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Un quiz etico sull'intelligenza artificiale

Primo Levi di Bollate

Un quiz etico sull'intelligenza artificiale

Un quiz etico sull'intelligenza artificiale

Ital.IA Lab, l'esperienza dell'istituto superiore Primo Levi di Bollate

L’istruzione è in continua evoluzione e trasformazione. Un processo che vede il liceo Primo Levi di Bollate (Milano), guidato dalla dirigente Elisabetta Boselli, in posizione di avanguardia grazie al progetto Ital.IA Lab. A raccontarlo è il docente Pietro Confalonieri, animatore digitale della scuola.

In che modo il progetto Ital.IA Lab ha arricchito l’offerta formativa della vostra scuola?
“Il progetto Ital.IA è stata l’occasione per avvicinarci al tema dell’intelligenza artificiale generativa. Sia dal punto di vista pratico che dal punto di vista teorico, soprattutto per quanto riguarda l’etica di utilizzo di questi nuovi strumenti. L’esperienza ha permesso anche alla nostra scuola di rinnovare i laboratori con nuovi hardware”.

Come ha reagito la comunità scolastica all’introduzione dell’IA?
“L’IA è un’innovazione che non possiamo assolutamente trascurare. La prima cosa da capire è come integrarla in modo efficace alla didattica. Questo ci aiuterà a superare i pregiudizi e a raggiungere i nostri obiettivi come educatori: formare i ragazzi all’uso dell’IA, di cui non potranno fare a meno anche dal punto di vista lavorativo”.

Ci sono piani per espandere l’uso dell’IA nella vostra scuola?
“È una tecnologia fondamentale e ci saranno sicuramente altri momenti di formazione il prossimo anno.  Con la formatrice, Monica, si è subito instaurato un ottimo rapporto. È una persona squisita e molto disponibile. Quello che mi piacerebbe molto, sarebbe portare l’IA anche nelle carceri. Io infatti insegno anche al carcere di Bollate e credo che sarebbe interessante capire come queste nuove tecnologie possano influenzare la riabilitazione dei detenuti”. 

Ad arricchire il racconto da Bollate anche la testimonianza di Monica Umberta Oriani, formatrice FMD. Con un’esperienza di circa 25 anni come programmatrice, Monica ha affrontato le sfide dell’insegnamento dell’IA con un approccio che ha stimolato la partecipazione attiva. 

Quali sono state le maggiori sfide nell’insegnare l’IA a studenti e docenti? E i successi?
“Il tema è molto sentito e c’è stata una grande partecipazione, sia da parte dei docenti che da parte degli studenti. Forse da parte dei docenti c’è anche una preoccupazione diffusa. In molti si interessano al tema nel tentativo di capire come arginare l’uso scorretto di strumenti di intelligenza artificiale generativa. Molti ne colgono però anche le potenzialità di integrazione alla didattica. Tra i ragazzi è più diffusa invece la preoccupazione di essere sostituiti da queste nuove tecnologie. Temono che le loro competenze diventino a lungo andare irrilevanti”. 

Quali sono stati i feedback più significativi ricevuti dai partecipanti?
“Ho coinvolto gli studenti in un gioco, una sorta di quiz etico. Le risposte hanno rivelato una divisione di opinioni basata su considerazioni di libertà personale e sicurezza, con una tendenza interessante tra i generi a percepire diversamente il compromesso tra privacy e protezione”.

Potresti farci un esempio?
“Ho chiesto loro di immaginare di trovarsi in questa situazione: la polizia intende usare l’IA come strumento di sorveglianza, così da poter prevedere un crimine prima che accada. La domanda era: accetti questo tipo di monitoraggio costante? È stato interessante vedere come a rispondere positivamente fossero soprattutto i ragazzi. Le ragazze, che sono tendenzialmente più esposte ai rischi e ai pericoli, esprimevano invece in larga maggioranza un parere negativo, affermando di non essere disposte a sacrificare la propria libertà in nome di una maggiore ‘sicurezza’”. 

Segue il racconto di Ivan, studente di 16 anni, che condivide la sua esperienza personale, evidenziando l’importanza degli aspetti etici sollevati da Monica. 

“La formazione con Monica mi è piaciuta molto. Non ci aspettavamo una formazione così improntata sugli aspetti etici, ma devo dire che proprio questo aspetto ci ha coinvolto più del resto. Ci ha spinto a riflettere su alcuni aspetti che forse davamo per scontati. In generale, infatti, io, così come i miei compagni, siamo a favore dello sviluppo di queste tecnologie. Adesso sappiamo anche però che affinché queste tecnologie seguano un percorso sicuro, rispettoso dei nostri diritti fondamentali, sono necessarie delle linee guida”. 

Il pericolo più grande dello sviluppo dell’IA secondo te?
“Che possa essere appannaggio per pochi, una conoscenza esclusiva d’élite”. 

La cosa migliore che invece potrebbe accadere grazie all’IA?
“Si potrebbero colmare o quantomeno ridurre le disuguaglianze e favorire l’accesso all’istruzione per quelle categorie che generalmente definiamo “svantaggiate””.

Attraverso queste voci, il progetto Ital.IA Lab emerge come un mosaico di esperienze e riflessioni, un laboratorio vivente dove l’IA diventa uno strumento di apprendimento, di dibattito etico e di visione per il futuro. È un viaggio che inizia nelle aule di Bollate e si proietta verso orizzonti ancora da esplorare.

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