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L'arte di contaminare

I docenti della scuola del noi
Fondazione Mondo Digitale

L'arte di contaminare

L'arte di contaminare

I docenti della scuola del noi: oggi conosciamo Roberto Ianigro, docente e architetto

Siamo giunti all'ottavo appuntamento con i "docenti della scuola del noi", che abbiamo anche definito come "i-docenti", gli insegnanti dell'inclusione, che lavorano ogni giorno per non lasciare nessuno indietro [vedi la notizia La scuola del noi].

Oggi, con un breve video e un'intervista curata da Ilaria Gaudiello, conosciamo Roberto Ianigro, docente di Disegno e storia dell’arte, alla ricerca di nuove e originali soluzioni per rendere l’apprendimento un’esperienza  in grado di lasciare un segno.

 

 

L'INTERVISTA

Roberto, il tuo profilo di docente di storia dell’arte e la tua esperienza di architetto hanno trovato terreno fertile nei programmi di Fondazione Mondo Digitale. Lo scorso anno hai infatti vinto un contest insieme ai tuoi studenti e colleghi con il progetto TIB-ROLAB. Si tratta di un progetto che coniuga cultural business e rigenerazione urbana utilizzando il digitale per l’ideazione di un "edificio che respira", prendendo in considerazione temi quali l’equilibrio di intervento pubblico e privato, la gentrificazione ecc.  Puoi dirci in che modo il digitale permette a tuo avviso un’innovazione che sia al contempo pedagogica e sociale?

Il digitale è uno strumento e, come ogni strumento, ha le sue peculiarità, ma senza aggettivazioni. Poi lo si utilizza. L’uso che se ne fa può essere buono o cattivo. Il digitale offre la possibilità di amplificare l’effetto di una azione. Dobbiamo quindi prima preoccuparci di garantire che l’azione sia buona.  L’inatteso arrivo della pandemia ha imposto una progressione nella digitalizzazione dei servizi e delle attività. La scuola ne è un esempio. Nel marzo del 2020, docenti e studenti hanno dovuto adattarsi repentinamente a svolgere le lezioni in videoconferenza. Non è stato facile. Anche chi era attrezzato tecnicamente non lo era mentalmente. Si è capito subito che la soluzione non poteva essere quella di trasporre la lezione frontale tradizionale in quella digitale. Occorre passare a forme di didattica più interattiva, fondate sulla centralità attiva dello studente che sfruttino proficuamente le potenzialità dei supporti digitali di facile accessibilità. Però, come dicevo, l’evoluzione da compiere è più mentale che tecnologica.

Da quest’anno Fondazione Mondo Digitale ha accolto con grande entusiasmo la tua candidatura per la Scuola del noi. Nell’ambito di questa iniziativa stai lavorando a un percorso didattico sulla corrispondenza tra suono e forma. In che senso per te questo percorso didattico ha una valenza forte per l’educazione civica?

L’anno della pandemia è stato anche l’anno del ritorno dell’educazione civica tra le materie d’insegnamento. La formula prevede la trasversalità: ogni docente destina alcune delle sue ore alla trattazione di argomenti che rientrano nella sua sfera di competenza. Il sistema è ancora da calibrare, ma ha delle buone potenzialità perché l’educazione civica intercetta i nuclei tematici di più alto spessore delle singole discipline. A me che insegno disegno e storia dell’arte è ovviamente toccato partire dall’articolo 9 della Costituzione Italiana, quello sulla tutela del paesaggio. L’idea stessa di paesaggio può essere arricchita da un’ulteriore sconfinamento disciplinare proponendo un percorso che leghi vicendevolmente il suono alla forma per arrivare così alla scoperta dell’esistenza di un vero e proprio paesaggio sonoro con il quale confrontarsi consapevolmente.

La collaborazione tra i docenti della Scuola del noi nelle diverse regioni d’Italia è per FMD la chiave della creazione di una rete solidale di docenti che guidano l’innovazione curricolare con grande attenzione alle tematiche prioritarie per l’educazione (sostenibilità, legalità, cittadinanza globale e digitale). Quale messaggio vorresti inviare ai docenti di arte che intendono entrare a far parte di questa rete?

La condivisione e il confronto, a ogni livello, sono l’antidoto alla sclerosi del pensiero. La natura ama la diversità e tende a farla prevalere, basta pensare alla bellezza di modelle e modelli meticci o, di contro, alla cagionevolezza dei faraoni egizi che si univano tra consanguinei. Così il confronto con soggetti quanto più lontani da noi per formazione, ma aperti allo scambio dialettico, offre un’occasione preziosa di arricchimento reciproco. La nostra disciplina si presta particolarmente alle contaminazioni, alle ibridazioni perché dotata di molteplici porte di connessione con ambiti molto differenti. In realtà siamo accidentalmente docenti di arte, più correttamente dovremmo dire che siamo degli insegnati, quindi chiamati a lasciare un segno e generare curiosità e interesse prescindendo dalla nostra sfera di competenza disciplinare.

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