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Serve nuova educazione

Serve nuova educazione

Serve nuova educazione

Per affrontare le nuove sfide del 21° secolo "serve un nuovo modello di educazione, un’educazione capace di metterci in condizione di seguire cammini di libertà attraverso lo sviluppo di tutte le nostre potenzialità".

 

Pubblichiamo il discorso integrale che Alfonso Molina, professore di Strategie delle tecnologie all'Università di Edimburgo e direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale, oggi ha rivolto all'immensa communità di innovatori del Global Junior Challenge. In sette edizioni del concorso è stata costruita una banca dati di 3.500 progetti e sono stati selezionati 620 casi di successo.

 

Cerimonia di premiazione Global Junior Challenge 2015

Roma, 30 ottobre 2015

Campidoglio, Aula Giulio Cesare

 

Cari studenti, insegnanti, dirigenti scolastici, genitori, signore e signori,

Benvenuti alla Cerimonia di Premiazione del Global Junior Challenge 2015!

 

Noi della Fondazione Mondo Digitale siamo felici e orgogliosi di vedere tutti voi, qui oggi, riempire questa storica sala con la vostra energia positiva, per celebrare ancora una volta l’immaginazione, la generosità, la determinazione, e lo spirito virtuoso del vostro lavoro, dei vostri bellissimi progetti a servizio di un’umanità migliore.

Dio sa quanto abbiamo bisogno di questo virtuoso spirito di servizio mentre procediamo in questo 21° secolo con tutte le sue contraddizioni, sfide e opportunità!

Ma lo spirito di servizio da solo non basta, deve essere arricchito dalla consapevolezza e dalla conoscenza di forze e processi complessi che guidano l’umanità in questo secolo. Solo la combinazione potente di conoscenza, creatività e spirito di servizio, di scienza, arte e sentimenti e azioni umane profonde, ci manterranno nel giusto cammino verso la felicità persa del Giardino dell’Eden, il luogo ideale dove ci piacerebbe tornare a vivere.

C’è bisogno soprattutto di una nuova educazione che ci renda capaci di gestire la complessità e le contraddizioni del 21° secolo, e che ci aiuti a progredire, a migliorarci, con libertà, sviluppando tutte le nostre potenzialità.

Vediamo brevemente alcune sfide che siamo chiamati ad affrontare nei prossimi decenni.

I progressi di scienza e tecnologia sono sbalorditivi. Hanno innalzato la qualità della vita, influenzato il modo in cui lavoriamo, ci muoviamo, comunichiamo, pensiamo, giochiamo. Milioni di persone sono uscite dalla povertà estrema. La nostra aspettativa di vita è raddoppiata rispetto a pochi secoli fa. La tecnologia entra nel regno della genetica, delle neuroscienze, della nanotecnologia, della robotica umanoide. E in questo stesso secolo ci aspettano altri progressi.

Per il 2019, Cisco si attende 24 miliardi di dispositivi connessi online, tre volte la popolazione umana. Il traffico globale di Internet raggiungerà 37 giga byte per ciascuno dei quasi 7 miliardi e mezzo di persone sulla Terra. Un vero e proprio tsunami di dati!

MacKinsey Global Institute stima una crescita del 40 per cento all’anno dei dati generati globalmente. Ma non crescono solo i dati, progredisce anche la conoscenza scientifica che si raddoppia ogni 10 o 20 anni.

L’autore di best sellers Ray Kurzweil parla di traiettorie esponenziali nello sviluppo delle tecnologie dell’informazione con l’intelligenza artificiale che supererà di molte volte la capacità di pensiero dei suoi progenitori umani. Non sappiamo se e in quanto tempo l’intelligenza artificiale potrà raggiungere livelli umani, ma il fisico Stephen Hawkins avverte che “quando questo accadrà, molto probabilmente sarà la cosa migliore o peggiore che sarà capitata all’umanità, ecco perché è molto importante farlo bene”.

