Vivi Internet, al meglio coinvolge anche genitori e nonni. L’esperienza dell’IC Via Aretusa
L’Istituto comprensivo Via Aretusa di Roma ha aderito, da ottobre 2022 a giugno 2023, al percorso molto ricco e articolato nell’ambito del progetto Vivi Internet, al meglio, partecipando ad attività di formazione online per studenti, docenti e genitori, al laboratorio di Interland Room con studenti della quinta classe della scuola primaria, al workshop intergenerazionale sullo storytelling per studenti e nonni, infine al laboratorio "Il benessere in rete dei più fragili". Gli studenti dell’IC via Aretusa hanno anche partecipato ai laboratori della RomeCup 2023 presso gli spazi dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. Adulti e bambini hanno esplorato diversi strumenti: il libro Interland: avventure digitali, il gioco da tavolo e online, Interland Room, laboratorio didattico sulla cittadinanza digitale, e un prototipo di Interland4All.
Condividiamo l’intervista realizzata da Onelia Onorati alla docente di lettere Aurelia Cassar, referente scolastica per l’educazione civica, bullismo e cyberbullismo.
Mi racconta come avete deciso di prendere parte attiva al percorso di Vivi Internet, al meglio fino alla Romecup 2023?
Per me è stato semplice, sono la referente per l’educazione civica, bullismo e cyberbullismo della scuola e spesso ricevo proposte sui temi del digitale. All’inizio dell’anno scolastico la project officer Marta Pietrelli mi ha proposto di aderire al percorso di Vivi Internet, al meglio e avendone approfondito gli aspetti abbiamo scelto subito di partecipare con le seconde classi della secondaria di I grado, di concerto con il dirigente scolastico Giovanni Scancarello. La nostra scuola si trova a la Rustica, una zona periferica di Roma afflitta dalla povertà educativa e da fenomeni di microcriminalità. Molti ragazzi hanno bisogno di essere affiancati, sia dal punto di vista didattico che umano, da figure solide, alle quali affidarsi. È fondamentale costruire in età infantile e pre-adolescenziale atteggiamenti di risposta ferma al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, piuttosto diffusi nel quartiere. Sono tanti i docenti, da noi, che si fanno carico di questa fragilità, cercando di offrire ai ragazzi percorsi per strutturare la propria personalità in modo da contrastarla. A causa della distanza, e delle difficoltà connesse alla mobilità, non tutte le classi hanno potuto seguire tutte le attività proposte, ma la seconda media e la quinta classe della primaria sono riuscite a prendervi parte. È stato un grande risultato e soprattutto ha coinvolto ragazzi e ragazze in un’età molto delicata e particolarmente esposta ai pericoli della rete e dei social. Ad esempio, una mia alunna l’anno scorso è stata vittima di una situazione pericolosa, diventando oggetto di attenzioni on line da parte di uno stalker in età adulta. Ne siamo usciti anche grazie alla polizia postale e, coscienti di questo caso, siamo stati ben contenti di intraprendere un percorso che tuteli i giovani da questi pericoli fornendo strumenti da utilizzare in via preventiva.
Avendo preso parte alle diverse iniziative legate al percorso Vivi Internet, al meglio, che idea si è fatta degli strumenti offerti dal percorso? Quanto sono utili per aumentare la consapevolezza rispetto ai rischi e alle potenzialità di Internet, sia per gli studenti sia per il suo uso personale della rete?
Rispondo citando i miei studenti e studentesse: è stato tutto molto interessante, la professionalità dei formatori è alta, la capacità di interagire con i ragazzi ottima, gli strumenti adatti allo scopo. L’ultimo incontro che ha coinvolto i genitori, in particolare, è stato molto soddisfacente. Tutti gli strumenti proposti, insomma, ci hanno convinti e sono risultati utili per la nostra attività di insegnamento quotidiano.
Come utilizzare questi argomenti legati alla sicurezza e al benessere digitale nelle lezioni di tutti i giorni?
Affrontiamo argomenti legati al benessere digitale e alla navigazione sicura quotidianamente, ma grazie a percorsi come Vivi Internet, al meglio siamo oggi più propensi ad alzare il velo su questi temi, parlando delle strategie di contrasto del cyberbullismo e dei pericoli della rete in maniera sempre più aperta. Il fatto che persone non appartenenti al corpo docente usino certe tecniche è molto interessante, soprattutto per i ragazzi, spingendoli a un atteggiamento di apertura. Se ci limitiamo alle lezioni in aula c’è più diffidenza, invece attraverso card formative, video, dialoghi con formatori esterni e giochi, si arriva al cuore dei problemi in maniera più diretta.
Di tutte le formazioni ed esperienze del percorso che cosa le è sembrato più interessante, magari nell’ottica di un uso in aula? C'è un momento che ha sentito particolarmente significativo rispetto ai problemi che vede tutti i giorni nel suo lavoro?
La cosa che più mi ha colpito è stato l’incontro con la Polizia Postale: i ragazzi hanno ritrovato racconti ed esempi di esperienze da loro vissute tutti i giorni! Quella presenza è stata illuminante e ha catturato gli alunni in modo particolare, creando un senso di immedesimazione.
La rete deve per forza separare le persone e le diverse generazioni o può in qualche modo fare da collante, diventando linguaggio comune?
Negli incontri tra nonni e studenti abbiamo assistito a una dinamica di grande coinvolgimento. Ho visto tanti ragazzi con nonni molto giovani, sui 50 anni, entrare in sintonia insegnando loro a usare internet, le app, a stare dentro la tecnologia. Spesso i nonni rivestivano un ruolo troppo normativo, da guardiani, ma il desiderio di proteggere i nipoti è stato speculare all’impegno dei giovani nell’insegnare agli adulti. Ho visto gli alunni molto interessati alle esperienze dei nonni, ad esempio su come in passato venivano organizzati il tempo libero e la scuola. In questo caso la tecnologia ha unito le generazioni, fornendo una base di interazione e dialogo.
Che cosa pensa dei momenti laboratoriali organizzati presso Fondazione Mondo Digitale e in occasione della Romecup? È stato utile uscire dal contesto scolastico e seguire i percorsi anche in ambienti differenti dal consueto?
La scelta di venire alla RomeCup 2023 ci è sembrata subito un’occasione unica, abbiamo partecipato grazie a una decina di genitori che hanno accompagnato e preso parte ai laboratori attivamente insieme ai propri figli e ai relativi docenti. Sono stati molto soddisfatti e ciò anche grazie all’uscita dal contesto quotidiano. Ci hanno riferito che, soprattutto fra studenti, si è creato un forte senso di gruppo e di comunione, al contrario di quanto avviene in classe, quando spesso si creano micro gruppi non collaborativi. Anche i genitori per la prima volta, forse, si sono sentiti pienamente coinvolti e parte integrante di un percorso del genere. Da insegnante devo invece dire che è nato un rapporto di reciprocità con la Fondazione Mondo Digitale, uno scambio in cui ci siamo sentiti parte di un percorso, pienamente coinvolti.