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Il contributo di Luca Serianni a "La scuola secondo De Mauro"

Luca Serianni

Il contributo di Luca Serianni a "La scuola secondo De Mauro"

Il contributo di Luca Serianni a "La scuola secondo De Mauro"

In occasione del Global Junior Challenge 2017

Vogliamo ricordare la straordinaria figura di Luca Serianni  (Roma, 30 ottobre 1947 – Roma, 21 luglio 2022), con un due contributi: il primo, brevissimo, è tratto dalla lezione di congedo prima della pensione nel 2017: "Cari studenti, so di usare un artificio da retore, ma voi per me rappresentate lo Stato, e confido che questa dichiarazione lasci in voi traccia per il vostro futuro". Il secondo, dal titolo Didattica del lessico e lingua comune, il linguista lo ha ha condiviso in occasione del Global Junior Challenge 2017, per ricordare l'amico e collega Tullio De Mauro (Torre Annunziata, 1932 - Roma, 2017).

 

Didattica del lessico e lingua comune

L’interesse attivo di Tullio De Mauro per la scuola è uno dei campi di cui mi occupo; è un interesse che ha alcune caratteristiche fondamentali. La prima è che De Mauro è riuscito a coniugare come pochi l’interesse scientifico per il problema della scuola. [...] Dico solo altri due aspetti fondamentali. Il primo è che l’impegno civile, cifra caratteristica di Tullio, si è inculcato, fin dall’inizio, con un’attività scientifica volta a esplorare le condizioni relative non solo alla scuola ma ai problemi connessi, l’analfabetismo e la scolarizzazione vera e propria. Il secondo elemento è legato al fatto che De Mauro, anche qui con pochi possibili riscontri, è riuscito a cogliere le occasioni offerte dalle trasformazioni tecnologiche. Se si riparte da qui, in un ambiente che si intitola Mondo Digitale, questa è la prova chiarissima che a differenza degli altri suoi coetanei è riuscito ad applicare, con grande concretezza e disponibilità intellettuale, non ancora che personale, i nuovi metodi alle nuove possibilità. Io dirò qualcosa su un paio di riflessioni, in particolare per quanto riguarda la didattica e il lessico. E perché questo? Perché il lessico è un tema a cui De Mauro è ritornato molte volte, con contributi significativi, se pensiamo anche alla sua realizzazione lessicografica, il Grande Dizionario della Lingua Italiana, e alla sua marcatura delle parole anche in termini di frequenza, di grado d’uso, la definizione del lessico fondamentale e di quello che, invece, fondamentale non è. Quest’attenzione alla scuola e al lessico, in particolare, deriva anche dalla vicinanza che De Mauro ha avuto, negli anni Settanta, alle posizioni di Don Milani, e una vicinanza che si ritrova nelle Tesi del Giscel[1], che sono state redatte e pubblicizzate nel 1975, e che risentono moltissimo di De Mauro, che pure non ne è l’autore ufficiale. Ci sono due punti, in queste tesi, che mi piace qui ricordare proprio per il mio discorso. Intanto il fatto che al punto 6 ci si sofferma sull’inefficacia della pedagogia linguistica tradizionale che, cito, “ha applicato sull’ortografia tutti i suoi sforzi” ma senza successo visto che, cito, “sbagli di ortografia si annidano perfino nella scrittura di persone colte”. Il mio è un commento, non è un invito a scrivere come capita o a ignorare l’uso dell’apostrofo. È un invito a mettere sul piatto della bilancia le varie forze in gioco, nell’educazione linguistica, nelle quali trova sì spazio anche l’ortografia, ma questa non esaurisce affatto il problema, perché il problema è il dominio del lessico; e il punto 8, che è fondamentale, cito ancora De Mauro, cito ancora le tesi Giscel: “la bussola è la funzionalità comunicativa di un testo parlato o scritto e delle sue parti a seconda degli interlocutori reali cui effettivamente lo si vuole destinare”. Qui andiamo molto oltre rispetto al lessico fondamentale, quello costituito a vario titolo da parole, come forme grammaticali, il, essere, o parole come cane, gatto, anche aceto. Andiamo molto oltre, ed è un lessico fondamentale, perché ci permette anche un contatto decisivo con la lingua scritta, ossia è un momento, uno dei tanti momenti, in cui la competenza linguistica si traduce in preciso sapere, si traduce nella possibilità che ogni ragazzo deve avere, deve sfruttare fino in fondo, di entrare in contatto con il mondo scritto, con il mondo intellettuale. E faccio un solo esempio. A me piacerebbe come, diciamo, educatore, che un tredicenne non abbia assolutamente dubbi nel collegare epatite o epatico a fegato, un qualunque tredicenne scolarizzato. Non sto parlando di liceo classico o liceo scientifico. Un qualunque studente. E ancora Idrico in relazione ad acqua, piromane a fuoco e che abbia qualcosa di più di una semplice idea di cosa siano il peculato e la concussione, tecnicismi giuridici, certo, che però entrano continuamente nel nostro orizzonte civile, non fosse altro perché sono temi purtroppo di grande attualità, di cui si parla nei giornali e se ne sente parlare in televisione. E anche, accanto a questa normale dotazione di lessico, mi piacerebbe che impari a muoversi con sicurezza in quell’ambito che, tecnicamente, si chiama delle “collocazioni”. Detto in altri termini, nel collegamento, nella solidarietà semantica tra una parola e l’altra. Per capirci, io, a proposito del verbo erogare, lo devo usare per una somma stanziata per un’opera pubblica, o per un altro tipo di licenza, oppure per un servizio fornito da un’azienda, come erogare energia elettrica. Insomma, non potrei erogare un consiglio e nemmeno erogare un’elemosina. Sono due frasi, diciamo pure, sbagliate. Erogare un consiglio per ragioni semantiche, erogare un’elemosina, in quanto atto individuale, singolo, al quale manca quell’elemento pubblico che, invece, il verbo compete. Mi fermo qui perché i cinque minuti sono passati, o stanno passando, ma era soltanto per evitare una possibile banalizzazione nella lettura delle posizioni di De Mauro. È verissimo che ha insistito sempre sulla nozione di lessico fondamentale ma questo, in nessun caso, significa limitarsi al lessico fondamentale che è quello che i bambini italofoni, o italianizzati perché sono in Italia da tenera età, possiedono già naturalmente. La scuola, poi, ha il compito di allargare questa dotazione e quindi di fare affacciare i bambini, e poi i ragazzi, al più complesso, vario e differenziato, mondo della cultura scritta.

 

[1] Gruppo di Intervento e Studio nel Campo dell'Educazione Linguistica

Luca Serianni con Alfonso Molina

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