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In rete con gli amici

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In rete con gli amici

Mattia ha 16 anni e vive a Taranto. Frequenta il terzo anno di informatica all’Istituto superiore Pacinotti. Gioca agonisticamente a ping pong e quest’anno è impegnato in un campionato di serie D. Ama i videogiochi, singleplayer (Uncharted) e multiplayer (Call of Duty). Usa i visori per la realtà virtuale almeno da due anni, molto prima che il metaverso diventasse una moda. Più recente è l'interesse per Wallet, NFT e blockchain anche se, per sua ammissione, “è difficile per un giovane investire i propri guadagni usando questi strumenti”.

Ha una spiccata passione per la programmazione e ha scelto di partecipare al programma per le scuole di Ambizione Italia proprio per accrescere le sue competenze in materia. Da grande ha un sogno: diventare sviluppatore di videogiochi.

 

Come nasce la tua passione per l’informatica e la programmazione?

“La passione per l’informatica e la programmazione è nata giocando ai videogiochi. Per me l’esperienza di gioco ha sempre superato il limite dello streamplay. Ho capito fin da piccolissimo che la cosa più stimolante era cercare qualcosa che andasse oltre. Quindi ho iniziato a esplorare quello che mi veniva proposto, creando modelli 3D, modificando alcune texture e infine realizzando veri e propri videogiochi".

 

Condividi con i tuoi amici questo sogno?

“Nessuno dei miei amici vuole diventare uno sviluppatore di videogiochi. Però se chiedessi a uno qualsiasi dei miei amici se sa cosa io voglio fare da grande, la risposta è sì! Tutti lo sanno, è una cosa che condivido con tutte le persone a cui voglio bene”

 

Anche con la tua famiglia?

“Sì, anche con la mia famiglia. Mio padre è programmatore e mia madre, pur non essendo particolarmente portata per le materie scientifiche, mi appoggia nelle mie scelte. La nostra è una passione di famiglia. Il mio fratellino a soli 3 anni usa il tablet quasi meglio di me”. 

 

Pensi che partecipare al corso ti abbia aiutato ad acquisire nuove competenze?

“Sì, certamente. Ho potuto confrontarmi con chi fa queste cose per mestiere e quindi ho finalmente capito come fare un uso professionale di Visual Studio e Unity. Sono skills indispensabili per me che fino adesso ho modellato oggetti in 2D. Mi permettono di fare il salto di qualità”.

 

C’è qualcuno a cui fai riferimento per trovare ispirazione?

“Sì, mi ispiro molto alla tenacia di uno YouTuber, un giovane modellatore e designer: Riccardo Cambò aka Breccia. Parla spesso della sua vita e di come è diventato designer. credo sia un bravo ragazzo, un tipo che sa fare il suo mestiere. Mi piace vedere come è cresciuto”.

 

Quale credi sarà la sfida più difficile che ti troverai ad affrontare?

“Molto dipende dalla strada che prenderò. Sicuramente frequenterò l’università, poi la  sfida sarà trovare il lavoro dei sogni. Lavorare in multinazionali specializzate in sviluppo di videogiochi, come la Sony, può essere davvero difficile. Lo stesso vale se voglio avviare una carriera autonoma. in questo caso la sfida è avere un’idea che ‘spacca’, inventare un gioco virale”.

 

Cosa pensi del modo in cui il mondo virtuale può interferire con la nostra socialità, con i rapporti umani?

“Io non ho mai avuto problemi a stare nella vita reale, ma mi trovo meglio a casa davanti alla mia console. In questo modo non c’è limite, né di spazio né di tempo, tra me e i miei amici. Io ad esempio ho conosciuto la mia fidanzata così, giocando a un gioco. Lei abita a Palermo, io a Taranto. Senza i videogiochi non ci saremmo mai incontrati e invece adesso stiamo insieme da un anno e mezzo e ci siamo visti anche spesso dal vivo”.

 

Conoscersi online può essere molto bello, ma anche molto rischioso. Tu hai usato delle precauzioni?

“Sì, l’online lo capisco abbastanza bene e solitamente capisco subito se qualcuno mi vuole fregare oppure no. In ogni caso il mio consiglio, se si conosce una persona online, è di non essere mai soli. Io quando ho conosciuto la mia ragazza ero sempre con altri amici. Ho sempre avuto qualcuno con me che, se qualcosa fosse andato storto, avrebbe potuto aiutarmi”.

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