La formatrice Susanna Bulgheroni racconta il progetto Vivi Internet, al meglio
Susanna Bulgheroni è una formatrice storica della Fondazione Mondo Digitale e, come si dice, una “early adopter” dei social: “Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione capisco che la comunicazione pubblicitaria e il marketing sono i due settori in cui mi muovo più agilmente. Inizia l’era Facebook e, da subito, mi sembra il canale del futuro, non solo per rimanere in contatto con gli amici, ma anche per le attività imprenditoriali, il marketing. Lo sperimento con successo in un periodo in cui ancora, in Italia, non si parlava nemmeno di social media marketing, ed è un successo”, racconta Susanna.
“Più mi avvicino a questo mondo, più mi piace e scopro, soprattutto, che mi piace tantissimo condividere con gli altri ciò che imparo e che approfondisco usando questi strumenti tutti i giorni. Per questo inizio a cercare scuole ed enti che cerchino formatori, trovo il bando della seconda edizione di She Means Business e mi candido. Fondazione Mondo Digitale mi dà l’occasione di essere tra i formatori del progetto e da lì inizia la mia esperienza di trainer: mi appassiono subito e negli incontri non condivido solo gli aspetti tecnici, ma anche quelli legati alla sicurezza online e alle buone pratiche per evitare le brutte sorprese. Diventa sempre più importante, non solo saper usare le piattaforme per sfruttarle a proprio vantaggio, lavoro e intrattenimento, ma anche, e soprattutto, per non cadere nelle truffe online, per proteggere i propri dati sensibili, per capire quali sono i pericoli della rete e aiutare bambini e ragazzi che vivono questo mondo con molta leggerezza”.
Quando arriva, nella tua professione, l’esperienza con Vivi Internet, al meglio?
Inizio a lavorare al progetto proprio nel 2020, nell’anno più difficile, quello della pandemia. Quando arriva la proposta per essere formatrice di Vivi Internet, al meglio non ci penso due volte, soprattutto quando scopro di poter incontrare anche i più piccoli: sono mamma e so che un giorno arriverà, anche per me, il momento di lasciare usare alle mie figlie un device, mi terrorizza non saperle proteggere e così mi lancio. Scopro tantissime nuove cose, soprattutto con gli incontri con la Polizia Postale: apprezzo l’esperienza e il lavoro instancabile di tutti coloro che vivono dietro uno schermo per proteggerci e, con il funzionario Giovanni Camarda, diventiamo una squadra capace di unire la parte tecnica a quella emozionale-esperienziale e, sia i bambini che i ragazzi, si aprono, si raccontano e ci chiedono molte informazioni. Che dire? Una grande soddisfazione!
Come hai visto cambiare i social? E come si è sviluppato il progetto?
Rispetto ai primi temi ho assistito a un’evoluzione pazzesca: i feedback dei giovani, dei docenti e dei genitori ci hanno spinto ad aggiornare, ampliare, completare la formazione. Ogni edizione aggiungevamo un tassello, un’informazione in più: laboratori di fact checking, video, testimonianze, documentari, tutto il materiale messo a disposizione da Google… insomma abbiamo alzato l’asticella ogni volta ricevendo in cambio una grande partecipazione e tanti volti soddisfatti (i nostri in primis!) per l’ottimo lavoro svolto. Lo sceglierei di nuovo? Senza dubbio! Tra tutti i progetti sui quali ho lavorato, questo è quello che ho seguito dall’inizio e che sento anche molto mio, e non solo per la produzione del materiale. Ho perso il conto dei giovani incontrati ma non ho dimenticato alcune sessioni particolarmente impattanti, soprattutto quando abbiamo parlato di cyberbullismo.
In particolare come Viam può essere uno strumento di supporto al percorso di educazione civica in classe?
La proposta di Viam è complementare e di supporto a quello che, secondo me, dovrebbe essere un protocollo da inserire obbligatoriamente nell’educazione scolastica. Si basa su cinque punti fondamentali: l’uso responsabile della tecnologia, i pericoli della rete e le truffe online, il cyberbullismo in tutte le sue forme e come poterlo affrontare, il dialogo con “i grandi” e, soprattutto, sapere che, comunque vada e qualsiasi cosa accada, c’è sempre un rimedio e che ci sono persone che possono aiutarli senza giudicare e senza punire. Viam è il progetto di educazione digitale gratuito più completo che conosco!
