l’invecchiamento medio della popolazione (nel 2030 il numero di over 65 sarà più del 25% della popolazione italiana – oggi è più del 23%) e il calo demografico (si prevedono circa 48 milioni di abitanti nel 2100 in Italia) e diventa chiarissimo che c’è un bisogno disperato di disegnare e applicare politiche a favore dei giovani, dall’educazione a tutti i livelli al lavoro di qualità, che permetta loro di crearsi famiglia e incrementare le nascite. Certo, non aiuta il progressivo impoverimento numerico della classe medica, con miglia di medici pronti al pensionamento nei prossimi dieci anni senza un bilanciamento di nuove assunzioni. Come formare nei tempi giusti il personale che andrà a gestire i dispositivi più sofisticati nel campo della salute e della diagnostica, oggi contraddistinti da un altissimo tasso di ammodernamento? Sono domande strategiche che hanno bisogno di risposte da parte della leadership del Paese.
IL RUOLO DELLA SCUOLA
Alzare il livello educativo della popolazione giovanile vuol dire innovare il sistema scolastico e universitario italiano per rispondere alle sfide del 21° secolo, colmando il mismatch tra formazione scolastica e mondo dell’offerta, e simultaneamente aumentare le opportunità di trovare un lavoro di qualità che dia un impulso competitivo al Paese. È questa la chiave per affrontare l’evoluzione del mondo lavorativo se, come si è detto più volte, il 65% dei bambini oggi in età scolastica farà un lavoro che ancora non esiste. Va sottolineato che proprio il settore medico, così ad alto tasso di innovazione tecnologica, è ben presidiato dalle donne, non ancora così paritarie nelle carriere Stem in generale.
Se dovessimo individuare quindi un punto di partenza per dipanare una serie di matasse piuttosto complicate, questo è la riforma del sistema educativo nel suo complesso, sia come risorsa che come punto di partenza.