Il racconto della RomeCup 2025 nelle parole di Cinzia Diana
A un mese dalla conclusione della RomeCup 2025 (7-9 maggio), è tempo di bilanci e riflessioni. Anche questa diciottesima edizione ha confermato la RomeCup come un ecosistema collaborativo unico, capace di generare connessioni tra scuole, università, centri di ricerca, aziende, istituzioni e cittadinanza. Tre giorni di eventi, competizioni e incontri che hanno messo al centro le competenze del futuro, l’innovazione responsabile e il protagonismo giovanile.
“Organizzare la RomeCup 2025 è stata un’esperienza intensa, emozionante e senza dubbio gratificante. Ogni momento, dalla progettazione alla realizzazione, ha richiesto visione, energia e passione.” Con queste parole Cinzia Diana, event manager della Fondazione Mondo Digitale, apre il suo racconto dell’ultima edizione.
Dopo diciotto edizioni, la RomeCup continua a essere un punto di riferimento per chi vuole immaginare, e realizzare, il futuro dell’innovazione con le nuove generazioni. “Il vero successo di questa edizione è stato vedere migliaia di giovani, docenti, ricercatori e innovatori uniti dal desiderio autentico di costruire insieme il futuro.”
Tra i tanti momenti che hanno segnato questa edizione, Cinzia ricorda con particolare emozione il convegno inaugurale: “È stato particolarmente stimolante. Ho visto una platea attenta e interessata, con relatori di fama internazionale che hanno saputo parlare ai giovani con autenticità e chiarezza. È stato un momento di grande ispirazione”. Un passaggio, in particolare, l’ha colpita: “Uno dei relatori ha ricordato che ‘l’intelligenza artificiale non è il futuro ma il presente. E dobbiamo viverlo con consapevolezza e umanità”.
Ma l’energia della RomeCup non si è certo esaurita nel convegno. “Le attività e i momenti significativi sono stati tantissimi: dalle gare di robotica alle sfide interattive, dai talk ispirazionali alla celebrazione dei talenti. La Sala Esedra dei Musei Capitolini, che ha ospitato il Research Award, è stata una cornice particolarmente suggestiva.”
Proprio lì, tra antiche statue e nuove visioni del mondo, Cinzia è rimasta colpita dall’impegno e dalla dedizione dei dieci finalisti. “Con i loro progetti su salute, robotica e intelligenza artificiale, hanno saputo raccontare una scienza vicina alle persone, capace di ascoltare, comprendere i bisogni e immaginare soluzioni per migliorare concretamente la vita. Mi ha particolarmente emozionata il lavoro di Konstantinos Zormpas-Petridis, giovane ricercatore che ha trasformato l’esperienza del padre malato di cancro in un progetto di ricerca capace di restituire alla scienza il suo volto più umano”.
Una visione, quella di Cinzia, che restituisce il senso profondo della RomeCup: non solo un evento, ma una piattaforma viva per incontrarsi, ispirarsi e generare impatto.