Il progetto come supporta gli educatori nell’uso della Rete?
Incontrando gli adulti mi sono resa conto di un forte divario tra quello che pensiamo di sapere e quello che in realtà sappiamo. Non è una critica ma una constatazione. Gli strumenti tecnologici evolvono rapidamente e con essi tutto ciò che è nella rete: social media, piattaforme di giochi online, blog, e-shop… li utilizziamo quotidianamente e, a volte, con leggerezza, senza renderci conto che potremmo pagare delle conseguenze poco piacevoli, non solo dal punto di vista economico, ma anche personale (furto di dati personali, furto di identità ecc). Inoltre, diamo spesso per scontato che, essendo i ragazzi la generazione digitale per eccellenza, che con questi strumenti ci sono praticamente nati, li sappiano usare perfettamente. Bene, non è così: sanno utilizzare la piattaforma in sé ma non secondo il pensiero critico di un adulto! Per questo è molto importante formarsi e informarsi in prima persona per poi poter essere da guida e da supporto per i propri figli, nipoti e studenti. Viam dà questa possibilità in forma gratuita, con formatori esperti che hanno sviluppato moduli pratici e subito spendibili per rendere questi incontri attivi, utili, di confronto.
Secondo l'ultimo report della Polizia postale l’accesso ai social è sempre più precoce e i casi di cyberbullismo sono in aumento. In che modo il progetto, con le sue risorse, può contrastare questa situazione?
Tutto è possibile, bisogna trovare la formula più adatta. Ci vuole impegno e dedizione per aiutare i ragazzi che, spesso, trascinati dagli amici e dalle notizie false, si ritrovano in situazioni che non sanno gestire. Vanno ascoltati e guidati: trasmettere pochi concetti ma corretti, un semplice decalogo di cosa si può e non si può fare, vedere insieme a loro le impostazioni più delicate dei loro device e commentarle insieme. Ecco perché Viam è uno dei progetti che negli anni ha collezionato un numero altissimo di iscrizioni: alcuni istituti ci hanno persino chiesto incontri specifici per i loro studenti, i loro docenti e i genitori dei loro alunni, tre giorni a loro dedicati. Insomma, l’importanza di Viam è ormai un dato di fatto e mi piacerebbe che continuasse ad essere un punto di riferimento per il sistema scolastico e familiare italiano.
Cosa porti con te dall’esperienza con Viam?
Ho partecipato a tantissime formazioni, una in particolare è rimasta impressa a me come formatrice e a Marta Pietrelli come project officer: un incontro con gli adolescenti a ridosso di Natale, che doveva essere in tandem con la Polizia Postale ma che ho svolto da sola, per problemi di disponibilità del funzionario. I ragazzi si sono aperti come un fiume in piena, portando la loro esperienza, la loro solitudine, tutta la loro innocenza e, allo stesso tempo, “superbia” nell’uso dei device… Un’ora e mezza di confidenze, di richieste di aiuto, che ci ha lasciato tutti scossi ed emotivamente appesantiti, eppure è proprio per queste sessioni così intense che Viam è il progetto in cui essere. Hanno ricevuto risposte e supporto, si sono sentiti un po’ meno soli e un po’ più compresi, io ho compreso che c’è ancora tanto da fare e che noi adulti abbiamo una grande responsabilità. Hanno un futuro pieno di opportunità grazie alla rete (studio, lavoro, informazione) ma non potranno mai sfruttarle al meglio se non ci siamo in questa fase della loro vita come guida.
Insomma, un progetto che hai nel cuore... e per il futuro?
Mi sono divertita, sono cresciuta professionalmente e ho condiviso tanto. La parte più bella è sempre stata quella con le scuole, bambini e ragazzi sanno come rendere interessante e unica ogni formazione. Mi piacerebbe che si andasse ancora più a fondo e si continuasse ad aggiornare i moduli dei programmi, che ci fossero dei percorsi intensivi per i genitori (sono coloro che hanno più bisogno della guida del formatore e, ahimè, quelli con meno tempo da dedicare). Mi piacerebbe un programma immersivo, nel vero senso della parola, qualcosa che li faccia immedesimare in ciò che vede, sente, prova un giovane a contatto con la tecnologia, con gli errori e con gli aspetti negativi della rete. Chissà, magari un giorno li incontreremo tutti nel metaverso e potremo raggiungere tutti in tutte le parti di Italia!