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Il gioco è una menzogna

Il gioco è una menzogna

Il gioco è una menzogna

“Ad oggi sono 4 anni 3 mesi e 21 giorni che non gioco, ma la dipendenza è una malattia con cui combatto costantemente”. Con queste parole L., 27 anni, giocatore compulsivo, comincia a raccontare della sua esperienza ai ragazzi e alle ragazze che hanno partecipato al webinar "Ludopatie e alcolismo”, animato dagli esperti della Fondazione Villa Maraini [vedi la notizia La dipedenza in rete].

 

L’incontro è uno degli appuntamenti online di Health4U, il programma di formazione e orientamento alle carriere universitarie e al mondo del lavoro promosso dalla Fondazione Johnson&Johnson, con un focus dedicato all’area della salute, del benessere e delle scienze della vita.

La testimonianza di L. è un flusso incrociato di ricordi e speranze per il futuro. Dalle origini della malattia fino al percorso di accettazione e scoperta di sé, ogni parola è bagaglio.

 

“Ho iniziato a giocare perché avevo dei problemi con me stesso", racconta L. "Non riuscivo a dare un nome alle mie emozioni o a spiegare perché provavo alcune cose. Cercavo le forme di eccitazione più svariate. Poi ho trovato il gioco d’azzardo. Ho iniziato con le scommesse ed ero sicuro di essere in pieno controllo di quello che mi accadeva. Non ero consapevole di essere finito in un vortice da cui è difficile uscire”. 

Quando ha iniziato L. era giovanissimo, aveva solo 23 anni. E presto anche debiti in banca. “Ho iniziato a fare truffe e furti. Lo stipendio non mi bastava, mi servivano più soldi per giocare. Ero nella più totale disperazione”.

Il dolore più grande è arrivato però quando ha capito di aver perso credibilità agli occhi delle persone a lui più care. “Il gioco è una menzogna, ti prende in giro. E quindi diventi un bugiardo pure tu. Ti inventi scuse di tutti i tipi. Tanto ormai ti sei giocato tutto, tanto vale giocare anche te stesso”.

 

E poi… il fondo del bicchiere. “Sono arrivato a pensare di uccidermi. Non avevo più desiderio di nulla, il mio unico obiettivo era il gioco”. Una circostanza aggravata anche dall’immediata accessibilità a piattaforme online di gioco d’azzardo. “Molti dei giochi a cui giocavo erano online. Quindi non smettevo mai. Mi addormentavo giocando e mi svegliavo con il pensiero subito rivolto a quello”.

Solo dopo aver fatto i conti con i pensieri più brutti, L. ha capito di avere un problema. “Mi sono iscritto ad un’associazione e ho capito di essere malato. Accettarlo è stata la cosa più difficile”.

Tra gli studenti coinvolti nella sessione formativa una ragazza ha subito una domanda pronta: “come hai fatto a disintossicarti?”

Lui sorride e risponde: “non ci sono ancora riuscito. Il gioco a me piace sempre. Continua a piacermi anche oggi. Ma mi ha battuto. Io ho perso. Quello che mi sento di dire è che oggi non ho giocato. Domani? Non so. La mia è una battaglia che si combatte tutti i giorni. Devo stare sempre in guardia. Ma, com’è che si dice? Giorno dopo giorno si fanno gli anni”. 

Quando gli chiedono come vede il suo futuro lui risponde che è concentrato sul presente. “Oggi riesco ad apprezzare anche le piccole cose, a fissare degli obiettivi. Cerco di crearmi un presente e riesco finalmente a dare un nome alle mie emozioni. Sono impegnato in un percorso di conoscenza di me stesso”.

 

Foto in anteprima di cottonbro da Pexels

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