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GJC, l'esperienza del Bangladesh

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GJC, l'esperienza del Bangladesh

GJC, l'esperienza del Bangladesh

 

"L'alleanza tra imprese profit, no profit e banche sociali ha reso possibile sostenere gli strati sociali più deboli del paese". Seconda giornata di lavori della Conferenza internazionale Social innovation for a better world in our time.
 

ROMA - “In Bangladesh abbiamo sperimentato un modello di creazione dei valori, ibrido e no profit. Questa realtà nasce da un alleanza tra imprese profit, no profit e banche sociali che hanno reso possibile sostenere gli strati sociali più deboli del paese. Dal 1995 ai giorno nostri cento milioni di persone nell’area rurale del paese, hanno creato più di trecentomila microimprenditori che vendono telefonia. La quota maggiore di queste imprese è gestita da donne, le signore della telefonia. Questo cambiamento scaturisce da una vera innovazione sociale inclusiva, in quanto ingloba soggetti che prima era completamente tagliata fuori dal processo di sviluppo economico e tecnologico”. Lo ha dichiarato Alfonso Molina, direttore scientifico Fondazione Mondo Digitale, nel corso della Conferenza internazionale Social Innovation for a Better World in Our Time, durante la seconda giornata del Global Junior Challenge dedicata alle esperienze pratiche per l’innovazione sociale.  

Innovazione presente anche nel progetto di azionariato critico illustrato da Andrea Baranes, della Fondazione culturale per la responsabilità etica - Banca popolare etica. Egli a riguardo afferma: “Abbiamo acquistato alcune azioni di aziende italiane che vengono accusate di violare i diritti umani, sociali e ambientali, per poter intervenire nell’assemblea dei soci e portare le nostre istanze rispetto al comportamento di queste aziende all’estero. Su suggerimento di alcune associazioni, abbiamo acquistato azioni di Enel ed Eni; l’obiettivo della Banca etica è dimostrare che quando si è proprietari di azioni non si hanno solo diritti sui dividendi da raccattare a fine anno, ma anche dei doveri. L’Eni è molto attiva in Nigeria, nel delta del Niger, nello sfruttamento delle risorse petrolifere e brucia a cielo aperto il gas estratto dai pozzi di petrolio. La pratica è illegale da oltre trent’anni anche in Nigeria, ma tutte le compagnie continuano a farlo. Abbiamo avviato un dialogo, ed è già un primo passo, con l’impresa che risponde alle nostre domande e ciò permette di portare in azienda le voci delle popolazioni dei paesi del Sud del mondo che spesso non arrivano alla dirigenza, agli azionisti o all’attenzione dei media”.  Sui comportamenti socialmente irresponsabili interviene, Giovanni Fiori, ricordano l’esempio della Nike “che per produrre scarpe a prezzi più bassi e massimizzare i guadagni, faceva cucire le calzature ai bambini del terzo”. Pur non riscontrando evidenze empiriche, Fiori evidenzia “la sempre crescente connessione, anche in Italia, tra investimenti corretti nella Csr e valore dell’impresa”. (afv)

 

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