Volontariato di competenza: l'esperienza di Salvatore De Caro con Rising Youth
Salvatore De Caro, Signavio Presales Director EMEA South di SAP, ha partecipato al programma Rising Youth coordinando per tutte e quattro le edizioni il team degli esperti SAP che hanno formato i ragazzi e le ragazze sul valore delle tecnologie emergenti. L'obiettivo a breve termine è stimolare studenti e studentesse a lavorare in team per sviluppare idee e prototipi innovativi da presentare all’hackathon finale all’interno della RomeCup. L'intento nel medio-lungo periodo è invece quello di coinvolgere e motivare le giovani generazioni sui temi dell'innovazione tecnologica e della sostenibilità.
Può raccontare l'esperienza di volontariato?
Il volontariato per me è un’abitudine di vita: fin da ragazzo mi sono avvicinato a iniziative finalizzate a raggiungere obiettivi utili alla collettività, nel tempo le ho coltivate senza mai perdere la voglia di fare. La chiave di questa scelta è il desiderio di partecipare attivamente alla vita del Paese e dare un contributo attivo alla società. Inizialmente mi sono dedicato ad iniziative di sensibilizzazione sui problemi ambientali, questo mi è servito a capire cosa volesse dire, in concreto, interessarsi a temi che incidono sul benessere collettivo. Quando ho scoperto che la realtà in cui lavoro, SAP, aveva un programma di corporate social responsibility ho aderito subito. Le attività convergevano sull’ambito education e avevano come destinatari ragazzi e ragazze delle scuole secondarie di secondo grado. Il motivo per il quale ho aderito nasce dalla consapevolezza che fare un’attività di volontariato è uno scambio pienamente bidirezionale, un arricchimento reciproco. Anche il solo processo di trasferimento delle mie conoscenze implica un processo di interiorizzazione della mission aziendale. Un’attività di relazione che tuttavia acquisisce un valore ancora più forte grazie al ritorno ottenuto dagli studenti.
C'è un episodio in particolare che l'ha colpita?
Ricordo due episodi, uno relativo a una collega di SAP, l’altro relativo ai ragazzi che hanno partecipato al progetto. La sera precedente a uno degli appuntamenti di Rising Youth, la collega protagonista della formazione mi ha chiesto di sostituirla perché ammalata. Nonostante questo, la mattina dopo ha preferito svolgere ugualmente il corso! Questo mi fa pensare che quando le persone scelgono queste attività sono estremamente motivate e determinate ad arrivare fino in fondo. Il ruolo del volontario di competenza è proprio questo: scegliere di fare un lavoro sulla base di spinte motivazionali profonde. Per quanto riguarda i ragazzi, noto sempre che nelle fasi finali del percorso, quando si tratta di proporre le loro idee all’hackathon della RomeCup, scatta il meccanismo della competizione e una grande voglia di vincere. Se nel corso delle formazioni potevano sembrare a volte poco motivati, il confronto con i pari li rende invece agguerriti. E lo spirito di competizione non è altro che una volontà a migliorarsi secondo un circolo virtuoso. Questa determinazione, negli anni, produce una qualità sempre più alta nelle proposte che riceviamo per Rising Youth. Nelle ultime edizioni siamo passati da semplici presentazioni a veri e propri prototipi.
Qual è stata la motivazione per impegnarsi nel volontariato con l’azienda? Sono cambiate le motivazioni da quando ha iniziato? Quali sono gli aspetti più importanti in questa attività?
Attraverso l’iniziativa Rising Youth posso rendere partecipi i ragazzi dei contenuti del mio lavoro, ma a questo aggiungo anche il ruolo di divulgatore dei temi propri delle materie scientifiche. Cerchiamo di stimolare nei ragazzi la voglia di farsi domande e di approfondire i temi proposti e, in più, possiamo seguire i frutti di questa curiosità. È come se piantassimo un seme e ne vedessimo i germogli nei progetti presentati a fine percorso. Non andiamo a giudicare i lavori, nell’individuare i vincitori finali, ma ci limitiamo semplicemente ad attribuire un riconoscimento. Il vincitore è il team che ha saputo interiorizzare quanto appreso nelle formazioni e, attraverso le proprie idee, ha ideato un progetto. Interpretando i 30 obiettivi delle Nazioni Unite, vogliamo trasmettere il messaggio che la tecnologia deve trovare sempre applicazioni che partano dall’essere umano, in una chiave di sostenibilità e rispetto. Vedere come da quei semi possa nascere un’applicazione pratica genera un ritorno molto costruttivo per noi volontari.