Anche i progressi nella genetica e nella biologia molecolare sollevano prospettive intimorenti. Il biologo e filosofo sociale Edward Wilson prevede che in questo secolo si raggiunga un nuovo stadio nello sviluppo umano, che chiama volitional evolution, perché potremmo ridisegnare la nostra biologia e natura umana come vorremmo, con profondi dilemmi etici. Wilson parla di scelta faustiana: “dobbiamo guardare nel profondo di noi stessi e decidere cosa vogliamo diventare”. E aggiunge che “solo la speranza basata sulla comprensione di noi stessi, non sulla pietà, ci salverà”.

Possiamo essere orgogliosi dei risultati scientifici e tecnologici raggiunti! Da questo punto di vista, un visitatore giunto da un pianeta lontano può pensare che noi uomini abbiamo imparato a vivere nella felicità. Tuttavia, con un breve giro sulla terra, il visitatore si renderebbe conto che in realtà l’umanità è ancora molto lontana dal cammino che porta al Giardino dell’Eden: vedrebbe le atrocità delle zone di guerra, i milioni che vivono nello squallore, nella malattia, nell’ignoranza, le vite solitarie delle persone anziane, il vuoto depressivo di molti altri, la paura di catastrofi ambientali, l’odio religioso ed etnico, per citare solo alcune emergenze del nostro tempo.

Ancora un esempio: sta crescendo una forte pressione ambientale dovuta agli stili di vita di una popolazione che aumenta. Oggi conta 7,3 miliardi di persone ma arriverà a 9,7 miliardi nel 2050. Una crescita non equamente distribuita in tutto il pianeta: se l’Africa è un continente molto fertile, in Europa il tasso di natalità è sotto il livello richiesto per riequilibrare il bilancio demografico nel lungo periodo (in media circa 2,1 bambini per donna).

Il basso tasso di natalità ha come effetto l’invecchiamento della popolazione, con conseguenze importanti sul futuro del welfare. Le persone si spostano sempre più in città, così che per il 2050, il 66 per cento della popolazione mondiale vivrà in città. E sfortunatamente non porterà con sé forme virtuose di cittadinanza responsabile!

Oggi il benessere fantastico coesiste con la povertà estrema e cresce il divario. Secondo un recente rapporto di Oxfam l’un per cento della popolazione più ricca nel 2016 possiederà il 50 per cento della ricchezza mondiale. Sono dati impressionanti: nel 2014 le 80 persone più ricche del pianeta possedevano una ricchezza netta di 1.900 miliardi di dollari. Una ricchezza uguale a quella del 50 per cento più povero dell’umanità, che sono circa 3,5 miliardi  di persone.

In questo contesto di immensa disuguaglianza, la povertà globale estrema, fissata dalla Banca mondiale al livello minimo di 1,9 dollari al giorno, rimane inaccettabile. Centinaia di milioni di persone vivono con meno di 1,9 dollari al giorno. Nel 2015 2,4 miliardi di persone nel mondo ancora non hanno accesso a servizi igienici.

Ma non c’è solo la povertà. Ci sono altri dati che sono ugualmente scioccanti e inaccettabili.  L’organizzazione Free the Slaves stima che ci sono tra 21 e 36 milioni di schiavi nel mondo; mentre l’Organizzazione internazionale del lavoro stima che il lavoro infantile interessi 168 milioni di bambini e 85 milioni sono coinvolti in lavori pericolosi.

La coscienza dell’Europa e del mondo è stata messa profondamente alla prova dalle guerre in Medio Oriente e dalla morte nel Mar Mediterraneo di circa 6.000 persone negli ultimi due anni tra donne, uomini e bambini. Non siamo stati capaci di arrestare le gigantesche migrazioni di persone causate da guerre e fame. Secondo l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite sono 60 milioni le persone costrette a lasciare le proprie case alla ricerca di un futuro migliore e sicuro.

