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Raccontare storie sociali

CS First

Raccontare storie sociali

Raccontare storie sociali

Le applicazioni della piattaforma CS First per alunni con bisogni speciali

Dopo la pausa estiva, torniamo a parlare del progetto CS First ascoltando le diverse testimonianze dei protagonisti. Oggi condividiamo il punto di vista della docente Maria Rosa D’Amico, intervistata da Onelia Onorati, che condivide un’idea che vorrebbe sperimentare nel nuovo anno scolastico: usare la piattaforma sviluppata da Google per sviluppare “storie sociali”. Si tratta di racconti brevi e strutturati che hanno lo scopo di spiegare situazioni sociali complesse in modo semplice e chiaro, aiutando i bambini a comprendere meglio il mondo che li circonda e a sviluppare abilità sociali e comportamentali. Si rivelano molto utili anche con alunni con disturbi dello spettro autistico per sviluppare la comprensione sociale. Maria Rosa D’Amico insegna all'Istituto comprensivo Giovanni XXIII di Paceco, in provincia di Trapani, scuola guidata dalla dirigente Barbara Mineo.

Come si è avvicinata al percorso CS First?

Sono all’Istituto Paceco da quattro anni, prima per la materia tecnologia (due anni) e poi per il sostegno, in entrambi i casi alla secondaria di primo grado. Ho partecipato al percorso CS First dal primo anno. La prima impressione rispetto allo strumento è stata in parte di spaesamento perché è una piattaforma molto diversa e innovativa rispetto alle formule di insegnamento unidirezionale. Partecipare, tuttavia, a una modalità di formazione così coinvolgente e laboratoriale è stato un ottimo modo per apprendere con facilità a usare lo strumento. Eravamo, come si dice, “in situazione” perché il formatore ci chiedeva di eseguire ciò che ci stava mostrando.

Le vengono in mente lavori specifici per i quali CS First può rendere al meglio?

Per la materia “tecnologia” non ho avuto modo di proporle lavori perché c’era il lockdown. Sono convinta che si possano fare molte cose, si presta molto allo storytelling e quindi a trattare trasversalmente tutti gli argomenti, tranne forse per il disegno tecnico. Potremmo pensare di creare storie animate sulle regole, in diversi momenti e per diversi ambiti.

Cosa pensa dello strumento applicato all’insegnamento quotidiano?

Sono convinta della sua validità. In particolare credo che sia utile insegnare agli studenti come usare la piattaforma e poi consentire loro di lavorarci da casa. Infatti, nel lavoro in solitaria vengono rielaborati gli stimoli ricevuti in classe senza vincoli e in completa libertà. In questo modo i ragazzi possono creare e trasferire ciò che hanno acquisito e prodotto con il gruppo classe.

Come insegnante di sostegno, cosa pensa delle potenzialità inclusive della piattaforma?

Ho sperimentato la piattaforma in compresenza con la collega di matematica, persino stamattina. La predisposizione dei ragazzi alla piattaforma è più spiccata se sono già bravi nei videogame, soprattutto se hanno alcune fragilità. Spesso sono gli alunni che mi fanno scoprire, in maniera intuitiva, alcune opzioni, andando più avanti più di me. Una volta capita la legenda che illustra i vari comandi, è bello sperimentare e quindi esercitare il ragionamento e l’apprendimento per errori. È un ambiente in cui si riesce a mantenere il controllo e si possono persino manipolare le situazioni, dunque molto apprezzato dai ragazzi con fragilità.

Le viene in mente un progetto specifico da realizzare con la piattaforma in grado di aiutare una persona con fragilità a valorizzare le proprie competenze?

Sicuramente le storie sociali! Si tratta di un particolare uso dello storytelling in cui si progettano contenuti legati a comportamenti di educazione civica o relativi a una disabilità specifica. Penso a ragazzi con disturbi del comportamento che possono lavorare su storie sociali in cui applicare singole regole di educazione. Tali regole vengono poi interiorizzate e diventano un modo per comprendere e porre in atto modelli di comportamento positivi. Spero, nel corso dell’anno, di riuscire a mettermi in gioco in questa attività, gettando le basi per piccoli progetti analoghi a questo. Penso anche allo storytelling trasversale tra materie, che in qualità di insegnante di sostegno mi piacerebbe promuovere per i miei ragazzi.

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