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L’intelligenza artificiale a scuola

Marconi Mangano di Catania, hub di Ital.IA Lab

L’intelligenza artificiale a scuola

L’intelligenza artificiale a scuola

Ecco cosa succede all’IIS Marconi Mangano di Catania, hub di Ital.IA Lab

L’introduzione dell’intelligenza artificiale (IA) nell’ambito educativo ha suscitato un vivo interesse all’istituto superiore Marconi Mangano di Catania: docenti e studenti hanno intrapreso un percorso di formazione e scoperta con la partecipazione al progetto Ital.IA Lab, promosso con Microsoft Italia

Ecco le loro storie.

Tra etica e creatività con l’IA
“Abbiamo formato 16 classi. È stata una gestione difficile, ma ce l’abbiamo fatta!”, esclama Maria Teresa Sorrenti, formatrice Ital.IA Lab ed ex docente della scuola. "Il feedback dei ragazzi è stato immediato, soprattutto quando si è trattato di etica e consapevolezza nell’uso degli strumenti di IA. I ragazzi hanno apprezzato moltissimo anche l’uso del Personal Ecosystem Canvas (PEC),” aggiunge Sorrenti. Infatti, la formazione è stata anche un’occasione per introdurre nelle classi siciliane l’uso di uno strumento innovativo per lo sviluppo personale e collettivo, ideato da Alfonso Molina, direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale e personal chair in Technology Strategy all’Università di Edimburgo. Il PEC permette ai giovani di autovalutarsi, identificando punti di forza e debolezze, e di definire obiettivi di crescita personale e professionale. Sorrenti racconta anche che, grazie al progetto, gli studenti hanno conosciuto non solo ChatGPT, ma anche Copilot, apprezzandone l’affidabilità e il collegamento alle fonti. Durante il corso, gli studenti hanno avuto l’opportunità di sperimentare direttamente l’intelligenza artificiale generativa, impegnandosi in un esercizio di scrittura creativa particolarmente stimolante. Il punto di partenza era la creazione di una narrazione intorno a un robot che si ribella alla prima legge della robotica, che normalmente impone ai robot di non arrecare danno agli esseri umani o di permettere che, a causa della loro inazione, gli esseri umani subiscano qualche male. Questo scenario ha aperto la strada a una varietà di conclusioni narrative, con alcuni studenti che hanno optato per un finale utopistico, immaginando un futuro ideale e armonioso, mentre altri hanno esplorato percorsi più distopici, delineando un futuro in cui le macchine potrebbero sfuggire al controllo umano. “Questo percorso è servito a loro per comprendere che l’IA sì, spaventa, ma può contribuire tantissimo alle nostre vite”.

Superare la diffidenza attraverso la conoscenza
Raffaella Lisi, docente referente per il Percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento, sottolinea l’importanza dell’intelligenza artificiale come strumento imprescindibile nell’educazione moderna. “La nostra scuola ha scelto di aderire al progetto perché ormai è impossibile fare a meno dell’IA”, afferma Lisi. La diffidenza nei confronti dell’IA, per Lisi, deriva principalmente dalla mancanza di conoscenza e dalla difficoltà nel sfruttarne appieno le potenzialità. “Anche gli studenti, che magari pensano di saperne già tutto, in realtà hanno bisogno di essere guidati”, spiega Lisi, evidenziando la necessità di insegnare agli studenti come formulare correttamente i prompt e come guidare l’IA verso gli obiettivi desiderati, piuttosto che lasciarsi guidare.

L’IA come strumento, non come sostituto
“I temi affrontati durante la formazione sono stati accolti bene da studenti e docenti,” afferma Antonio Giuffrida, docente referente PCTO e tutor Ital.IA Lab. Sebbene i docenti non abbiano ancora integrato l’IA generativa nella didattica quotidiana, sono consapevoli della necessità di avvicinarsi a questa tecnologia per stare al passo con gli studenti. Giuffrida pone anche l’accento sull’uso consapevole dell’IA: “Quello che preme è far capire ai ragazzi che l’IA è uno strumento, sì, ma non può sostituirsi all’uomo. Non vale usarla per ‘barare’, va piuttosto usata con consapevolezza.” Giuffrida propone anche di ripensare la didattica per valutare le competenze trasversali degli studenti, come il problem solving e la verifica delle fonti, piuttosto che limitarsi alla valutazione dei compiti tradizionali.

L’IA e le aspirazioni future, accademiche e professionali
“Per noi è uno strumento di uso comune ormai, come Google e altri motori di ricerca”, afferma Pietro Caruso, studente di informatica. Tuttavia, ammette che l’idea che l’IA possa svilupparsi troppo velocemente e sfuggire al controllo umano è fonte di preoccupazione. “Io la uso per realizzare alcuni programmi,” condivide Pietro, evidenziando come l’IA lo aiuti a comprendere e migliorare le sue competenze. “Quando ho dei dubbi o riscontro un problema, chiedo all’IA se mi può fare un esempio o un esercizio pratico per farmi capire come migliorare e implementare un programma,” racconta. “Questo approccio mi permette non solo di risolvere i problemi ma anche di migliorare la mia padronanza dei linguaggi di programmazione attraverso esercizi mirati”.

Una preoccupazione chiave per Pietro è la tutela della privacy e la protezione dei dati: “Sicuramente una cosa che va migliorata è la tutela della privacy, la protezione dei dati di chi la usa.” Pietro è inoltre convinto che l’IA non debba invadere la vita privata ma servire esclusivamente come strumento per il lavoro e la formazione.

Con lo sguardo rivolto al futuro, Pietro ha già delineato il suo percorso: “Dopo la scuola vorrei andare all’università in una facoltà di informatica o ingegneria informatica.” È certo che l’IA sarà una compagna costante nel suo viaggio accademico e professionale.

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