Credo sia la prima volta che il riconoscimento formale di una professione (interprete LIS) coincida con la nascita del suo “gemello digitale”. È un segnale importante da non sottovalutare. Sembra quasi che l’accelerazione tecnologica che ci ha accompagnato negli ultimi decenni talvolta proceda a scatti, con impennate improvvise, che bruciano in pochi mesi processi che prima duravano anni. È anche vero che molte di queste applicazioni sono ancora in versione beta, da perfezionare. Questo significa, però, che abbiamo un’occasione unica per non lasciarci cogliere impreparati non solo dalle implicazioni etiche delle tecnologie “distruptive”, ma anche da quelle educative. Sono questioni che andrebbero affrontate coinvolgendo la comunità scolastica, perché diventino anche parte dei curricoli di apprendimento.
Il contributo del direttore scientifico Alfonso Molina pubblicato su HuffPost.
L'interprete LIS e il suo gemello digitale
Avere il supporto di un facilitatore, anche se “virtual human”, diventa fondamentale, soprattutto se può imparare a rispondere in modo esauriente e preciso, magari dotato di un’intelligenza artificiale sofisticata come promette di essere il futuro di tecnologie come ChatGPT.