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In bici nel metaverso

OpenAVO dell’IIS Amedeo Avogadro di Torino

In bici nel metaverso

In bici nel metaverso

Un’originale esperienza di monitoraggio delle piste ciclabili a Torino

Una delle esperienze realizzate grazie a “Headset donation program” di Meta, che prevede la donazione con la formula “comodato d’uso” dei Meta Quest 2 a istituzioni e scuole italiane, è il progetto OpenAVO realizzato dalla classe 4ª C Info dell’Amedeo Avogadro di Torino per il monitoraggio di Biciplan 6 nel contesto del bando A scuola di Opencoesione.

A partire da un’attività prevista dai Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, agli studenti è stato chiesto di realizzare un racconto del monitoraggio civico delle piste ciclabili di Torino, nell’ambito di BiciPlan Città di Torino. Nel percorso didattico gli studenti hanno potuto usare le competenze acquisite nei settori dell’informatica (open data, data analisi, statistica e realizzazione di infografiche), ma anche urbanistica, ingegneria civile, marketing e comunicazione sulle sfide legate alla mobilità urbana sostenibile, identificando la bicicletta come una soluzione efficace per ridurre l'impatto ambientale e migliorare la qualità della vita nelle aree urbane. Il progetto realizzato dalla classe 4ª C Info ha ricevuto un premio del Senato della Repubblica e partecipa anche al concorso Storie di alternanza e competenza promosso da Unioncamere.

Una parte del progetto è stata poi sviluppata nel metaverso, come racconta Enea Tramontana, 17 anni, studente del quarto anno dell’Avogadro, a Onelia Onorati. E su richiesta del docente di informatica Alfonso Carlone, lo studente ha messo a frutto l’opportunità di provare i Meta Quest 2. 

“L’interesse verso la realtà aumentata è iniziato già alla primaria, ero molto incuriosito dai primi oculus usati dagli influencer su YouTube. Poi grazie all’iniziativa della Fondazione Mondo Digitale, su segnalazione del mio docente e della prof. Maria Grazia Buscemi, ho potuto studiare il metaverso da vicino. Lì, combinando l’interesse che nutro nel mio tempo libero per l’informatica e le nozioni acquisite nella programmazione a oggetti a scuola, ho trasportato il progetto OpenAVO nel metaverso”. 

Com’è avvenuta l’ibridazione? Enea prosegue: “Tutto nasce dal Pcto di monitoraggio civico che abbiamo seguito per tutto l’anno scolastico, nel quale la mia classe, la quarta C a indirizzo informatico, aveva un particolare ruolo. Con il nome OpenAvo abbiamo creato un progetto narrativo in cui si confrontavano i fondi concessi dall’Unione europea alla città di Torino per le ciclabili con le piste realmente realizzate. Tramite il sito di Opencoesione dovevamo monitorare come i fondi stanziati fossero stati usati e provare a raccontare le nostre analisi dei dati in un linguaggio intellegibile a tutti, come ad esempio le infografiche”.

Una grande sfida per tutti: “Abbiamo dovuto imparare come realizzare uno storytelling dettagliato e con una base oggettiva, utilizzando i dati in maniera corretta (leggendo file di estensione csv, interpretando dati sull’inquinamento), fino a sperimentarci social media manager. Tutto con la supervisione del prof. Carlone e della tutor di progetto, Alba Garavet di Euro Direct”. Una scuola di vita, che ha portato a gestire i rapporti umani anche seguendo strategie di lavoro tipiche delle organizzazioni più complesse: “Ci sono stati momenti molto intensi nei rapporti tra noi compagni di classe e la tecnica Agile ci ha consentito di lavorare attribuendo un ruolo a ciascuna coppia di studenti, supervisionata da un project manager e infine supportata dal professore”. 

Il prodotto finale, il report costituito da un video di sei minuti in cui viene raccontato il percorso dall’inizio e come sono stati usati i fondi, è stato uno spunto per avviare una collaborazione con l’amministrazione cittadina. “Abbiamo segnalato che non tutti i fondi usati erano stati correttamente riportati ma anche alcune criticità sulle piste ciclabili. Alcune strade erano in asfalto non drenante, altre erano sempre troppo assolate, infine c’erano piste condivise con la strada percorsa dalle auto”. 

Com’è stato poi il passaggio al metaverso? “Mi è sembrata una bella idea quella di creare un’esperienza per ispirare altri ragazzi a conoscere il progetto in modo diretto. Con l’aiuto della professoressa Maria Grazia Buscemi in orario scolastico ho potuto assistere a un mini corso di formazione offerto da Fondazione Mondo Digitale, dove ho imparato i fondamenti sulla tecnologia, poi a casa in autonomia ho fatto i miei esperimenti, condividendo tutte le mie bozze con il prof. Carlone e recependo i suoi appunti. Ho imparato a usare Unity, un software per programmare videogiochi, sviluppando una sorta di gioco 3D, aggiungendo poi un plugin per trasportarlo in realtà aumentata”, prosegue Enea. “Era la prima volta che conoscevo da vicino il metaverso e quindi il progetto ha richiesto circa 25 ore di impegno, diluite circa in quattro giorni, utili anche a capire come funzionava l’ambiente di sviluppo e come andava realizzato”.

Una sfida che servirà forse di ispirazione anche per il futuro di Enea, giunto al suo ultimo anno delle superiori: “adesso sento di avere delle buone basi per fare cose più complesse rispetto al progetto iniziale e mi sento sicuro nel lavorare nell’ambiente di sviluppo Unity. Sono molto soddisfatto!”

Un futuro in una facoltà tecnico scientifica, chissà! 

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