Poi c’è la bomba temporale ambientale: ogni anno, nonostante centinaia di report, dibattiti, accordi, promesse e buone intenzioni, il peggioramento degli indicatori ci racconta una storia di un’umanità in grande difficoltà, incapace di alterare le dinamiche del suo comportamento collettivo a lungo termine.

Ma cosa porterà l’umanità a invertire la minaccia ambientale causata dai suoi stessi comportamenti? L’American Meteorological Society crede nel bisogno di una risposta sistemica che includa “istituzioni e gestioni efficaci, innovazione e investimenti in infrastrutture e tecnologie rispettose dell’ambiente, scelte di comportamento e stili di vita sostenibili”.

Arriviamo a uno dei paradossi cruciali dello sviluppo. Da una parte l’habitat del pianeta è seriamente minacciato da modelli di consumismo e stili di vita di una parte dell’umanità. Dall’altra, milioni di persone, oggi escluse, si domandano come possono farne parte. Se la parte più fertile del pianeta dovesse avere accesso agli stili di vita dei paesi ad alto tasso di consumo, il pianeta non avrebbe alcuna possibilità di sostenerne la domanda. Edward Wilson lo dice in modo molto semplice: “innalzare il mondo al livello degli Stati Uniti con la tecnologia esistente richiederebbe altri due pianeti Terra”.

Siamo veramente equipaggiati per gestire queste complessità e contraddizioni? Io credo di no. Per questa ragione ho detto all’inizio che serve un nuovo modello di educazione, un’educazione capace di metterci in condizione di seguire cammini di libertà attraverso lo sviluppo di tutte le nostre potenzialità.

Alla Fondazione Mondo Digitale stiamo cercando di dare il nostro umile contributo attraverso lo sviluppo e lo sforzo di implementare quello che abbiamo chiamato “Educazione per la vita”. Lo stiamo facendo fortemente spinti dalle grandi sfide che affrontano in Italia giovani e anziani, per riportare il paese tra le nazioni leader più dinamiche della Terra, attraverso la creatività, l’innovazione, l’imprenditorialità e, principalmente, l’inclusione e la cittadinanza responsabile. Qui, le sagge parole di Einstein sono molto appropriate: “Non possiamo risolvere i nostri problemi con lo stesso modo di pensare che li ha creati”.

L’educazione per la vita mira a questo cambiamento di pensiero per un mondo migliore e si realizza con la combinazione di sei elementi. Tre sono di contenuto. Innanzitutto la conoscenza standardizzata, che conosciamo dai sistemi di educazione formale quali la scuola e l’università; la didattica della conoscenza standardizzata sta vivendo importanti trasformazioni dovute alla diffusione e all’uso delle tecnologie dell’informazione. Il secondo elemento di contenuto sono le competenze per la vita come il problem solving, la creatività, il lavoro di gruppo, l’innovazione, l’imprenditorialità. Le competenze per la vita sono poco integrate nel sistema educativo, anche se si trovano nel lavoro di molti insegnanti innovativi. Il terzo elemento di contenuto sono i valori fondamentali per una cittadinanza responsabile, quali la solidarietà, l’integrità, la responsabilità sociale, la preoccupazione per l’altro e per il pianeta, che oggi ricevono poca attenzione sistematica nei sistemi educativi dominanti. Insieme a questi tre elementi di contenuto, l’educazione per la vita ha tre tipi di apprendimento. Innanzitutto il ben conosciuto apprendimento lungo tutto l’arco della vita (life-long learning), che significa che non smettiamo mai di imparare; poi l’apprendimento in tutti gli ambiti e contesti della vita (life-wide learning), inclusa la casa, la comunità, il luogo di lavoro, e anche lo spazio virtuale; infine il terzo tipo di apprendimento, l’apprendimento trasformativo (life-deep learning), che modifica le nostre convinzioni e ci spinge verso pensieri e comportamenti aperti e atteggiamenti pro-attivi.

