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Oggetti per pensare

I docenti della scuola del noi
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I docenti della scuola del noi: oggi conosciamo l'astrofisico Federico Di Giacomo

Oggi, nel nostro viaggio firtuale tra i Docenti della scuola del noi, ci spostiamo in Veneto per conoscere Federico Di Giacomoche dal 2015 lavora presso lIstituto nazionale di Astrofisica per la didattica e la divulgazione. Attualmente, grazie a un assegno di ricerca presso l'Inaf – Osservatorio astronomico di Padova, si occupa di valorizzazione del patrimonio storico scientifico dell’INAF, oltre che a dedicarsi a varie attività di didattica e divulgazione. Da vari anni svolge attività come planetarista.

Come di consueto condividiamo un breve video di auto presentazione e poi l'intervista curata dalla ricercatrice Ilaria Gaudiello, che coordina i lavori della comunità open source dei docenti e formatori.

Siamo così giunti al sedicesimo appuntamento con i Docenti della scuola del noi.

 

 

L'INTERVISTA

Federico, il tuo ricco percorso professionale ti vede impegnato come ricercatore, divulgatore, formatore e planetarista. In che modo il digitale ti è di supporto nelle molteplici sfaccettature del tuo mestiere?

Da sempre uso tantissimo il digitale e la tecnologia, che si tratti di un semplice smartphone, per svolgere alcuni esperimenti di fisica in classe, oppure di un computer o di altri strumenti per realizzare attività più avanzate. Inoltre, in questo periodo storico, in cui siamo tutti separati, il digitale ci è venuto in aiuto connettendoci gli uni agli altri. La cosiddetta Quinta Rivoluzione Industriale, che porterà la tecnologia a lavorare al fianco degli esseri umani (pensiamo a robot super tecnologici in grado di adattarsi agli ambienti in cui si trovano o ancora alle intelligenze artificiali) attraverso la congiunzione di conoscenze sui cognitivi e del mondo dell’Internet of things, toccherà ambiti apparentemente lontani come ad esempio l’ambito museale. Infatti, le tecnologie digitali stanno entrando sempre più nei musei di tutto il mondo, sia per una migliore fruizione delle opere sia per attrarre un pubblico più giovane, abituato a usare smartphone, tablet e altri dispositivi.

Ultimamente io stesso sono molto impegnato in questo settore. Anche nell’ambito della didattica faccio largo uso del digitale e della tecnologia, in particolare, negli ultimi anni mi sono dedicato allo sviluppo di attività e percorsi bassati sul coding e sulla robotica educativa che permettono di rendere concreti e manipolabili concetti astratti, lontani dall’esperienza quotidiana dei bambini e ragazzi, aumentando conseguentemente le possibilità di apprendimento. Lo stesso Papert, pioniere dell’intelligenza artificiale considerava le tecnologie robotiche come “oggetti con cui pensare”. In quest’ottica la tecnologia e le varie attività di coding e robotica, ma non solo, permettono di sviluppare il pensiero computazionale e tutte le abilità che sono proprio della ricerca scientifica in ambito STEM.

Quest’anno hai aderito alla Scuola del Noi proponendo un percorso che porta la ricerca scientifica in aula, con un focus su astronomia ed educazione civica. Quale è stato il tuo approccio?

L’astronomia è una materia che affascina tutti, i grandi e i piccoli. Basti pensare allo stupore quando vediamo le immagini di galassie lontane o di grandi ammassi di stelle oppure quando sentiamo alla tv o leggiamo sui giornali che un gruppo di ricercatori ha “fotografato” per la prima volta un buco nero o ha scoperto un nuovo pianeta magari simile alla Terra, o ancora quando un rover scende su Marte o su qualche altro pianeta. Sono notizie che emozionano sempre! Così, insieme ad alcuni insegnanti della community della “scuola del noi”, abbiamo ideato e realizzato un’attività che unisce il digitale all’analogico, per raccontare la bellezza del cielo che ci sovrasta mostrando, tra le altre cose, come questo risulti essere privo di barriere fisiche e culturali. Perché in fondo il cielo è di tutti.

Con questo percorso si vuole anche raccontare un altro tema che ho molto a cuore, ovvero quello dell’inquinamento luminoso. Una forma di inquinamento sempre più intenso e sfrenato che, illuminando la volta celeste, ci sta allontanando dalle meraviglie del cielo provocando anche seri problemi per i ritmi della natura e di tutti gli esseri viventi. Pertanto, questa attività è mossa dalla volontà di far crescere ragazzi e studenti sempre più consapevoli e rispettosi del mondo e della natura che li circonda con tutte le sue potenzialità e fragilità.

La Scuola del Noi cresce ogni giorno di più offrendo ai docenti la possibilità di entrare in contatto con nuovi colleghi e mobilitare conoscenze e competenze complementari. Quale è secondo te la strada da perseguire affinché il mondo della ricerca e quello della scuola possano incontrarsi all’interno di questa comunità opensource?

Io credo che la ricerca scientifica e la scuola siano due mondi strettamente legati e che cosa più importante sia un dialogo e una comunicazione attiva tra gli attori di questi due mondi.

Progetti e attività come quello della “scuola del noi” mettono in relazione persone, esperienze e approcci diversi evidenziando i punti di forza e i punti deboli di ciascuno. Solo grazie ad un dialogo attivo e una condivisione delle varie esperienze è possibile migliorarsi e realizzare attività didattiche e formative di livello sempre più alto in quanto le conoscenze e le competenze dell’uno possono diventare uno stimolo per l’altro. D’altronde gli studenti di oggi saranno i ricercatori di domani che attingeranno dalle passioni e dalle emozioni che siamo riusciti a trasmettere per, magari, scoprire qualche cosa di nuovo. D'altronde come diceva Marie Curie “Non dobbiamo dimenticare che quando il radio venne scoperto nessuno sapeva che si sarebbe rivelato utile negli ospedali. Era un lavoro di pura scienza. E questa è la prova che il lavoro scientifico non deve essere considerato dal punto di vista della diretta utilità dello stesso. Deve essere svolto per sé stesso, per la bellezza della scienza, e poi c’è sempre la probabilità che una scoperta scientifica possa diventare come il radio un beneficio per l’umanità".

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