All'English Summer Camp della Palestra dell'Innovazione può accadere di tutto. Perfino scoprire che bambine e bambini possano rimanere incantati e affascinati dall'arte di fare rumori... A guidare l'originale Media Art Lab sono Valentino Catricalà [@ValentinoCatric], direttore artistico del BNL Media Art Festival, e Fiammetta Castagnini [@Fiammetta_FMD], esperta in ingegneria del suono.
Nella settimana dedicata alla robotica i giovanissimi partecipanti si sono cimentati nella sonorizzazione di uno storico e affascinante film di fantascienza, Metropolis (1927), tra le opere simbolo del cinema espressionista. Metropolis è ambientato nell'ormai vicino 2026...
Ecco una breve sequenza del loro lavoro.
"Facciamo scegliere ai ragazzi un video che li possa interessare e al tempo stesso rappresentare una novità. In questo caso abbiamo scelto Metropolis perché il tema della settimana era la robotica. Abbiamo visto che filmati come questo o della prima avanguardia si prestano molto bene ad un lavoro di sonorizzazione: i ragazzi non sono condizionati come nel caso dei video più comuni, spot, pubblicità, cartoni, film a loro più vicini", ci spiega Fiammetta.
"Vedono per la prima volta immagini a loro sconosciute che suscitano emozioni. A partire da queste emozioni avviamo tutto il lavoro di ricerca sonora: partiamo dal classico sound design, in cui il rapporto tra immagine e suono è concreto e reale (esempio: sbatte la porta/rumore della porta che sbatte) per lavorare poi su un altro piano, quello del senso, in cui c'è un stretto legame tra immagine, sensazione e suono (esempio: movimenti degli operai cadenzati, tutto ordinato, sensazione di ansia, rumore del ticchettio di un orologio)."
Ma come vengono fabbricati i rumori?
"I suoni i rumori e le voci vengono registrati dai ragazzi stessi con i loro smartphone: usano l'ambiente circostante o fanno una ricerca grazie alle librerie di sound effects. In questo caso il ticchettio dell'orologio non è altro che l'accendersi e spegnersi dell'interruttore. La faccia della donna automa è realizzata invece con il suono delle apette robotiche del robotic center.
Alla fine della composizione discutiamo collettivamente i livelli sonori di ciascun frame e cerchiamo di dare un'uniformità al tutto. Gli strumenti che utilizziamo sono registratori, i software Final cut, Audacity e microfoni. Quando si registrano le voci interveniamo con l'equalizzazione e la compressione a seconda del gusto dei ragazzi. È un laboratorio sull'ascolto e sul rapporto tra immagine e suono. Quello che ci interessa far arrivare è il modo in cui si possono utilizzare gli strumenti digitali per creare, in questo caso, uno scenario audiovisivo legato a qualcosa di personale come le sensazioni e le emozioni".