Robot si sfidano in Campidoglio: in gara gli scienziati di domani. A confronto i progetti migliori delle scuole e delle università
di Fabio De Ponte
Roma, 7 mag. (Apcom) - La palla è ferma, gli spettatori in silenzio, il portiere davanti alla porta si prepara. Ma non è un rigore come gli altri. A giocare sono due robot umanoidi e a fare il tifo sono gli studenti di intelligenza artificiale dell'università La Sapienza, insieme ai loro colleghi degli atenei tedeschi e greci che partecipano al trofeo internazionale di robotica. Parte il tiro. Fuori. Luca Iocchi, ricercatore del dipartimento di informatica e sistemistica, recupera la piccola sfera arancione e la rimette in campo. Si riprende.
Si è svolta questa mattina in Campidoglio a Roma la terza edizione del trofeo, promosso dalla fondazione Mondo digitale. Obiettivo: riportare la scienza nelle scuole italiane, appassionando i ragazzi col gioco. Non solo le università, infatti, ma anche i ragazzi, coi loro progetti scolastici, partecipavano alle gare. Il più giovane, Enrico Gessi, della scuola media Mozart di Roma, 13 anni. Insieme a tre compagni ha partecipato alla 'mini explorer': i robot si muovono in un labirinto e devono avvicinarsi ai punti di luce. Quello che ci riesce nel tempo minore ha vinto. Partecipava con un robot della Lego Mindstorm, un piccolo automa dotato di sensori luminosi e tattili, che può essere programmato attraverso una interfaccia appositamente realizzata per gli studenti. "Riconosce gli ostacoli con un sensore simile a un radar", spiegava Enrico agli avversari. "Si ferma, si volta a destra e a sinistra, e procede nella direzione dove gli ostacoli sono più lontani".
Di qualche anno più grandi, Eddy e Leonardo, dell'Itis Galilei di Roma, 17 e 18 anni, che hanno preso parte alla stessa gara. "In tre settimane - spiegano - abbiamo montato il nostro robot". Un automa estremamente essenziale e ingegnoso: tre resistenze fotosensibili per individuare la direzione dalla quale giunge la luce, due pezzi di fil di ferro che chiudono un contatto quando il robot va a sbattere e due relè per governare i motori. Semplice ed elegante. Ben più complesso il lavoro di Eros Ghio e Alberto Aimar, dell'Itis Villauri di Fossano, in provincia di Cuneo che, partendo da un lavoro degli studenti degli anni precedenti, hanno realizzato un robot a sei zampe in grado di sorvegliare una zona e trasportare degli oggetti. "Abbiamo progettato noi - spiegano - tutti i componenti. Abbiamo realizzato quelli metallici con la macchina a controllo numerico della scuola e quelli in plastica con una stampante tridimensionale che, dato un disegno, stende strati di polimeri fino a realizzare il progetto. Abbiamo studiato i ragni, osservandone i movimenti su una serie di video, per lo più scaricati su Youtube. E li abbiamo imitati. Il nostro robot ora è anche in grado di salire le scale". L'intenzione, annunciano, è quella di continuare il progetto all'università. La scuola, infatti, ha una convenzione col politecnico di Torino. Potranno proseguire il loro lavoro, che sarà riconosciuto con l'assegnazione di crediti formativi.
Giochi che rappresentano ben più di qualche ora di divertimento. In Italia, secondo l'annuario 2009 Scienza e società del Mulino quattro giovani su dieci hanno una preparazione scientifica talmente bassa che non sanno rispondere alla domanda se un elettrone sia più grande o più piccolo di un atomo. E gli studenti italiani, denuncia Mondo digitale, sono ai livelli più bassi in Europa per preparazione matematica. Insomma bisogna correre ai ripari. E gli automi sono un'ottima occasione per attirare i ragazzi. "I robot - spiega Iocchi - riescono ad attirare l'attenzione anche dei bambini, perché sono giocattoli imprevedibili. Il fatto che un robot, davanti alla porta, possa anche sbagliare il tiro è emozionante; se fosse tutto determinato non sarebbe così spettacolare. Non ci si annoia mai". E infatti tutto intorno al campo da calcio una cinquantina di bambini delle elementari osservava col fiato sospeso la partita. Bambini che potranno diventare domani ricercatori.
A partire dall'anno prossimo, annuncia Daniele Nardi, professore de La Sapienza, partirà il primo corso di laurea specialistica proprio in intelligenza artificiale e robotica. Le applicazioni di questo campo, sottolinea, sono infinite. "Quella dei robot umanoidi è un'ottima piattaforma per fare ricerca. Abbiamo realizzato un sistema di sorveglianza delle barche sul Canal Grande, a Venezia. E abbiamo portato all'Aquila il nostro robot volante a quattro motori, che ha permesso di fare una ricognizione dall'alto delle zone inaccessibili, inviando immagini anche dall'interno delle case pericolanti, per individuare i punti in cui potessero esserci delle persone sepolte". Le potenzialità, insomma, spiega, sono tante. Ma servono più nuove leve, e questi campionati "sono una buona occasione per attirarle".