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In rete con empatia

Vivi Internet, al meglio

In rete con empatia

In rete con empatia

L'esperienza di una psicologa nella formazione di Vivi Internet, al meglio

Marianna Martini per formazione è una psicologa e ha sempre voluto impegnarsi per la tutela dei più piccoli, sia online che nel mondo fisico. “Ho iniziato a lavorare nell’ambito del digitale come collaboratrice del telefono azzurro nel 2018", racconta. "Ho continuato a tenere laboratori per bambini, dai più piccini ai più grandi, soprattutto sul tema del bullismo in Rete. Un tema che integra sempre più ambito digitale e fisico, non risparmiando nessuno. Oggi anche chi non è sui social infatti non è immune da fenomeni come il cyberbullismo: la web reputation si costruisce a prescindere dalla volontà della persona e può influire sul lavoro e sui rapporti umani futuri, costituendo addirittura un limite. Pensiamo ai fenomeni dell’happy slapping e del cyber bashing, riprese di aggressioni reali poi pubblicate sui social. Combattere questi due fenomeni vuol dire combattere il cyberbullismo. Ma pensiamo anche allo sharenting: entro i cinque anni di età i bambini hanno già 1.500 foto online, quindi hanno già una web reputation. In Gran Bretagna una ragazza ha denunciato i propri genitori per violazione della privacy e ha vinto”. 

A un certo punto il lavoro di Marianna si è esteso alla collaborazione con enti locali e nazionali su iniziative di formazione nelle scuole con alunni, docenti, genitori, cittadini in generale. E poi arriva l’incarico di formatrice per Vivi Internet, al meglio, un'esperienza importante che condivide nell'intervista realizzata da Onelia Onorati.

 

Raccontaci la tua esperienza con Viam
Ho iniziato a essere formatrice sin dagli esordi del progetto, con formazioni in presenza e online. Ho trattato soprattutto di benessere digitale, riconoscimento delle fake news, tutela delle informazioni personali, cyberbullismo naturalmente. Tra i problemi riscontrati: l’assenza dei genitori nella vita online dei figli, la scarsa attenzione alle password che spesso non vengono usate per i dispositivi dei più piccoli, la difficoltà a pratica un ascolto attivo e un dialogo non giudicante. 

Il progetto può essere di supporto al percorso di educazione civica in classe?
Indubbiamente sì perché consente di sopperire ad alcune lacune di questa materia sui temi dell’onlife. Oltre ai momenti di formazione, Vivi Internet, al meglio mette a disposizione strumenti che si possono usare nella quotidianità con i ragazzi. La sicurezza in rete non si può infatti affrontare tutta in una volta, ma a tappe, perché è un tema complesso. I 5 pilastri del progetto tracciano una scansione degli argomenti che possono essere declinati in base alla materia del professore che li tratta.

Qual è l’interesse che il progetto può avere, in particolare, per il mondo degli adulti sia come docenti che come genitori?
Come dicevo, anche gli adulti devono essere coinvolti: si parte da loro per identificare cosa possono offrire ai ragazzi e ai bambini più piccoli, correggendo anche quegli atteggiamenti sbagliati di iper connessione e di aggressività verso l’altro sui social. Il cyberbullismo non ha età, a differenza del bullismo nella vita fisica! Viam ha doppia funzione: formare gli adulti sul web perché non sono nativi digitali, supportarli nell’educazione per affiancare i figli e gli studenti alla scoperta del web.

Si passa dunque dagli adulti per porre un freno ai reati online come l’adescamento e il revenge porn?
Quando si tocca la sfera della sessualità e dell’affettività sono i genitori a essere toccati nel vivo. Su questi temi un adulto non può essere evasivo perché con un click sui motori di ricerca il ragazzo scopre da solo ciò che vuole sapere. I temi del sexting che si trasforma in revenge porn e dell’adescamento online sono sempre più diffusi ma i genitori fanno fatica a riconoscerlo. Un modo che noi consigliamo per contrastarli è ad esempio impedire che il ragazzo usi i dispositivi chiuso nella sua stanza, ma che si trovi sempre in luogo comune della casa. Il dialogo, la condivisione, sono fondamentali.

Qual è l’approccio che usi nelle tue formazioni?
Parto sempre parlando di emozioni, perché voglio trasmettere la consapevolezza che la vita online è reale e ciò che viene pubblicato ha delle ripercussioni sulle persone. Il punto di arrivo è suscitare empatia nei bambini, colmando quella disattenzione degli adulti che fanno fatica a seguirli online. Inoltre è fondamentale l’esempio che danno. Una volta, nel corso di un incontro, un bambino di 8 anni ha detto di non avere il cellulare e l’intera classe lo ha preso in giro. Lui ha risposto che voleva distinguersi dal papà che lo usava di continuo e finiva per non giocare più con lui. Un altro bambino di 11 anni ha raccontato di essere stato bullizzato ma che non ha mai riferito la cosa ai suoi genitori perché troppo impegnati. Un vero e proprio scambio di ruoli che fa riflettere!

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