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“Nel testo costituzionale sudafricano è contenuto il valore culturale più importante su cui si fonda la nostra società: l’Ubuntu. “Ciò che è mio è tuo”. È un'espressione in lingua bantu che indica "benevolenza verso il prossimo". È una regola di vita basata sul rispetto dell'altro. Appellandosi all'ubuntu si è soliti dire Umuntu ngumuntu ngabant, "io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo". L'ubuntu esorta a sostenersi e aiutarsi reciprocamente, a prendere coscienza non solo dei propri diritti, ma anche dei propri doveri, poiché è una spinta ideale verso l'umanità intera, un desiderio di pace.”
Si chiude con questa riflessione la lunga intervista che Gabriele Santoro ha realizzato per le pagine di Lumsa News con Martin Nkafu Nkemnkia, docente di Cultura, religione e pensiero africani presso le Pontificie Università Gregoriana e Lateranense. Domande e risposte cruciali per capire il presente dell’Africa che “non ha bisogno di armi, ma di cibo, d’infrastrutture utili alla società e del know-how tecnologico”.
Africa, dove i popoli non hanno rappresentanza, numero 41, 19 novembre 2008, pag. 12-13 (scarica il pdf dell’intervista).
Martin Nkafu è il responsabile del progetto Digital Bridge in Camerun. Appena due settimane fa, il 4 novembre scorso, il segnale Internet è arrivato per la prima volta nella regione di Lebialem, a Fontem. Ora sono in rete, collegati con il resto del mondo, anche le scuole e l’ospedale (vedi la news Digital Bridge: anche Fontem è on line).
Per approfondire:
- ICT per l'istruzione globale e la e-inclusion
- il progetto Digital Bridge in Camerun
- Le foto scattate da De Simone nella galleria fotografica