Main Menu

Nei panni dell'altro

Nei panni dell'altro

Nei panni dell'altro

Giulia ha 17 anni e studia al liceo scientifico E. Fermi di Bologna. L’anno scorso ha partecipato alle formazioni di Fattore J, il progetto sulla salute promosso con Janssen Italia, e quest’anno ha deciso di cimentarsi nel ruolo di amabasciatrice del progetto. Contribuisce così alla formazione alla pari e all'elaborazione del primo “Manifesto della salute”, scritto in modalità collaborativa.  

 

 

Cosa ti ha spinto a continuare la tua formazione con Fattore J?

Gli incontri di Fattore J mi hanno colpito molto, soprattutto dal punto di vista emotivo. Le testimonianze dei pazienti mi hanno toccato e in alcuni casi emozionato. Ricordo ancora vividamente le parole di un paziente affetto da ipertensione polmonare a cui erano stati dati pochi anni di vita. La sua non è solo una storia di sopravvivenza, ma di resilienza e di amore per la vita.

 

Credi che questo coinvolgimento emotivo abbia in qualche modo migliorato anche il tuo percorso di apprendimento?

Sì, assolutamente. Grazie a Fattore J ho imparato a mettermi nei panni dell’altro. Conoscere persone con un vissuto travagliato mi ha aiutato a immedesimarmi in chi ha sofferto. E devo dire che questo mi ha spinto a interessarmi di più all’argomento anche dal punto di vista didattico.

 

Cosa ti piacerebbe fare da grande?

“Mi interessano molto l’ambito scientifico e quello medico. Sono indecisa se proseguire i miei studi in infermieristica o in medicina. A spaventarmi è il test di ingresso. So che adesso le cose sono cambiate, ma non sono sicura che le novità interessino anche me. Vedremo. Per il momento lascio aperta ogni porta”.

 

Da cosa nasce il tuo desiderio di lavorare in ambito medico?

C’è un evento che è stato molto significativo per me. Qualche anno fa, al mare, una ragazza si era fatta male alla coscia. Le si era aperto quasi un buco nel muscolo e stava per svenire. Mi sono accorta che il suo ragazzo, preso dal panico, non sapeva cosa fare. Quindi sono intervenuta, li ho soccorsi. Ho chiamato l’ambulanza, ho cercato di tenere sveglia la ragazza. L’adrenalina che ho provato in quel momento mi ha tolto ogni dubbio e mi son detta: io nella vita voglio fare questo.

 

Cosa fai nel tuo tempo libero?

Non abito a Bologna, ma nei pressi di San Pietro Terme, vicino Imola. Quindi per andare e tornare da scuola ci metto circa 40 minuti. Al rientro poi ho subito un impegno. Faccio la dog sitter per una vicina e quindi porto a spasso i suoi bassotti. Non ho moltissimo tempo libero. Il sabato esco con gli amici e la domenica poi studio.

 

Come mai hai scelto una scuola così lontana da casa tua?

Non abitando in città, ho voluto fare quest’esperienza, cambiare aria. E ho fatto bene: mi sono innamorata dell’ambiente che ho trovato. Tutti gli amici che frequento abitano vicino a me, ma li ho conosciuti perché andavano al fermi. Abbiamo legato molto durante il tragitto in autobus. Adesso però hanno cominciato l’università e ora sono sola in autobus.

 

 

Come hai gestito la tua vita in pandemia?

Devo dire che inizialmente la pandemia non ha avuto un forte impatto su di me. Era una cosa completamente nuova, eccezionale. L’ho presa come una sfida e il primo lockdown per me non è stato troppo drammatico. Al secondo giro però devo ammettere che ho pensato “qui non ne usciamo più”. Ci ho messo un po’ a tornare nei miei schemi, è stata davvero dura. Devo dire però che il vero colpo l’ho avuto quando il Covid me lo sono beccato. Infatti, mentre durante i lockdown l’esperienza era condivisa, la malattia è un'esperienza individuale. Mi sono sentita forse per la prima volta isolata e sola.

 

Covid-19: cosa i giovani hanno perso? E cosa invece hanno ritrovato?

La mia generazione ha preso dimestichezza con la socialità. Ci siamo abituati a fare tutto da soli. Io, ad esempio, prima avevo molta voglia di andare in discoteca. Ora se ci penso mi viene l’ansia. Spero che questa paura mi passi il prima possibile. Se invece penso a quello che abbiamo acquisito direi che finalmente abbiamo imparato a non dare per scontata la nostra istruzione, la scuola. Uscire di casa e studiare quello che vogliamo, fare quello che ci piace, è un dono. 

 

Cosa auguri alla te del futuro?

Alla me del futuro auguro di essere tranquilla, serena e felice. Di non aver rimpianti e di essere contenta con le scelte fatte.

Altre notizie che potrebbero interessarti

Rimani aggiornato sulle nostre ultime attività, notizie ed eventi