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Se una sera d'estate...

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Se una sera d'estate...

Se una sera d'estate...
 
Ero un venditore ambulante, vendevo vestiti per donna, nel 2002 ho cominciato a vendere telefonini, poi mi sono diplomato, ma la mia vera passione è lo sport. Ho tre fratelli e tre sorelle: vivevamo tutti in campagna con mia madre nel Chad. Il 2 febbraio 2008 è una data che non dimentico: l’inizio dell’attacco dei ribelli della capitale, mi sono rifugiato in Camerun e durante la guerra (durata 21 giorni), la mia famiglia, come il resto della popolazione, ha perso tutto. Non mi rimaneva che andare via, due settimane di viaggio nel deserto…
È una delle tante testimonianze raccolte nel libro “Scarpe nel deserto” di Valeria Scafetta presentato ieri sera nel corso dell’evento “Se una sera d’estate dei viaggiatori… Parole che fanno vivere le sensazioni che spesso prova un rifugiato come la paura di non farcela.
“Ho avuto il privilegio di conoscere da vicino storie di uomini e donne coraggiose costrette a lasciare tutto, non perché volevano di più, ma perche non potevano fare altrimenti”, racconta la scrittrice.
 
A discutere di integrazione e di accoglienza sono stati esperti e operatori del settore, ieri sera presso la Chiesa della Natività di Roma (via Gallia 162). Una serata speciale che si è conclusa con il concerto di tamburi africani di Ismaila Mbaye e Goree. L’evento, promosso dall’Arciconfraternita SS. Sacramento e S.Trifone con il patrocinio della provincia di Roma, ha visto la partecipazione di molti ospiti del Centro Enea.
 
Tra i presenti afghani, somali, eritrei ed etiopi protagonisti del progetto Re-fugees, , una libera associazione di giovani rifugiati che produce in proprio piccoli oggetti di artigianato per far conoscere la loro cultura e le tradizioni agli italiani. Il progetto è promosso dalla Cooperativa Arte integrale.
 
Il viceprefetto Dario Caputo ha testimoniato l’esperienza positiva della Calabria e del comune di Riace, che ha accolto in modo esemplare gli immigrati.

A seguire Alfonso Molina, direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale, ha raccontato la sua personale esperienza di rifugiato e il lavoro della Fondazione presso il Centro Enea per accelerare il processo di integrazione grazie all’uso delle nuove tecnologie.
“Per un rifugiato”, racconta il professor Molina, “il viaggio della vita e le sfide cominciano nel momento in cui perde tutto.”
 
Rossana Calistri della provincia di Roma ha sottolineato come grazie alla realizzazione del Centro Enea è stato possibile superare la fase dell’accoglienza e creare un centro polifunzionale che cerca di rendere le persone rifugiate delle persone autonome e indipendenti.

 

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