Quali competenze professionali ha condiviso? E quali risorse personali sono state più utili?
Lavorare nel settore tech implica una capacità di rinnovarsi, di risolvere problemi, di modificare anche il proprio gruppo nel tempo. Richiede abilità fondamentali per un ruolo manageriale. E, in fondo, costruire un gruppo di volontariato, individuare contenuti e condividerli attiva le stesse capacità. È quello che faccio quando, nel mio lavoro, insieme al mio team, devo costruire un percorso nel proporre la soluzione al cliente. Sono situazioni sovrapponibili, ecco perché considero il volontariato in azienda un allenamento alle attività di business, anche dal punto di vista metodologico. Il volontariato ha generato un impatto anche sulla capacità di organizzare il mio tempo, di risolvere problemi e costruire un clima empatico e collaborativo rispetto alle persone con cui collaboro, rafforzando i rapporti interpersonali.
Qual è l’impatto sul lavoro e sulla vita privata?
Naturalmente c’è stato un notevole sforzo a gestire in maniera ancora più attenta il mio tempo. Ma questo non è un male perché anche in ufficio le pause dedicate ad altre attività sono funzionali al lavoro stesso. La vita va vissuta in modo completo. E le scelte che si fanno hanno una ricaduta sulla vita personale. In particolare il volontariato nell’ambito aziendale ha influenzato molto mio figlio più grande che ha deciso di partecipare attivamente nella società dedicandosi ad attività di volontariato sin dall’adolescenza.
Sul piano del rapporto con i colleghi posso dire che in generale partecipare è un’ottima palestra per allenarsi a lavorare in team e sviluppare empatia con gli altri. Questo è particolarmente vero per i colleghi junior, che si allenano a parlare in pubblico e sviluppano sicurezza. Personalmente, ho avuto modo di conoscere ad esempio interlocutori esterni dell’azienda, di essere anche riconosciuto grazie alle attività di comunicazione intorno al progetto Rising Youth.
Cosa potrebbe fare la sua azienda per rendere più soddisfacente l’attività di volontariato aziendale?
SAP è un’azienda che sostiene e promuove i suoi valori fondanti a tutti i livelli dell’organizzazione. E il “purpose” oggi rappresenta una parte fondamentale della soddisfazione dei dipendenti. Pensiamo a quanto i giovani, oggi, siano determinati a lavorare per aziende in linea con i loro valori... SAP è molto attenta a questo aspetto e ha costruito una community intorno alle sue iniziative. Ci sono riunioni periodiche e momenti istituzionali in cui le opportunità vengono messe a fattor comune e si genera uno scambio virtuoso tra le persone. I dipendenti si passano le informazioni e nasce interesse intorno alle attività. Molte iniziative sono adatte a tutti i profili, indipendentemente dal bagaglio di competenze, come nel caso di progetti di volontariato dedicati ai piccoli pazienti ospedalieri o a interventi di agricoltura sociale, che abbiamo svolto di recente.
E per migliorare l'impatto a livello sociale? E la politica, invece, come potrebbe incentivare (promuovere) il volontariato aziendale e di competenza?
La politica dovrebbe guardare con più lungimiranza a queste iniziative che hanno un riscontro sociale importante. Dovrebbe incentivarle maggiormente e mettere in campo dei meccanismi che consentano la più ampia collaborazione con le realtà associative che propongono i loro interventi. Occorre un quadro sistemico a sostegno del volontariato in azienda.
Cosa ha insegnato quest’esperienza a livello personale? Ha ricevuto riconoscimenti o attestati?
Da un punto di vista esterno, personalmente ho ottenuto molta visibilità sulla stampa e sui social. Anche in SAP c’è stato un riverbero reputazionale altrettanto forte. Tanto per fare un esempio nel corso degli eventi istituzionali interni, siamo stati premiati diverse volte.
L'intervista è a cura di Onelia Onorati, che si occupa dell'ufficio stampa per la Fondazione Mondo Digitale.