Questo tipo di Educazione per la Vita trova precedenti in importanti scuole di pensiero e contributi sull’educazione, ad esempio, il rapporto Delors del 1996 “The Treasure Within,” e la proposta “Five Minds di Howard Gardner. Il problema fondamentale, allora, è come trasformare la visione dell’Educazione per la vita in realtà concrete di innovazioni educative che aiutino l’umanità a equipaggiarsi per il difficile cammino di una vita complessa in questo secolo.

Alla Fondazione Mondo Digitale abbiamo ideato e sviluppato un ambiente pioneristico fisico/virtuale che abbiamo chiamato Phyrtual InnovationGym. Un ambiente dedicato alla consapevolezza di sé, al team building, al problem solving, alla creatività, all’imprenditorialità e all’innovazione a tutto campo: tecnologica, sociale, civica e della persona. La Palestra dell’Innovazione fa uso di tutte le forme più avanzate di apprendimento, iniziando dall’apprendimento esperienziale e attivo in un insieme di laboratori attrezzati per imparare le competenze per la vita e le professioni ad alto potenziale occupazionale. Abbiamo spazi tecnologici come il fablab, il robotic lab, il video lab, il game lab, l’immersive lab, il coding lab; e spazi per il team building, la leadership e il metodo Lego Serious Play.

Vogliamo che la Palestra dell’Innovazione sia uno spazio dove inventare e costruire, significhi inventare e costruire se stessi, scoprire, significhi scoprire se stessi, creare e innovare, significhi creare ed innovare se stessi e, in sostanza, uno spazio dove si diventa imprenditori di se stessi.

Sogniamo di vedere tante Palestre dell’Innovazione di differente misura e diversa configurazione diffondersi città dopo città, principalmente nella scuola, proprio come oggi ci sono il laboratorio di fisica, chimica o informatica. Abbiamo già intrapreso il primo passo promuovendo la creazione di una rete che conta già oltre 100 scuole in tutta Italia. Non siamo soli in questa avventura!

Non siamo soli perché c’è l’immensa ricchezza di tanti progetti e attività generose, come quelle che voi avete realizzato per il beneficio di altri, che ci danno uno splendido motivo per essere qui oggi, sotto lo storico sguardo di Giulio Cesare, a celebrare gli aspetti migliori della nostra contraddittoria natura umana. I vostri progetti sono già quanto di più vicino abbiamo alle dimensioni dell’Educazione per la Vita. Costituiscono una piattaforma per offrire alle persone, alle istituzioni educative, ad altre organizzazioni e comunità, cammini multipli di esperienze formative significative. Sono anche una piattaforma per facilitare la cooperazione tra diversi attori della società, invitando il settore privato, quello sociale, quello governativo e la comunità a lavorare insieme con immaginazione e determinazione, per affrontare insieme le grandi sfide di questo secolo.

Signore e signori, nel concludere questo mio discorso, voglio esprimere la mia più profonda gratitudine alle persone che hanno fatto di questo Global Junior Challenge 2015 una esperienza preziosa e fantastica. Innanzitutto voglio ringraziare il Comune di Roma e tutti alla Fondazione Mondo Digitale per la loro incrollabile dedizione e determinazione a fare di questo evento un grande successo. Ringrazio tutti i membri della giuria, per aver dedicato il loro tempo, esperienza, e giudizio al difficile lavoro di individuare i vincitori tra tanti progetti preziosi. Lo abbiamo già detto. Al Global Junior Challenge siamo tutti vincitori, perché tutti insieme abbiamo celebrato la bellezza.

Infine voglio ringraziare infinitamente voi, i creatori di tutti questi progetti, per aver tenuto viva la fiammella della creatività e dell’innovazione, per sognare, e per contribuire al sogno di un’Educazione per la Vita per un’umanità migliore in questo secolo.

Grazie!

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