In occasione dell'evento del progetto “Si – Scuola d’Italiano”, il Centro Studi e Ricerche IDOS ha realizzato una ricerca sulla situazione migratoria in Abruzzo.
L’Abruzzo è una realtà che presenta diversi strati per quanto riguarda il fenomeno migratorio: flussi in entrata antichi che risalgono al XV secolo; flussi in uscita di massa dalla fine del XVIII secolo fino alla seconda guerra mondiale e i tre decenni successivi; flussi in entrata, prima a basso ritmo e poi molto intensi, dalla metà degli anni ’70 fino ad oggi.
All’inizio del 2013 i cittadini stranieri residenti in regione sono stati 74.939, equamente ripartiti tra le diverse province, pur restando L’Aquila al primo posto con quasi il 30% del totale. L’incidenza degli immigrati sulla popolazione totale è pari al 5,7%, che diventa tre volte superiore in diversi comuni (Anversa, Poggio Picenze, Cansano, Pizzoli e Fossa).
I lavoratori occupati nati all’estero sono 73.330, ma in più di 30mila casi si tratta di cittadini italiani nati all’estero e poi venuti in regioni. Secondo l’Istat i lavoratori con cittadinanza straniera sono 39.032.
Gli Indici di integrazione degli stranieri in Italia accreditano l’Abruzzo come tra le prime regioni per potenziale di integrazione degli immigrati, la quinta tra tutte le regioni italiane e la prima di tutte le regioni del Centro e del Meridione. Questa preminenza vale in particolare per l’inserimento occupazionale (incidenza dei rapporti a tempo pieno, permanenza dei rapporti, saldi). Così come è avvenuto per i numerosi abruzzesi emigrati nel passato e per quelli attualmente sparsi nel mondo (167.153 al 1° gennaio 2013), i lavoratori immigrati sono di grande aiuto allo sviluppo dell’Abruzzo, seppure anch’essi siano soggetti agli effetti negativi della crisi. Infatti, sono 6.578 i disoccupati stranieri, con un tasso di disoccupazione del 10,7%, più basso rispetto a quello degli italiani, il che indica la loro funzione indispensabile in diversi settori: tra l’altro, nel 2012, tra loro il numero degli occupati è aumentato di oltre 700 unità, mentre tra gli italiani è diminuito di oltre 1000 unità. Di rilievo è anche il numero delle imprese a conduzione immigrata (per circa un terzo promosse da donne): sono 12.668, l’8,8% di tutte le imprese operanti in Italia. In 8 casi su 10 si tratta di imprese individuali, che assicurano sempre il posto di lavoro al titolare e spesso anche ad altre persone. La maggior parte di queste imprese è concentrata nei comparti delle attività manifatturiere, dei trasporti e del commercio. Nel biennio 2012-2013 il loro bilancio è stato positivo, a differenza di quanto avvenuto per gli italiani.
Per Franco Pittau, che ha coordinato i redattori del Centro Studi e Ricerche IDOS nel predisporre il rapporto sull’immigrazione in Abruzzo, “l’Italia per uscire dalla crisi ha bisogno di una spinta supplementare, rappresentata in parte dagli immigrati e dalla loro fortissima motivazione a riuscire, e in parte dalla volontà di innovazione, che deve coinvolgere italiani e immigrati”.