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Il teorema dell'integrazione

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Il teorema dell'integrazione

Il teorema dell'integrazione
 
L’evento comincia alle 15, con una tavola rotonda “partecipata”, perché i cavalierini sul tavolo riportano solo una piccola parte dei nomi delle persone che via via interverranno. I vari testimoni sono seduti anonimi nella sala, confusi nel pubblico. Ma a dire il vero, di “pubblico”, nel senso di spettatori, c’è ne poco. A guardare bene, uno per uno, i tanti volti, che affollano la sala conferenza dell’Istituto Santa Maria, si scopre che in realtà la sala è piena di protagonisti, perché tutti sono veri “partecipanti”.
Il direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale, Alfonso Molina, lo sottolinea spesso nei suoi interventi: le “alleanze ibride” sono un ingrediente fondamentale di ogni processo di innovazione sociale. Ma cosa significa alleanza ibrida? Provate a scattare una foto panoramica della sala, con un angolo visivo di 360°… In prima fila c’è Reyna Terrones Castro. Ascolta attenta. Prenderà la parola solo dopo, per spiegare che anche lei è entrata clandestina in Italia e ora dirige un’impresa che dà lavoro a 20 persone, italiane e straniere. Ma è anche presidente dell’Associazione Nuovi Europei, promossa da Confcooperative Lazio, che conta 600 soci e 76 nazionalità di provenienza.
 
Nella fila di destra c’è Renato Brunetti, presidente di Unidata spa, tra le aziende pioniere nella microinformatica. Qualche fila più indietro un altro presidente, non di una società, ma di un centro sociale anziani.
 
Stanno in piedi, nel fondo della sala, due “cooperatori”, Luca Cristaldi e Ivan Toscano, del Vis, Volontariato italiano per lo sviluppo. In campo saranno tra i migliori, perché amano affrontare con grinta ogni sfida.

Impassibili, nonostante il caldo, numerose signore, diversamente giovani, equamente distribuite nelle file di destra e di sinistra. Hanno conosciuto la Fondazione Mondo Digitale grazie ai corsi di alfabetizzazione digitale della terza età e da allora partecipano a tutti gli eventi, appassionate di ogni forma di conoscenza. Saranno anche sugli spalti del campo di calcio ad applaudire i giocatori per la seconda edizione della partita “Io ci sono”.  
Non sono volti noti, perché amano lavorare dietro le quinte: sono i “professionisti del sociale”, i manager dell’accoglienza. C’è Savia Manfredi, responsabile del centro di Pietralata, e Margherita Valenti che l’ha preceduta nell’incarico.
 
Intanto dal tavolo dei relatori Franco Pittau richiama tutti al lavoro di rete: “se ognuno di noi racconta a dieci persone… sensibilizza… facciamo più noi dei politici… che a volte, lo sappiamo, sbagliano…”
Sorride alla sua sinistra Francesca Valenza, una mamma, che ha trasformato la sua genitorialità in passione associativa (Associazione genitori Scuola Di Donato) e ora è anche referente del progetto “Polo Intermundia”. Annuisce Gabriella Sanna, responsabile del servizio Intercultura Biblioteche di Roma, che da anni ha trasformato le biblioteche in luoghi di incontro e di dialogo interculturale. Intanto Franco Pittau, il direttore del Centro di documentazione Idos, la struttura che ogni anno prepara i rapporti sull’immigrazione, racconta qualche numero. Nel corso del tempo ha maturato un modo tutto suo di presentare i dati. Ora i numeri dell’emergenza fanno meno paura, perché sono stati trasformati in storie, in persone.

Prende la parola Goitom, un rifugiato eritreo laureato in matematica. Descrive con meticolosità i corsi seguiti, le cose che ha imparato, lo stage in azienda. Forse, senza neanche rendersene conto, Goitom ha appena dimostrato il “teorema dell’integrazione” e in modo inconfutabile.

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