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La punta dell'innovazione

I docenti della scuola del noi
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I docenti della scuola del noi: oggi conosciamo Stefania Altieri

Siamo al quinto appuntamento settimanale con i "docenti della scuola del noi", che abbiamo anche definito come "i-docenti", gli insegnanti dell'inclusione, che lavorano ogni giorno per non lasciare nessuno indietro [vedi la notizia La scuola del noi].

Oggi, con un breve video e un'intervista curata da Ilaria Gaudiello, conosciamo la docente Stefania Altieri, appassionata di nuove tecnologie e ambasciatrice Scientix.

 

 

L'INTERVISTA

Stefania, la tua carriera di docente e formatrice ti vede impegnata in prima linea a livello nazionale ed europeo. Quale idea ti sei fatta dell’evoluzione della didattica digitale e delle esigenze dei docenti in questo contesto di lavoro internazionale?

La pandemia da Covid19 ha dato una sorprendente accelerazione alla didattica digitale. La scuola, proverbialmente lenta nei cambiamenti, si è trovata a dover rispondere all’emergenza con la didattica a distanza. Molte scuole italiane erano impreparate e non adeguatamente attrezzate, eppure la parola d’ordine è stata resilienza. La maggior parte dei docenti ha mostrato una capacità di reazione incredibile, cercando di adattare il proprio approccio pedagogico alla nuova realtà e di raggiungere tutti gli studenti. Ci sono, però, ancora tante difficoltà: mancanza di dispositivi, connessione, dispersione scolastica…

Il cammino per una vera e propria trasformazione digitale è ancora lungo. C’è bisogno di formazione e di un cambio di passo di metodologie e ambienti di apprendimento. Vivo questa sfida da protagonista, per agevolare questo passaggio necessario, sia a livello nazionale che internazionale.

Il tuo profilo è quello di un agente del cambiamento nella scuola, in grado di progettare, sperimentare, coinvolgere. Come è nata questa tua attitudine all’innovazione e in che modo l’hai nutrita?

Per spiegare la mia posizione, vorrei usare la metafora della matita. Sulla gomma ci sono i conservatori, quelli che cercano di rimuovere le novità. Nella ghiera (la parte argentata) ci sono quelli che sono convinti di quello che sanno, quindi, la tecnologia non ha spazio nella loro classe. La parte di legno è formata da coloro che usano la tecnologia che qualcun altro gli ha predisposto. C’è poi il legno più chiaro, costituito da coloro che sfruttano le esperienze, imparano dalle best practice, fanno un buon lavoro. Infine c’è la punta, fatta dai pionieri, i primi a usare la tecnologia, quelli che sperimentano, documentano la propria esperienza e sono d’esempio agli altri. In questi anni, ho sempre cercato di essere in punta, ma il mio sogno è di essere ancora oltre e prevedere quello che servirà, perché la scuola è oggi, ma prepara gli studenti al loro domani, al futuro.

Quest’anno stai portando avanti un progetto per l’innovazione didattica curricolare all’interno della rete Docenti della Scuola del Noi di FMD. Quale è l’idea chiave dell’unità didattica che stai realizzando insieme ai docenti del tuo gruppo e che sarà a breve pubblicata sul sito FMD?

Le parole chiave del progetto sono: collaborazione, inclusione e sostenibilità. Fondamentale è la collaborazione tra noi docenti fondatori del progetto e la collaborazione tra gli studenti che partecipano. Impariamo gli uni dagli altri, il tutto è più della somma delle parti. Inclusione è la chiave del sistema formativo, ma anche della valorizzazione della diversità che arricchisce tutti. La sostenibilità interpreta il nostro benessere e ci richiama alle sfide glocal (globali e nello stesso tempo locali). Nel nostro progetto proponiamo quindi una caccia al tesoro con quiz e giochi di coding basati sull’Agenda 2030, per ottenere il passaporto della sostenibilità. Gli indovinelli, di difficoltà crescente, sono creati dagli studenti di varie classi, che riflettono sugli obiettivi sostenibili, richiamando tutti all’azione e alla partecipazione, perché ciascuno può fare la sua parte e diventare cittadino consapevole.

Nella rete dei docenti della scuola del noi di FMD ci sono pioniere come te che insieme ideano, testano, valutano e divulgano. Cosa pensi sarebbe utile per il futuro sviluppo di questi gruppi di lavoro e quale messaggio vorresti mandare loro?

I pionieri spesso corrono troppo veloce e, quando si girano indietro, si ritrovano soli. Il messaggio che vorrei mandare a tutti i "docenti della scuola del noi" è questo: se guardate di lato, trovate qualcun altro lavorare alacremente e silenziosamente nella propria realtà quotidiana. Siamo tanti, operiamo per noi stessi e per i nostri studenti, facciamo la nostra parte per migliorare il loro e il nostro futuro. Non siamo soli!

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