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Non è una tradizionale conferenza... è l'immagine del futuro

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Non è una tradizionale conferenza... è l'immagine del futuro

Non è una tradizionale conferenza... è l'immagine del futuro

 

Dal Redattore sociale, sezione "Scuola"

 

Digital Bridge: i risultati del progetto della Fondazione Mondo digitale

Alla presentazione del “ponte digitale” tra Africa e Italia hanno partecipato gli studenti di 11 scuole romane collegati in videoconferenza con i loro colleghi africani
 

ROMA - Oltre 500 studenti hanno animato oggi la sala Tirreno della Regione Lazio, dove sono stati presentati i primi risultati del progetto Digital Bridge, coordinato dalla Fondazione Mondo Digitale con il finanziamento della stessa Regione. Molti i protagonisti: i ragazzi di 11 scuole romane insieme a quelli del distretto di Fontem, in Camerun e dei campi profughi Saharawi, tutti coinvolti nel progetto realizzato da Scuole Romane in Rete (Sir), Bambini+Diritti onlus e la Lebialem Association for Twinning of Schools (Lats), associazione camerunense che dal 1990 promuove programmi educativi e di interscambio per i giovani della regione di Lebialem.

 

“La grande partecipazione e la presenza di tutti questi giovani testimonia che questo è più di una tradizionale conferenza: questa è l’immagine del futuro”. Così Alfonso Molina, direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale, che prosegue: “La realtà a cui si va incontro è multiforme, non è mai univoca e presenta continue interazioni. Molti punti chiave della società stanno cambiando: la scuola non è più artefice di un’istruzione tradizionale, ma sempre più spesso si fa autrice di un’educazione volta al sociale e all’innovazione.” Ne è testimone proprio il progetto, che punta, come dice il nome, a creare un “ponte digitale” tra le scuole romane e quelle camerunensi e saharawi, attraverso l’uso di tecnologie innovative, scambio di materiali e conoscenze, gemellaggi, formazione via web.

 

L’incontro stesso è stato testimone delle relazioni che si sono create grazie a Digital Bridge: sono intervenuti in videoconferenza i docenti e gli studenti che hanno partecipato al progetto, ma anche le istituzioni consapevoli dell’importanza assunta dagli scambi e dalle nuove tecnologie. Tale attenzione è stata confermata dalle parole di Omar Mih, rappresentante del Fronte Polisario in Italia: “La cosa più terribile è l’isolamento. Io sono sicuro che questo gemellaggio ci possa far sentire che non siamo soli”. Anche Martin Nkafu, il presidente di Lats, ha sottolineato l’importanza di creare legami e connessioni, soprattutto sul piano dell’educazione, “in territori che spesso non hanno alcun tipo di collegamento, nemmeno infrastrutturale”.

 

Se da parte delle istituzioni africane c’è stata una grande partecipazione non si può dire lo stesso da parte dei rappresentanti italiani, ha lamentato Molina, che ha denunciato “l’incapacità istituzionale di entrare nel meccanismo della realtà fatta di scambi e di innovazione. Questo progetto – ha aggiunto – testimonia che, quando c’è l’interesse di mettersi in gioco in un’ottica che guarda al futuro, si realizzano cose importanti. La Regione Lazio, in sinergia con docenti innovatori, è riuscita a creare un progetto importante per le scuole italiane e vitale per gli istituti africani”. In Camerun infatti sono stati formati 16 operatori tecnici, la burocrazia di municipio e prefettura viene ora sbrigata via web, e gli studenti studiano informatica e italiano on-line.

 

Per quanto riguarda le popolazioni Saharawi, accolte in Italia durante il periodo estivo, sono stati creati due laboratori informatici nei campi profughi di Aaiun e Ausserd, nonché una scuola superiore. “Il tasso di scolarizzazione nei campi è molto alto, sfiora il 100%, perché il popolo Saharawi lega all’istruzione dei giovani il livello di attenzione internazionale che gravita intorno a loro”, ha spiegato Giovanni Intini, responsabile tecnico del progetto, che ha aggiunto: “I ragazzi sono però costretti a lasciare le famiglie e andare a studiare in Libia, in Algeria, a Cuba, perché dove si trovano non ci sono scuole secondarie. Ora tutti potranno proseguire gli studi, senza essere costretti a spostarsi”. Inoltre, il progetto “ha permesso la formazione di docenti tramite web, specializzati soprattutto nelle nuove tecnologie, il che si traduce nella possibilità di avere strumenti sempre maggiori per portare l’attenzione sulla situazione del popolo Saharawi”.

 

A questo proposito, Intini ha lanciato l’iniziativa che l’associazione Bambini+Diritti porta avanti da diversi anni, cioè la possibilità per chi lo desideri, in particolare studenti e insegnanti, di trascorrere una settimana all’interno dei campi profughi. “Grazie a quell’esperienza sono entrata in contatto con persone accoglienti e consapevoli, e ho capito a fondo la loro situazione, e anche le questioni politiche a essa legata”, ha testimoniato Almira Licina, una studentessa del liceo scientifico I. Newton che l’anno scorso ha preso parte al viaggio. “Progetti come Digital Bridge – ha detto ancora la studentessa – sono importanti perché consentono di comprendere alcune dinamiche e soprattutto di avere scambi reali con persone e situazioni di cui si parla davvero troppo poco”. (Serena Chiodo)

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