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I docenti della scuola del noi: virtual service learning per capire le migrazioni

Claudia De Crescenzo, insegnante di lettere al liceo scientifico Piero Calamandrei di Napoli e formatrice in didattica digitale integrata, ha aderito ai Docenti della scuola del noi nell’autunno dello scorso anno per ideare percorsi mirati ad accrescere la consapevolezza della complessità perché gli studenti imparino ad orientare i propri comportamenti verso i significati, i legami, il sapere complessivo.

Con il suo gruppo di lavoro Claudia ha realizzato un percorso con l’approccio virtual service learning, interamente dedicato al tema delle migrazioni e dell’interculturalità. L’obiettivo è condurre gli studenti a riflettere su temi cruciali quali la cittadinanza globale e l’integrazione, affinché una maggiore consapevolezza della portata mondiale dei fenomeni contemporanei e una maggiore ampiezza di orizzonti possa alimentare comportamenti di accoglienza, relazione e costruzione comune di un futuro libero dai riduzionismi, dai protagonismi, per un’educazione alla responsabilità e all’interdipendenza positiva. Questo il ruolo trasformativo verso cui la scuola deve tendere, anche grazie alle comunità di pratica come quella della “Scuola del noi”.

Come di consueto condividiamo un breve video di auto presentazione e poi l'intervista curata dalla ricercatrice Ilaria Gaudiello, che coordina i lavori della comunità open source dei docenti e formatori.

 

 
L'INTERVISTA

Claudia, quali valori guidano la tua missione di insegnante e formatrice?

Spesso mi sono chiesta da cosa nasca il mio grande amore per ciò che faccio. Credo che la risposta risieda nella mia propensione forte a prendermi cura degli altri: che siano alunni o colleghi in formazione, mi dà gioia e anche soddisfazione accompagnarli e sostenerli nel loro percorso di crescita umana e culturale/professionale. Non credo di propormi nel ruolo di detentrice di alcun sapere, piuttosto in quello di una persona con esperienza che continua a farsi e a fare domande, a ricercare, a restituire complessità alle cose. Il sapere si espande continuamente e quello che è più importante è capire quanto valga la pena investire in conoscenza per diventare persone, cittadini, donne e uomini autonomi e responsabili.

A grandi linee, di cosa tratta il percorso didattico che stai creando insieme ai colleghi del tuo gruppo?

Il percorso si avvale dell’approccio del service learning, che, in ragione dell’emergenza pandemica, diventa virtual service learning. Il tema globale al cuore del progetto è quella delle migrazioni; si tratta quindi anche un progetto di educazione civica e di economia politica. Le attività didattiche sono articolate in fasi che includono attività di gioco mirate alla riflessione, individuale o di gruppo. Gli studenti sono guidati ad esaminare le ragioni delle migrazioni nel tempo - studiandole attraverso la storia, la geografia, la matematica, la lingua - e a comprendere che tutti siamo “in cammino”. Oltre agli obiettivi propri delle discipline coinvolte, il percorso ha l’ambizione di volere essere trasformativo, ovvero di volere effettivamente portare al cambiamento di alcuni comportamenti, costruendo soluzioni concrete di supporto al territorio di riferimento.

Come immagini la scuola del futuro?

La scuola è il primo ambiente che un individuo impara a frequentare quando per la prima volta si allontana dal nucleo familiare, quindi è fondamentale che essa sia accogliente. Per me l’insegnante (così come il formatore e l’educatore) deve rappresentare per l’individuo che apprende un punto di riferimento; deve saper infondere sicurezza con il proprio comportamento e con il proprio esempio e deve proporsi come un accompagnatore durante le varie fasi di crescita e formazione. La scuola va vissuta come una comunità - costruendo un legame con il territorio e con le persone che lo abitano - e come un luogo in cui ciascuno ha modo di esprimere il meglio di sé senza paura di non corrispondere a un modello: non esiste l’alunno modello. Una scuola di qualità è una scuola che sa come far crescere ciascuno dei propri alunni e che, superando finalmente il sistema delle discipline, suggerisca e fornisca mezzi per co-costruire un sapere complessivo, situato in un presente che sia frutto del passato e visione del futuro. Nella scuola del futuro vedo docenti e alunni lavorare per gruppi aperti intorno a progetti, vedo dialogo e creatività, vedo competenze sociali e di cittadinanza al centro, vedo risolto l’equivoco del digitale, finalmente non come fine ma come mezzo a supporto dell’apprendimento.

 

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